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LA DOTT. SEVERINA racconto (631) di Dino Secondo Barili

Post n°24516 pubblicato il 05 Luglio 2016 da dinobarili
 

Intrigo …

…a Pavia

(Questestorie, anche se raccontate come vere, sono

 frutto di fantasia. Pertanto non hanno nulla ache

vedere conpersone o fatti realmente avvenuti)

racconto del giorno

631

La Dott. Severina in Piazza Duomo a Milano

Oggi, le Professioni si sono moltiplicate. Una persona non riesce più adavere il conto dei cambiamenti intervenuti nella nostra società e la quantitàdi attività che si possono svolgere. Per esempio. Basta guardare i giornali,settimanali, mensili… ed ora anche quelli online. Dietro ad ogni risultato c’èuna persona, spesso una specializzazione che ha richiesto anni di studio,impegno e lavoro. Naturalmente … non sono tutte rose e fiori. Ci sono gli altie bassi come in tutte le cose della vita. Un anno fa, ne sapeva qualcosa la Dott. Severina, cinquant’anni, giornalistadi un settimanale femminile. Una di quelle riviste a carattere popolare chepubblica racconti di vita vissuta (o quasi). La Dott. Severina, un anno fa, erain crisi. In crisi perché il “moroso” l’aveva lasciata… e per il fatto dicontinuare a scrivere storie d’amore con qualche risvolto più o meno tragico.Scrivere le aveva fatto perdere il filo del discorso, il rapporto con la realtà.Non sempre le Giornaliste sono contente del loro lavoro. Un po’ perché a lungoandare diventa ripetitivo. Secondo, perché una persona, quando è costrettadalle circostanze a “compiacere” una certa “tendenza”, si trova in un vicolocieco: l’abitudine. Se da una parte l’abitudine è un modo comodo per farpassare i giorni… finisce per inibire, togliere gli stimoli, le motivazioni… lavoglia di cercare la verità. La Dott. Severina, un anno fa, era finita proprio su quel “binariomorto”. Quando la testa va in tilt… è il peggior momento per una scrittrice.Deve fare uno sforzo incredibile per riprendersi e capire il senso del propriolavoro. La Dott. Severinada persona intelligente quale era si era resa conto che senza l’aiuto di unoPsicologo non sarebbe riuscita a uscire dal “tunnel”. Quando il lavoro, fontedi vita, preme… non c’è alternativa. Bisogna agire. Severina, telefonò per unappuntamento al Dott. Felice, uno specialista in materia, con Studio in Milano.Lo Psicologo si fece raccontare per filo e per segno la situazione psicologicain cui si trovava. Alla fine emise il suo “consiglio”. “Vede, Dott. Severina.Lei da anni continua a raccontare storie di persone che non ha mai visto infaccia. E’ il suo mestiere. Nella Redazione del Suo settimanale è come inqualsiasi altro Ufficio: “deve fare la produzione”. Le viene dato una traccia,un tema, un soggetto… Alla fine Lei ci ricava una storia. La sua lungaesperienza fa il resto… Ma lei non è soddisfatta di ciò che fa. Inevitabile chela sua mente si rifiuti di raccontare storie nelle quali lei stessa non crede.La sua mente ha bisogno di “credere” in ciò che scrive, in ciò che racconta.Cosa fare? Se lei, Dott. Severina continua su quella strada finisce sul lettinodi uno Psicanalista. Per evitare un simile epilogo le posso dare un consigliopratico. Uscire dalla Redazione. Camminare tra la gente. Ascoltare i lorodiscorsi. Afferrare il senso del loro linguaggio. Vede, Dott. Severina, lepersone non usano il linguaggio lineare e pulito che usa lei. Le persone non siesprimono con parole ricercate, eleganti, fatte per accontentare il suo CapoRedattore, ed evitare di inimicarsi il suo pubblico. Se lei camminerà tra lepersone, in Piazza del Duomo a Milano, per esempio, si renderà conto che lepersone vivono una realtà nuda, cruda, spesso volgare, con espressionitruculente, parolacce in quantità… difficili da pronunciare e da accettare…Ecco, la strada. E’ proprio quella strada che le permetterà di ritrovare ilsenso dei suoi racconti…e delle sue storie. Buona parte delle personevorrebbero una società piacevole, dolce, educata… Invece, no. Abbiamo unasocietà violenta, indigesta, cattiva. Vedrà, Dott. Severina, che dopo qualchetempo ritroverà sé stessa…e il contatto con realtà” La Dott. Severina hafatto tesoro del consiglio del Dott. Felice. Ha passato diverse ore in piazzadel Duomo a Milano a guardare in faccia le persone. Ad ascoltare i lorodiscorsi, ad afferrare il modo di esprimersi… In Piazza del Duomo a Milano,poi, la Dott. Severinaha incontrato un suo compagno di Università, il Dott. Annibale, il quale silamentava perché non aveva potuto fare il Giornalista come invece ha potutofare la Dott. Severina. La cinquantenne ha capito che Annibale era l’uomodi cui aveva bisogno. L’altra faccia della realtà, il mondo che non conosceva edi cui aveva bisogno per scrivere i “suoi racconto d’amore”. Di quale amore? Unamore nuovo, vero, con nuove speranze e nuovi desideri… Perché non bastavivere. Bisogna vivere e amare per capire in quale mondo viviamo. -

 
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