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Cuore in volo

Post n°831 pubblicato il 17 Marzo 2017 da mullerina
 

Normalmente si hanno quattro nonni,  io di nonni ne ho sempre avuti 4 più 2.
Tutti loro sono stati importanti esempi di grande umanità e amore.

Mio nonno materno è stato emblema di dolcezza e grande pazienza, daltronde con una moglie generale come mia nonna e quattro figlie femmine in casa l'unica cosa che poteva salvarlo era un enorme autocontrollo, a volte penso come sia stato vivere in una casa in cui c'è sempre qualcuno con il ciclo! Un incubo.
Mia nonna paterna invece ha trovato in mio nonno un amore più grande di qualsiasi pregiudizio, lei ragazza madre dopo la guerra, ha incontrato chi guardasse oltre a quello che per tutti era un grande peccato.
Infine ci sono i miei nonni acquisiti, una coppia che nei miei occhi di bambina si è da subito identificata come l'esempio più elevato di completezza l'uno nell'altra.

L. ed E. li ho conosciuti all'aeroporto, quando con i miei genitori eravamo in attesa di un volo per la Spagna.
Due sorrisi buoni, quattro gambe da viaggiatori di vecchia data e la stessa maglia addosso ad entrambi.
Quest'ultimo particolare mi colpì e fu il pretesto per me, nei miei fieri 4 anni, di attaccare bottone con loro, che di anni ne avevano poco più di una sessantina all'epoca. 
Ci siamo ritrovati sullo stesso volo, nella stessa città e dopo quello in altri viaggi ancora.
Ho visitato la loro casa che per me era come quella di Heidi, ma più tecnologica, senza nebbia e caprette. E ricordo quella mia domanda innocente sulla terrazza davanti alle montagne verdi: "ma voi bambini non ne avete?" 
E. ha spalancato la bocca e prima ancora il cuore, si è avvicinata e mi ha sussurato all'orecchio: "di nostri non ne abbiamo, ma nel mondo ne abbiamo accolti tanti e se vuoi c'è posto anche per te". All'idea di due nonni in più ho detto subito di sì ed ecco che un legame non di sangue, ma di amore si è stretto tra noi, più vero di tanti altri.
Sono cresciuta con le telefonate sempre puntuali per il compleanno e l'onomastico. 
Gli anni però si accumulano svelti, prima i saluti arrivavano squillanti all'indomani di un qualche loro viaggio in giro per il mondo, poi le voci si sono abbassate sempre più ferme tra le mura di quella casa con vista sulle montagne.
L'ultima telefonata è stata la più temuta e in un certo senso attesa, la voce di E. limpida nonostante il pianto è stata diretta: "L. se n'é andato, aspetto che tocchi a me".
Senza parole li ho riportati alla mente, ho rivisto le valigie accantonate, un abbraccio sincero, gli occhi di chi ha saputo raccogliere tante meraviglie nel mondo e creare legami in ogni porto o aeroporto che fosse... 

 
 
 
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