Ma se non è morbosa vanità, esclusiva voglia di mostrare se stessi incuranti dello sfondo, come potrebbe definirsi la voglia di fare turismo meschino nelle zone terremotate per poi scattare selfie sulle macerie? Mostrare con un selfie che si sia stati sul luogo della affondamento della Concordia, sui luoghi dove le tragedie abbiano mietuto vittime, che piacere infonde? Che soddisfazione può dare? Non cambieremo mai e a parte una riservata curiosità, cosa altro può spingerci a recarci sui posti dove si sia consumato un dramma, una sciagura immane? Torniamo al famoso "buco della serratura" quel dannato desiderio di vedere, cogliere, spiare, immortalare momenti particolari e inutili, quei dettagli che a loro non serve immortalare in una foto. Squallida e intemperante abitudine che non riusciamo a spazzare via dalla nostra vita, dalla nostra personalità, dalla nostra cultura. Bene ha fatto il sindaco di Ariccia a cacciare in malo modo due persone che si facevano selfie con le macerie ben visibili: sono i trofei degli sciocchi, di coloro che incapaci di assorbire dolore e tragedia, se ne fottono e pensano solo a se stessi. Pirozzi ha avvertito i maldestri turisti che tenteranno di fare selfie: saranno cacciati a pedate. Molto meglio e meritano un plauso, quei visitatori che puntano sulle zone terremotate ma solo per frequentare ristoranti, strutture, locali commerciali che stanno tentando di riprendere lentamente ma costantemente, le loro attività: così si aiutano le popolazioni e le loro imprese, non strumentalizzando le case diroccate che ricordino il dramma della tragedia. Sul dolore non si commettono sciocchezze.