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DA CHE PARTE PER...L'EXIT?

Post n°2263 pubblicato il 29 Maggio 2017 da monellaccio19
 
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Papa Francesco, con il suo fare da militante guerrigliero alla "Che", non perde occasione, forse trascendendo dal suo ruolo istituzionale, di bacchettare sonoramente coloro che vengono meno al sociale e al lavoro. Lui, il buon Francesco, non si interessa di politica, però è costretto dai fatti a fare politica, dai problemi e dalle grandi decisioni prese nell'ambito di alcune grandi aziende. A Genova, intervenendo all'Ilva e trascorrendo la mattinata tra i lavoratori del nostro colosso (sic) moribondo, è stato chiaro e diretto, senza perifrasi ha detto: "...non è il reddito di cittadinanza che occorre a questo nostro paese, bensì serve lavoro, lavoro per tutti!". Mi sembra chiaro chi fosse il destinatario di questa dichiarazione che tende più all'anatema che no al suggerimento. Ancora ieri, domenica mattina, tradizionale apparizione alla finestra che dà sulla affollata piazza di S.Pietro e nel suo messaggio, oltre a toccare altri temi: "Sono dalla parte dei lavoratori Mediaset di Roma, non si possono scombinare le famiglie dalla mattina alla sera, vi sono situazioni preesistenti che mettono in difficoltà i lavoratori non in grado di trasferirsi facilmente". Più o meno questo è il messaggio mandato a Berlusconi per la decisione avventata di spostare tutto il TG5 a Milano e mollare Roma. Pertanto è inutile sottolineare come Papa Francesco non si ponga alcun problema: se ha da tirare l'orecchio a qualcuno, in questo caso a Grillo e a Silvio, lo fa e raccoglie la condivisione dei lavoratori tutti. E poi, avete notato che sia in corso una grande fuga dalla città eterna? Sky ha chiuso il suo centro a Roma dove erano impiegate circa 600 persone, la Esso chiuderà il suo centro (un palazzone da paura) a Roma e si trasferirà, Mediaset vuol chiudere la sede del TG5; vi sono altre grandi e importanti aziende già con i bagagli pronti. Siamo alla "Romexit" e pare che la scelta di trasferirsi a Milano sia la più preferita. Inoltre a Milano stanno passando anche coloro che lasciano Londra e il Regno Unito: se non si piazzano nella capitate economica e finanziaria italiana, sarà un paese europeo ad ospitarli. Siamo al "redde rationem" per Roma? Una situazione generale che non ispiri più fiducia, una capitale di nome che non offre le necessarie garanzie per essere capitale commerciale, economica e finanziaria? Sono segnali questi che se non interpretati opportunamente, potranno generare sorprese e sbilanciamenti molto gravi per la città. Spero che se ne avvedano gli amministratori della città eterna, eterna sì, ma con tanti problemi irrisolti da tempo ormai. 

 
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