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Parafrasando Dante e Kundera...
..."Conservate ogni speranza, o voi ch'entrate..." perche' qui forse troverete "La sostenibile pesantezza dell'avere"...
Hemingway non sbagliava quando sosteneva : "Gli italiani: una metà scrive e l'altra metà non legge" . Io, purtroppo, sono nella prima metà (ahimè) e cerco di mettermi in pari!
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COINCIDENZE ALLARMANTI
E' una strana combinazione, un segno del destino o un segnale che andrebbe approfondito seriamente? In questi giorni dedicati alla memoria imperitura dei due mitici eroi Falcone e Borsellino, siamo a registrare un omicidio di stampo mafioso a Palermo dove il boss Dainotti è stato falciato a colpi d'armi da fuoco mentre era in bici: uscito dal carcere, la sua morte era annunciata da tempo. Ancora sempre per "caso", a Castello di Cisterna (NA) hanno arrestato un ragazzo sedicenne accusato della morte di altri due ragazzi a Melito nel mese di giugno 2016. Due gravi episodi di stampo mafioso/camorristico. Cambiano i nomi, le etichettature, ma in buona sostanza, siamo a parlare di gente che vive e anima quel "sottobosco" criminale e fuorilegge dove il dio danaro la fa da padrone. L'adulto Dainotti è morto per una vendetta prevista e messa nel conto, mentre l'arresto del "baby boss" è avvenuto per una ragione molto semplice: ha ammazzato per dare una severa lezione a chi in seno ad una gruppo importante di famiglie mafiose, abbia trasgredito agli ordini prendendo iniziative non autorizzate. Beh, c'è da rabbrividire, c'è da rimanere basiti: un quindicenne che pilotato e manipolato da maggiorenni, procede per dare una lezione molto esemplare ammazzando a sangue freddo due "colleghi". I due, della lezione ricevuta non se ne serviranno, mentre chi opera e vive ancora, sappia chiaramente cosa abbia voluto dire il giovane assassino: "Non c'è trippa per gatti, non c'è scampo per chi osasse rifiutare ordini e regole, norme e cupola mafiosa". Ecco, il ragazzo dopo circa un anno dal delitto, è stato arrestato e portato al centro di accoglienza poiché sotto i 18 anni. Resta un "personaggio e un mito", un esempio per i giovani delinquenti, sono i più pericolosi perché hanno solo un valore da rispettare: il clan di appartenenza. E poi, non sono i vecchi mafiosi e gli anziani camorristi a preoccupare, sono i giovanissimi, i ragazzi che dappertutto si cerca di recuperare nei quartieri degradati, dove esiste solo la legge dei mafiosi. Lavorare su di loro è il segnale che deve venire dalle celebrazioni e dalle commemorazioni degli umili servitori della legge: Falcone e Borsellino. Se potessero parlare e indicare le vie da percorrere oggi, rifiuterebbero le celebrazioni protocollari per sostenere il lavoro da fare (ed è tanto) nelle zone che sappiamo tutti: i quartieri delle città dove si nasce e si cresce in quel brodo di cultura che sono mafia, camorra e 'ndrangheta.
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