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Presto /
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la nostra, ché si mescola in essa /
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Avremo un silenzio stento e povero, /
un sonno doloroso, che non reca /
dolcezza e pace,
ma nostalgia
e rimprovero
PIER PAOLO PASOLINI
 

 

 

 

 

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11.9, dieci anni fa

Post n°1806 pubblicato il 09 Settembre 2011 da massimocoppa
 

Vi racconto il mio ricordo. E il vostro, qual è?
11.9, DIECI ANNI FA

Sono passati dieci anni da quel giorno che si è impresso a
fuoco nella storia contemporanea. L’attentato alle Torri Gemelle di New York: gli aerei che, dirottati da terroristi islamici mandati da Osama bin Laden, colpirono e provocarono l’incendio ed il crollo dei due grattacieli uguali del World Trade Center di New York, peraltro già messo a dura prova da un attentato dinamitardo nel 1993.

Si voleva colpire un simbolo di quella che veniva percepita come l’arroganza degli Stati Uniti, detestati per la loro politica internazionale da molta parte del mondo islamico e del mondo in generale, e purtroppo non senza ragione. Quel mostruoso attentato suicida portò alla morte di migliaia di persone, distrusse la residua innocenza del mondo e inaugurò un periodo lunghissimo di guerre e tensioni.
Lo stesso volto di New York ne uscì mutato per sempre: quella skyline, ormai entrata nell’imaginario collettivo del pianeta, era cambiata.
Quell’11 settembre io e mia moglie eravamo partiti per il viaggio di nozze: una crociera nel Mediterraneo, con Costa, che ci avrebbe portato ad Olimpia, Mykonos, Santorini, Rodi, Dubrovnik e Venezia. La partenza era da Bari, dove arrivammo con un transfert da Napoli.
Il porto pugliese ci sembrò stranamente affollato di forze dell’ordine e controlli. Entrati nella nostra cabina, accesi la televisione: ma più che altro seguendo una specie di riflesso domestico. Il precedente ospite, evidentemente straniero, l’aveva lasciata sintonizzata sulla CNN americana: si vedeva una delle Torri Gemelle di New York a fuoco, e si parlava di un aereo che l’aveva colpita. Al che, stupito, dissi a mia moglie: “Incredibile! Ma quel pilota era ubriaco?! Come ha fatto a non vedere un grattacielo del genere? E poi perché volava così basso?”.
Subito dopo però andammo ad una specie di briefing organizzato dal Commissario di bordo, dove ci vennero spiegati i ritmi e gli orari della nave, le attività, le escursioni e tutto quello che dovevamo sapere. Dell’attentato, neanche una parola.
Tornati in cabina, la CNN mostrava il secondo grattacielo in fiamme. E io, veramente sbalordito, esclamai: “Gesù, ma com’è possibile? Un altro aereo ha colpito l’altra torre?!”, ma mentre lo dicevo già intuivo la reale dinamica dell’accaduto, anche se il mio cervello si rifiutava di credere che qualcuno avesse potuto architettare quello che sarebbe diventato il più clamoroso attentato terroristico della storia. Eppure dovevo arrendermi subito all’evidenza. Un sottotitolo infatti recitava: “U.S. under attack”, “Stati Uniti sotto attacco”.
Ecco la verità: era un attentato terroristico.
La situazione, come si sa, non fece che peggiorare: morì una massa enorme di persone e, contrariamente alle aspettative, gli stessi grattacieli non ressero impatto ed incendio, e collassarono.
Nei giorni seguenti ci tenemmo informati come potevamo: con alcuni dispacci stringati che ci stampavano a bordo, con le telefonate a casa, con qualche sbirciata su Internet a pagamento, con qualche servizio televisivo (ma le reti italiane non si captavano).
L’ombra triste dell’accaduto si estese su tutto il viaggio di nozze. C’era come un’atmosfera di mestizia che tutti, a bordo, cercavamo di esorcizzare: ma che rimaneva sempre sullo sfondo.
Si dice che quando fu ucciso il presidente Kennedy lo choc mondiale fu tale che ognuno ricordò per sempre dove si trovasse e che stesse facendo quando aveva appreso la notizia.
Oggi quell’evento drammatico e pregnante, nell’immaginario collettivo, è stato sostituito dall’”11 settembre”, una data che ormai viene citata così, senza anno, emblematicamente: perché tutti sanno di che si parla.
E voi, dove eravate e cosa facevate quando, quel giorno, avete saputo?

 
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