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ombre su Arcuri

Post n°1196 pubblicato il 25 Gennaio 2021 da garden8

Domenico Arcuri arrivato con

Conte è legato al settore pubblico.

Meglio faccio un passo indietro e vi racconto di 

Arcuri passato.

Secondo il Corriere della Sera, che cita 

Arcuri stesso, fu Romano Prodi, che allora

 era a capo dell’IRI, a volerlo, assieme ad 

altri laureati promettenti della Luiss, per

 occuparsi di nuove tecnologie in varie

 società del gruppo. Nel 1986 lasciò l’IRI 

e cominciò un lungo periodo nel settore 

della consulenza privata.

Il commissario straordinario per l'emergenza coronavirus è un manager di stato con una carriera molto lunga, che ha incrociato ben otto governi differenti.

Chi oggi si stupisce della grande

 quantità di responsabilità e 

situazioni critiche di cui

 Domenico Arcuri si fa carico

 non sa che ormai da anni, 

anche senza una nomina ufficiale,

 Arcuri è il commissario 

straordinario di praticamente

 tutte le crisi più gravi dell’

economia italiana. Chi gli

 rimprovera di assumersi troppi 

incarichi troppo onerosi non 

sa che queste critiche sono note 

da tempo agli addetti ai lavori 

nel settore industriale. A partire

 dalla metà degli anni Dieci, infatti,

 Invitalia è diventata o meglio,

 è tornata a essere l’ente a cui

 il governo centrale ha tentato 

di delegare la gestione di problemi

 non affrontabili con metodi

 ordinari: per molti versi, l’Invitalia 

di oggi è una struttura 

commissariale permanente.

Le crisi industriali più importanti 

di cui Arcuri si è occupato sono state, 

tra le altre, l’impianto di produzione

 dell’alluminio di Alcoa a Portovesme,

 la fabbrica Fiat di Termini Imerese,

 quella di BredaMenarinibus a

 Bologna, di Irisbus a Valle Ufita,

 di Bekaert a Figline Valdarno, 

di Embraco a Riva di Chieri e

 così via. Da novembre 

di quest’anno, inoltre, Invitalia

 ha anche la responsabilità di 

trovare una soluzione al

 complessissimo caso dell’ex

 ILVA di Taranto, assieme agli

 investitori privati. Le modalità

 dell’intervento di Invitalia sono

 più o meno le stesse: una grande

 azienda di valore strategico è in

 grave crisi, rischia la chiusura e 

minaccia migliaia di licenziamenti

 e l’impoverimento di un territorio. 

Il governo chiama Invitalia, la quale

 prepara un piano di recupero

/rilancio/valorizzazione che prevede

 il reperimento di un nuovo

 investitore che salvi l’azienda, 

oltre alla partnership della stessa 

Invitalia, che per rendere il 

salvataggio allettante e possibile 

promette di investire centinaia 

di milioni di euro di denaro pubblico. 


Negli ultimi cinque anni o poco più, dunque

, Invitalia di Arcuri ha accumulato una 

serie di impegni e responsabilità che vanno

 dall’intricatissimo all’impossibile, promettendo

 di trovare una soluzione a tutto e senza 

nemmeno considerare la pandemia da coronavirus. 

Questo è stato possibile a causa di due

 movimenti coincidenti: da un lato la politica

 che, seppure con governi di indirizzi politici 

diversissimi, ha scaricato su Invitalia la gestione

 di responsabilità terribili. Dall’altro Arcuri, che non

 ha mai detto a nessuno «questo non si può fare», anzi.

La politica, dal 2007 a oggi (si sono succeduti ben

 sette presidenti del Consiglio), non ha mai 

smesso di fidarsi di Arcuri perché Arcuri

 offre sempre una soluzione. In questo senso,

 l’operato di Invitalia ricorda quello delle società

 di consulenza per cui Arcuri ha lavorato decenni fa.

 Normalmente, le aziende si avvalgono delle

 società di consulenza per far gestire dall’esterno

 una crisi o una situazione particolarmente 

intricata, magari con un obiettivo già precostituito.

 Per i vari governi che si sono succeduti, Arcuri 

si è assunto responsabilità che la politica non 

voleva o non poteva prendersi e ha cercato di 

rispettare gli obiettivi che gli erano stati imposti.

 Dopotutto è la ragion d’essere di un’azienda 

nata per servire la pubblica amministrazione:

 se la politica dice che una certa fabbrica non

 può chiudere, si fa di tutto per tenerla aperta e

 per proporre una soluzione che generi consenso,

 eviti le manifestazioni dei sindacati, non 

deprima il territorio.

Invitalia nel 2013 apre la strada a investimenti grossi 

di multinazionali come Rolls Royce ,Vodafone e altre straniere.

Arcuri nel governo Conte ha portato 50 persone fedeli di Invitalia

posso nominare per esempio Fabbrocini amico di Benotti .

Pensate che Fabbrocini conosce il nipote di Mattarella che nomina 

in merito all' affare mascherine a Benotti e Tommasi .

 
 
 
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Un blog di: garden8
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SEX CRIMES

la visione della trasmissione di stasera di Anno Zero, la fatidica puntata con la trasmissione dell'inchiesta choc della BBC.

Personalmente sono molto soddisfatto, il programma è stato equilibrato, non ha avuto paura di mostrare i casi scabrosi di pedofilia che riguardano il clero, non ha evitato di mostrare integralmente Sex Crimes and Vatican, ha usato la giusta sensibilità e prudenza nel mandare in onda il filmato solo dopo la prima interruzione pubblicitaria avvertendo più volte che si trattava di argomenti che potevano urtare la sensibilità dei minori lasciando ai genitori la scelta di far vedere o meno ai loro figli questo documento.

Sono reduce dalla visione della trasmissione di stasera di Anno Zero, la fatidica puntata con la trasmissione dell'inchiesta choc della BBC.

Gli interventi di Don Di Noto e Monsignor Fisichella sono stati garantiti nel pieno rispetto di un equo contradditorio. La presenza in studio di Colm O'Gorman, autore dell'inchiesta è stata preziosa, soprattutto per chiarire il punto più controverso e meno sostanziale della vicenda, quello riguardante il famoso documento segreto, il Crimen Sollicitationis. Non sta certo a me dire chi è risultato più credibile fra i contendenti, ma certamente il fatto che il confronto non si sia svolto essenzialmente su un'interpretazione giuridica, formale degli articoli del documento redatti in latino, bensì sul problema delle vittime, delle mancanze della Chiesa nella collaborazione con la giustizia ordinaria, sulla prassi di trasferire in altre parrocchie preti già accusati dalla polizia di abusi su minori, è innegabilmente positivo.

Credo, e resto convinto, che la bagarre politica generata prima della trasmissione di questa puntata, il fatto che politici si siano addirittura sbilanciati sostenendo in diretta tv che "il documentario non andrà in onda", che il consiglio d'amministrazione abbia tentato in ogni modo di limitare la libertà d'espressione e di censurare preventivamente Santoro e la sua redazione, resti un fatto grave. Un precedente pericoloso ed inquietante che lascia un interrogativo piuttosto deprimente: quanti giornalisti, in Rai come in Mediaset, che non hanno la "forza" e il seguito di Santoro, si sentiranno liberi di trattare argomenti tanto delicati in futuro?

Questa è la mia opinione, la parola va ora ai lettori, ovviamente sperando che coloro che votano siano anche stati spettatori della trasmissione e che il risultato - seppur dal valore relativo- non venga inquinato da quanti possono votare guidati da un semplice pregiudizio ideologico.
Cosa ne pensate?

 

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