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Il Sole di Stagno - Romanzo

 

Il Sole di Stagno - Vincenzo Aiello - con-fine ed. - Bologna, 2006

C'è qualcosa che accomuna questo racconto di Aiello al grandioso romanzo di Walter Siti, Troppi paradisi. Così lontani e tra di loro diversi, entrambi si sono proposti di tematizzare il tempo, fissandolo alla svolta del secolo e del millennio. Per narrare come storia la contemporaneità e la propria stessa esperienza, senza consegnarsi all'autobiografia, bisogna scegliere una lingua e giova inoltre (secondo me) una cornice esplicita di referenti cronologici. Che annunci subito il carattere del testo, di selettiva ricostruzione. Distante dal testo soggettivo della semplice memoria. È il problema che Aiello, nella sua prova d'esordio, ha in parte eluso, affidandosi ai soli dati interni. Quanto alla lingua invece, o meglio alla voce di scrittore, ha usato felicemente, la sua, che nella nuova generazione è una delle più personali.

Lidia De Federicis (L'Indice dei Libri) 

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"Maestri d'ascia d'antan"

Post n°1019 pubblicato il 06 Giugno 2012 da VincenzoAiello68
 
Foto di VincenzoAiello68

Per il IV°  ciclo di conferenze “Una terra tra cielo e mare” sarà presentato sabato 8 giugno alle ore 19 presso il Centro comunale culturale di Via delle rose a Piano di Sorrento il testo “La marineria della penisola sorrentina, e la cantieristica in legno dalla Marina D’Aequa alla Marina Grande (pagg. 136, illustrate a colori; Con-fine)”. Interverranno gli autori massimo Maresca e Biagio Passaro dell’associazione studi, ricerche e documentazione sulla marineria sorrentina. Nella Descrizione geografica e politica delle Sicilie (1786) si scriveva che la marineria mercantile del Regno era concentrata in gran parte a Napoli, Procida, Ischia, Torre del Greco, Castellammare, Sorrento, Vico Equense, Positano, Conca e Vietri. Nel Settecento, infatti, sull’onda della generale ripresa degli scambi nel Mediterraneo, gli abitanti delle zone costiere del napoletano ebbero un ruolo sempre maggiore nell’approvvigionamento della capitale e s’inserirono saldamente sulle rotte che collegavano l’Adriatico e lo Ionio al Tirreno. L’aumento della domanda aveva permesso loro di specializzarsi nel trasporto dei prodotti agricoli dal Sud Italia e dal Levante verso i porti di collegamento dell’Europa occidentale, soprattutto quello di Marsiglia. In tal modo erano riusciti a fare concorrenza alle più affermate marinerie europee e a spaziare in tutti i porti del Mediterraneo, non disdegnando - quando le tradizionali potenze marittime erano impegnate in guerra - di uscire da Gibilterra per cercare di inserirsi nei lucrosi traffici con il Nord Europa e le Antille. Lungo il corso del XVIII secolo, gli esponenti più in vista della borghesia dei centri marittimi situati nella costiera sorrentina - Vico Equense, Meta, Piano di Sorrento e Sant’Agnello - avevano conseguito innegabili successi nella navigazione commerciale, grazie alle solide e capaci imbarcazioni costruite nei cantieri di Marina d’Equa, Marina di Alimuri e Marina di Cassano. Il futuro e la qualità di questa marineria furono assicurati da due iniziative del governo borbonico. L’istituzione di una scuola nautica nell’area sorrentina, promossa nel 1770 e riorganizzata nel 1884, che contribuì alla formazione di ufficiali tecnicamente preparati alla navigazione oceanica, e fece da modello a quelle di tutto il regno. E la creazione del cantiere navale militare nella vicina Castellammare di Stabia, fondato da John Acton nel 1784, che a sua volta costituì un fattore di stimolo e di progresso per le maestranze locali.

Vincenzo Aiello

 
 
 
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