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Rime del Berni 62-65

Post n°1271 pubblicato il 24 Febbraio 2015 da valerio.sampieri
 

62

Sonetto delle brache

"Chi avesse o sapesse chi tenesse
un paio di calze di messer Andrea,
arcivescovo nostro, ch'egli avea
mandate a risprangar, perch'eron fesse,

che quando e' s'ebbe Pisa se le messe
et ab antico eran una giornea:
chi l'avesse trovate non le bea,
ch'al sagrestan vorremmo le rendesse,

e gli sarà usata discrezione,
di quella la qual usa con ogni uomo,
perch'egli è liberal gentil signore".

Così gridò il predicator del duomo;
e 'ntanto il paggio si trova in pregione,
c'ha perduto le brache a monsignore.



63

[ALLA CORTE DEL DUCA A PISA]

Non mandate sonetti, ma prugnoli,
cacasangue vi venga a tutti quanti;
qualche buon pesce per questi dì santi
e poi capi di latte negli orciuoli.

Se non altro, de' talli di vivuoli
sappiam che siate spasimati amanti
e per amor vivete in doglia e 'n pianti
e fate versi come lusignuoli.

Ma noi del sospirare e del lamento
non ci pasciam né ne pigliam diletto,
però che l'uno è acqua e l'altro è vento.

Poi, quando vogliam leggere un sonetto,
il Petrarca e 'l Burchiel n'han più di cento,
che ragionan d'amore e di dispetto.

Concludendo, in effetto
che noi farem la vita alla divisa,
se noi stiamo a Firenze e voi a Pisa.



64

SONETTO DELLA CASA DEL BERNIA

La casa che Melampo in profezia
disse ad Ificlo già che cascarebbe,
onde quei buoi da lui per merito ebbe
d'essere stato a quattro tarli spia,

con questa casa, che non è ancor mia
né forse anco a mio tempo esser potrebbe,
in esser marcia gli occhi perderebbe:
messer Bartolomeo, venite via.

La prima cosa in capo arete i palchi,
non fabricati già da legnaiuoli,
ma più presto da sarti o marescalchi;

le scale saran peggio ch'a piuoli;
non arem troppi stagni o oricalchi,
ma quantità di piattelli et orciuoli,

con gufi et assiuoli
dipinti dentro e la Nencia e 'l Vallera;
e poi la masserizia del Codera,

come dir la stadera,
un trespolo scoppiato et un paniere,
un arcolaio, un fiasco, un lucerniere.

Mi par così vedere
farvi, come giungete, un ceffo strano
e darla a dietro come fé Iordano,

borbottando pian piano
ch'io mi mettessi con voi la giornea,
come già fece Evandro con Enea;

e trar via l'Odissea
e le grece e l'ebraice scritture,
considerando queste cose scure.

Messer, venite pure:
se non si studierà in greco o ebreo,
si studierà, vi prometto, in caldeo;

et avremo un corteo
di mosche intorno e senz'altra campana
la notte e 'l dì sonaremo a mattana.

Ma sarebbe marchiana,
ciò è vo' dir sarebbe forte bello,
se conduceste con voi l'Ardinghello.

Faremo ad un piattello,
voi e mia madre et io, le fante e' fanti;
poi staremo in un letto tutti quanti,

e levarénci santi,
non che pudichi, e non ci sarà furia,
sendo tutti ricette da lussuria.



65

CAPITOLO A FRA BASTIAN DAL PIOMBO

Padre, a me più che gli altri reverendo
che son reverendissimi chiamati,
e la lor reverenzia io non l'intendo;
padre, reputazion di quanti frati
ha oggi il mondo e quanti n'ebbe mai,
fin a que' goffi de gli Inghiesuati;
che fate voi da poi che vi lasciai
con quel di chi noi siam tanto divoti,
che non è donna e me ne inamorai?
Io dico Michel Agnol Buonarroti,
che quand'i' 'l veggio mi vien fantasia
d'ardergli incenso ed attaccargli voti;
e credo che sarebbe opra più pia
che farsi bigia o bianca una giornea,
quand'un guarisse d'una malattia.
Costui cred'io che sia la propria idea
della scultura e dell'architettura,
come della giustizia mona Astrea,
e chi volesse fare una figura
che le rapresentasse ambe due bene,
credo che faria lui per forza pura.
Poi voi sapete quanto egli è da bene,
com'ha giudicio, ingegno e discrezione,
come conosce il vero, il bello e 'l bene.
Ho visto qualche sua composizione:
son ignorante, e pur direi d'avélle
lette tutte nel mezzo di Platone;
sì ch'egli è nuovo Apollo e nuovo Apelle:
tacete unquanco, pallide viole
e liquidi cristalli e fiere snelle:
e' dice cose e voi dite parole.
Così, moderni voi scarpellatori
et anche antichi, andate tutti al sole;
e da voi, padre reverendo, in fuori
chiunque vòle il mestier vostro fare,
venda più presto alle donne e colori.
Voi solo appresso a lui potete stare,
e non senza ragion, sì ben v'appaia
amicizia individua e singulare.
Bisognerebbe aver quella caldaia,
dove il socero suo Medea rifrisse
per cavarlo de man della vecchiaia,
o fosse viva la donna di Ulisse,
per farvi tutti doi ringiovenire
e viver più che già Titon non visse.
Ad ogni modo è disonesto a dire
che voi, che fate e legni e' sassi vivi
abbiate poi come asini a morire:
basta che vivon le quercie e gli ulivi
e' corbi e le cornacchie e' cervi e' cani
e mille animalacci più cattivi.
Ma questi son ragionamenti vani,
però lasciàngli andar, ché non si dica
che noi siam mamalucchi o luterani.
Pregovi, padre, non vi sia fatica
raccomandarmi a Michel Agnol mio
e la memoria sua tenermi amica.
Se vi par, anche dite al papa ch'io
son qui e l'amo e osservo e adoro,
come padrone e vicario di Dio;
et un tratto ch'andiate in concistoro,
che vi sian congregati e cardinali,
dite "a Dio" da mia parte a tre di loro.
Per discrezion voi intenderete quali,
non vo' che mi diciate: "Tu mi secchi";
poi le son cerimonie generali.
Direte a monsignor de' Carnesecchi
ch'io non gli ho invidia de quelle sue scritte,
né de color che gli tolgon li orecchi;
ho ben martel di quelle zucche fritte,
che mangiammo con lui l'anno passato:
quelle mi stanno ancor ne gli occhi fitte!
Fatemi, padre, ancor raccomandato
al virtuoso Molza gaglioffaccio,
che m'ha senza ragion dimenticato;
senza lui parmi d'esser senza un braccio:
ogni dì qualche lettera gli scrivo
e perché l'è plebea da poi la straccio.
Del suo signor e mio, ch'io non servivo,
or servo e servirò presso e lontano,
ditegli che mi tenga in grazia vivo.
Voi lavorate poco e state sano:
non vi paia ritrar bello ogni faccia;
a Dio, caro mio padre fra Bastiano,
a rivederci ad Ostia a prima laccia.

 
 
 
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Un blog di: valerio.sampieri
Data di creazione: 26/04/2008
 

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