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Il diario di Nancy

Pensieri e storie tra il vero, il verosimile e l'inganno.

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Questa sera si recita a soggetto

Post n°266 pubblicato il 22 Novembre 2010 da bimbadepoca
 

Da ragazza avevo un talento particolare, riuscivo a farmi raccontare qualsiasi cosa volessi . Questa caratteristica opportunamente abbinata alla naturale arte dell'improvvisazione, era un cocktail micidiale che mi valeva la popolarità tra le amiche. Ero ricercata per estorcere la confessione firmata di assoluta fedeltà ai loro fidanzati.

Personalmente non avrei mai voluto sapere se il mio delizioso capo fosse agghindato da stravaganti protuberanze, e in cuor mio lo ammetto un po' commiseravo chi era preda da gelosie devastanti, mi prestavo al gioco unicamente perché mi divertiva testare il mio talento.


Finché a una mia amica, notevolmente paranoica, non venne in mente che l'eventuale confessione del fidanzato era inattendibile, per sapere la verità bisogna interrogarne il migliore amico. E mi pregò ripetutamente di mettere all'opera il mio talento con codesto sconosciuto. La sua incessante richiesta fu estenuante a tal punto che fui costretta a cedere. Lei aveva studiato il piano nei minimi dettagli.
- Lo telefoni e ti fingi innamorata di lui- mi suggeriva - Vedrai non si tirerà indietro, ti chiederà un appuntamento e lo fai parlare. Come sai fare tu-
A me, in verità, non sembrava un'impresa tanto facile, come potevo fingermi innamorata di uno che manco conoscevo??? E poi in che modo sarei riuscita a farmi raccontare le avventure erotiche del suo migliore amico??? E come potevo telefonare a uno così di punto in bianco, e dirgli "Ciao, tu non mi conosci ma ti amo"???



La mia amica aveva già composto il numero, convinta d'avermi comunicato informazioni dettagliate: il nome, l'indirizzo e la descrizione sommaria del suo aspetto fisico.
Lui rispose e lei mi passò il ricevitore esortandomi con un gesto a fornirle prova del mio eccezionale talento.
- Raimondo sei tu??? -
- Sì, chi parla??? -
- Ecco, in realtà non so da dove cominciare. Tu non mi conosci, ti vedo quando vado a casa di mia zia. Abitate nello stesso parco, tu sei amico di mio cugino. E' stato lui a darmi il tuo numero, ma ti prego non chiedermi il suo nome, ho giurato su quanto avessi di più caro al mondo che non te l'avrei mai detto- il mio imbarazzo, era reale, la storia che andavo inventando abbastanza credibile.
Gli ho confessato che ero cotta di lui, che non facevo altro che passargli sotto il naso, mentre lui s'intratteneva con altri amici nel giardino del suo condominio.
- Ed io ti guardo??? - mi chiese incuriosito
- No-
- Ah!!! - compresi dalla sua esclamazione delusa d'aver dato una pessima risposta. Ma la curiosità prevalse sul raziocinio, forse stimolato anche dal mio dolce tono di voce.
- Come ti chiami???-
- Nancy- mi beccai una gomitata nel fianco, la mia amica mi faceva gesti concitati, aveva paura che mettessi a repentaglio il suo brillante piano rivelando il mio vero nome.
- E dove abiti???-
- A Monte ... didio- stavo per confessare che abitavo a Montesanto, ma una gomitata più forte della prima mi convinse spontaneamente a indicare un altro quartiere.


Come previsto Raimondo mi fissò un appuntamento per il giorno successivo. Non sapevo proprio come avrei fatto a riconoscerlo, quanto più, da quel che gli avevo raccontato (maledetta la mia esuberante fantasia), lo sognavo ogni notte. Non potevo permettermi di sbagliare e avvicinarmi ad un'altra persona. Ancora una volta venne in aiuto la mia provvidenziale amica, propose di passare davanti al luogo dell'appuntamento in autobus per mostrarmi la nostra vittima.
Ci sistemammo davanti al finestrino più largo, sul retro dell'autobus, nel momento che gli passammo davanti lei mi costrinse, sotto gli occhi di decine di sbigottiti passeggeri, ad appiattarmi sul pavimento per non farci scoprire, se lui l'avesse riconosciuta addio confessione. Ovviamente non lo vidi.
Seppi però che indossava una maglietta blu e aveva una moto. Quando scendemmo alla fermata successiva lei, si raccomandò - Non dimenticarti di chiedergli se Marco mi tradisce-. Come se tutta quella messa in scena avesse un altro scopo!!!


Raimondo fu ben lieto di fare la mia conoscenza, forse dalla pessima risposta che gli avevo dato, si aspettava un altro genere di ragazza. Invece quel pomeriggio, vuoi perché mi ero preparata proprio bene, vuoi per la bellezza sfrontata dei vent'anni, Raimondo rimase letteralmente senza parole.
Decidemmo di fare un giro in moto e ci fermammo da qualche parte a bere qualcosa, ricordo solo che io parlavo a ruota libera, per evitare che potesse farmi domande imbarazzanti sulla mia cotta. So raccontare storie magnifiche ma sono sempre stata incapace di mentire.
Ricordo che parlammo di libri, letteratura e poi c'infervorammo a discutere del principe di Sansevero. Lui pareva sempre più ammirato.
- Quando hai chiamato ieri, mi ero fatto un'altra opinione di te. Credevo che fossi completamente scema-
Perché era da persona veramente intelligente uscire con un perfetto sconosciuto per cercare di sapere se il fidanzato dell'amica la tradiva.


Al momento opportuno, con molta nonchalance, tirai fuori il discorso che mi stava a cuore. Nel frattempo c'eravamo spostati di posto, e quella che doveva essere un breve incontro si trasformò in una serata in pizzeria.
- Uno come te, sai quante donne avrà- e nel dire questa frase bugiarda, dovetti avvicinarmi pericolosamente a lui, per evitare che mi guardasse negli occhi - Ogni sera una diversa -
- La sera esco con un mio amico-
Terno!!!
- E chissà che danni andate a fare tu e il tuo amico- gli sussurravo all'orecchio. Normalmente il mio talento non arrivava a questi eccessi, ma in quella missione disperata dovevo necessariamente imboccare la scorciatoia più ovvia.
- Assolutamente no, il mio amico è fidanzato ed è fedelissimo alla sua ragazza-
Tombola!!!
- E tu non sei un tipo fedele??? - non mi rispose perché provò a baciarmi. Giustificai la mia freddezza con la scusa che ero emozionata, che avevo tanto sospirato quel momento da non riuscire a viverlo pienamente. Mi credette.


Mi riaccompagnò a casa verso l'una di notte, a un certo punto mi resi conto che prendeva una strada che non era la mia. Montedidio !!! Cribbio, avevo dimenticato di avergli detto che abitavo a Montedidio.
- Qual è il tuo palazzo??? -
-Lasciami pure qua- e indicai un punto qualsiasi, giacché abitavo da tutt'altra parte.
-Assolutamente no, a quest'ora, con tutti i malintenzionati che ci sono in giro, ti lascio davanti al portone di casa-
- No, i miei potrebbero vederti e farmi storie-
- Non credo sarebbero più contenti se tu rientrassi da sola-
-Lasciami qui, questo è un quartiere tranquillo, non corro rischi -
Fermò la moto poco convinto e cercò di baciarmi, lo scansai farfugliando che mio padre avrebbe potuto vederci.
- Aspetto qui finché non entri-
Ma proprio a me, doveva capitare d'uscire con un gentiluomo d'altri tempi.
-Mi chiami domani??? - Annuii, chissà se avrà mai chiesto di me ai suoi amici del condominio, chissà quanti di loro saranno stati costretti a presentargli le cugine.


Queste non erano le domande che mi ponevo in quel momento, avevo il problema di trovare un portone aperto nel quale fingere d'infilarmi, e cosa ben più grave, dovevo tornare a casa.
Finsi di citofonare e mi rannicchiai contro il portone di un palazzo a debita distanza da lui, non oso immaginare cosa avrebbe potuto pensare se fosse passato lì davanti.
Io attesi un po' e poi cominciai a camminare su e giù per la strada deserta, pensando a come fare per tornare a casa.
Non ero molto lontano dal mio quartiere ma, a quell'ora di notte, equivaleva a follia pura tentare di tornare a piedi, l'unica soluzione possibile era prendere un taxi però non avevo soldi in borsa. Avrei potuto chiedere al taxista d'accompagnarmi gratis, era un metodo che avevo già sperimentato e qualche volta funzionava, oppure al momento di pagare fingere di aver smarrito il portafogli, anche questo metodo era già stato sperimentato con successo. Oppure potevo raccontare direttamente d'essere stata derubata, avrei potuto inscenare due lacrimucce e qualche singhiozzo, nessun uomo avrebbe potuto resistere a una siffatta scena strappalacrime, soprattutto se a interpretarla, era una giovane donzella in minigonna.
Questa recita mancava al mio repertorio e anche se non avevo voglia di recitare due ruoli diversi nella stessa sera mi avviai allegramente verso il posteggio dei taxi.

 
 
 
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