Creato da bimbadepoca il 16/03/2005

Il diario di Nancy

Pensieri e storie tra il vero, il verosimile e l'inganno.

AREA PERSONALE

 

ARCHIVIO MESSAGGI

 
 << Aprile 2024 >> 
 
LuMaMeGiVeSaDo
 
1 2 3 4 5 6 7
8 9 10 11 12 13 14
15 16 17 18 19 20 21
22 23 24 25 26 27 28
29 30          
 
 

TAG

 

ULTIME VISITE AL BLOG

carima68Marquez36santiago.gamboacassetta2mariomancino.mannisexantaSherrileeniopaldoCherryslacquasalata111QuartoProvvisoriodolce.melodia1bugiardogl0la.cozza
 

IL CUORE E LE STELLE

Per chi sente la necessità di guardare in faccia l'autrice di questo blog.
Si ringrazia Seduzir64 per il sottofondo musicale.

My windows Live spaces 

 

LA MIA LIBRERIA

 

in continuo aggiornamento su aNobii

 
RSS (Really simple syndication) Feed Atom
 
 

 

« Confesso che ho pescatoQuesta sera si recita a soggetto »

Barbie ballerina

Post n°265 pubblicato il 27 Settembre 2010 da bimbadepoca
 

Ho raccontato a mia figlia che da piccola avevo una Skipper, la sorellina minore di Barbie, alla quale bastava roteare il braccio per farle crescere i seni. E poi la Barbie ballerina, articolo determinativo singolare, aveva una coroncina in testa e le scarpette da danza, inutile aggiungere che era la mia preferita.

 Ricordo ancora il giorno in cui mia madre ed io entrammo in un negozio di giocattoli per comprarla, in quegli anni i giochi erano di esclusiva competenza della befana. Babbo Natale era ancora un'usanza nordica, lontana. Ai compleanni bastava una torta fatta in casa ed era festa se, invece, del solito ciambellone la mamma farciva il dolce con la Nutella. Agli onomastici ti dicevano auguri e ti bastava, e quando portavi a casa una pagella con tutti dieci, nessuno ti diceva niente.

Sì, dimenticavo, mia nonna ogni mattina ci portava "la bella cosa", ma si trattava di un dolcetto o di un pacchetto di figurine.

Avere un giocattolo era un evento del tutto eccezionale, infatti, la mia bella Barbie ballerina mi fu regalata per ripagarmi di un pomeriggio all'ospedale. Era l'inverno del 1975, avevo appena compiuto otto anni, mentre tornavo a casa ebbi la splendida idea di salire gli scalini saltandoli. Un balzo a piedi uniti, un gradino dopo l'altro, dopo le prime rampe di scale il gioco era già diventato troppo facile.
Decisi di rendere il gioco più impegnativo, con un balzo avrei saltato due scalini insieme ma presto diventò facile anche salire in questo modo, dovevo aumentare ulteriormente la difficoltà. Tre scalini per volta.

Devo premettere che non avevo le mani libere, questo particolare è molto importante, in quegli anni era normale che una bambina tanto piccola fosse impiegata a fare delle semplici commissioni. Ogni pomeriggio avevo il compito d'uscire a comprare qualcosa, perché mia madre era sempre troppo impegnata con i miei numerosi fratelli, tutti più piccoli di me.
Non ricordo cosa comprai quel giorno, ricordo solo che saltando tre gradini, fu proprio a causa di quelle buste che persi l'equilibrio. E non ebbi la prontezza di lasciarle per attutire la rovinosa caduta con le mani.
Caddi con la faccia a terra, la lingua mi si mozzò tra i denti e i due incisivi superiori si spezzarono, non senti nessun dolore, mi rialzai come se nulla fosse successo. Poi notai il sangue sullo scalino di marmo bianco, lo notai prima ancora di sentirne in bocca il sapore caldo. Toccai il labbro e mi ritrovai le mani insanguinate. A quel punto urlai chiamando la mamma.

In quegli anni era consuetudine accorrere alle urla di un bambino, gli usci delle porte si spalancarono e ne uscirono donne scarmigliate che vedendomi si portarono le mani al volto invocando i santi.
Mia madre arrivò ed era pallida e muta, solo oggi che sono madre a mia volta posso immaginare il suo stato d'animo.
Alcune donne ci seguirono in casa, davano consigli, mi fecero sciacquare la bocca nella speranza vana d'arrestare tutto quel sangue. Fu subito chiaro che c'era bisogno di un dottore, mi tamponarono la bocca con degli asciugamani, mia madre e una vicina mi accompagnarono a piedi in ospedale.

Al pronto soccorso non esistevano ancora codici rossi, gialli, verdi o arcobaleno, per cui fui immediatamente visitata e subito preparata per essere ricucita.
Ricordo che arrivò un infermiere con un divaricatore e quest'oggetto mi sembrò un terribile strumento di tortura, ne fui spaventata a morte e cominciai a piangere disperata. Per fortuna un dottore spiegò che non era possibile usare il divaricatore perché avevo un dente rotto e l'altro penzoloni.
Ricordo ancora il mio ingenuo sollievo quando l'oggetto fu portato via, poi ho solo immagini sfocate di tante persone che mi tenevano ferma, perché in quegli anni non esisteva anestesia per i tessuti molli.

Mia madre restò terribilmente scossa dal dolore che avevo provato, oggi so che fu come se l'avesse sentito sulla sua pelle, decise quindi di risarcirmi accompagnandomi in un negozio di giocattoli e regalarmi la Barbie più bella.

Ho raccontato quest'episodio a mia figlia, incredula che alla sua età avessi solo due Barbie, insieme abbiamo cercato in rete la mia Barbie ballerina.
L'ho riconosciuta subito, compagna di tanti giochi, prima interprete delle storie che la mia fantasia metteva in scena, ed era ancora bellissima come la ricordavo.
Mia figlia, invece, l'ha trovata brutta. E' corsa in camera sua prendendo a caso alcune Barbie, ne possiede di tutte le fogge con vestiti per ogni occasione, voleva convincermi che le sue fossero più belle mettendole a confronto.

A mio avviso non sono confrontabili, la mia Barbie ballerina ha un faccino pulito, un'espressione dolce. Le sue sono truccatissime e hanno tutte un'espressione aggressiva, sono così diverse che al loro cospetto la mia Barbie sembra scialba, anche se è senz'alcun dubbio più bella.
Purtroppo ho scoperto che nemmeno le nostre infanzie sono confrontabili, ma non perché oggi i nostri figli hanno più giocattoli, molte più occasioni per riceverne e vivono sotto una campana di vetro. No, non è quello, è solo che i nostri figli ricevono i valori sbagliati imballati con tinte vivaci. E questa cosa non mi piace. Nemmeno un po'.

 

 
 
 
Vai alla Home Page del blog

LA TRAMA DI QUESTO BLOG:

" E quello che lei mi disse
fu in idioma del mondo,
con grammatica e storia.

 

Così vero
che sembrava menzogna."
(Pedro Salinas)

 

Sa sedurre la carne la parola,
prepara il gesto,
produce destini.

(Patrizia Valduga)

 

 "Altri menino vanto delle parole che hanno scritto: il mio orgoglio sta in quelle che ho letto"
(J.L. Borges)

 

"Quello che ora diamo per scontato, un tempo fu solo immaginato"

(William Blake)

 
 
 

© Italiaonline S.p.A. 2024Direzione e coordinamento di Libero Acquisition S.á r.l.P. IVA 03970540963