Creato da bimbadepoca il 16/03/2005

Il diario di Nancy

Pensieri e storie tra il vero, il verosimile e l'inganno.

AREA PERSONALE

 

ARCHIVIO MESSAGGI

 
 << Aprile 2024 >> 
 
LuMaMeGiVeSaDo
 
1 2 3 4 5 6 7
8 9 10 11 12 13 14
15 16 17 18 19 20 21
22 23 24 25 26 27 28
29 30          
 
 

TAG

 

ULTIME VISITE AL BLOG

carima68Marquez36santiago.gamboacassetta2mariomancino.mannisexantaSherrileeniopaldoCherryslacquasalata111QuartoProvvisoriodolce.melodia1bugiardogl0la.cozza
 

IL CUORE E LE STELLE

Per chi sente la necessità di guardare in faccia l'autrice di questo blog.
Si ringrazia Seduzir64 per il sottofondo musicale.

My windows Live spaces 

 

LA MIA LIBRERIA

 

in continuo aggiornamento su aNobii

 
RSS (Really simple syndication) Feed Atom
 
 

 

« Materia di studio: Facebook!Passione per le cime »

L'ultima scena

Post n°261 pubblicato il 17 Agosto 2010 da bimbadepoca
 

Era da tanto che non aprivo le pagine di questo diario, ho una gran voglia di riprendere il discorso interrotto, anche se non so da quale punto ricominciare ad annotare frammenti della mia vita.
In questi mesi sono successe tante cose, niente di radicale, soltanto piccoli avvenimenti personali che danno senso e sapore ai giorni. A fine gennaio la mia amica Anna è diventata nonna di un maschietto, le prime settimane era come impazzita, costantemente collegata al computer per spiare i primi vagiti di Gregory, è arrivata a puntare la sveglia alle tre del mattino pur d’assistere alla prima pappa. Il mese scorso è finalmente volata in Nuova Zelanda per abbracciare il nipotino, qualche settimana fa mi è arrivata una sua foto abbracciata a un maori tatuato, entrambi che fanno le boccacce, così ho capito che era ritornata normale.

Anche Laura è diventata nuovamente nonna, ai primi di giugno sua figlia ha dato alla luce un’altra bambina, dopo cinque anni dalla nascita di Diletta, è nata Domitilla.
Non solo eventi lieti in questi mesi d’assenza, purtroppo il primo agosto c’è stata anche una triste dipartita, la mia Simca 1000 verde pisello mi ha improvvisamente abbandonato mentre mi accingevo a salire sul Monte Faito. Da due settimane sono in lutto e mi rifiuto di rispondere alle telefonate di mia cognata, colpevole non solo d’avermi trascinato in uno dei suoi soliti pellegrinaggi, ma anche di un’inaudita sfrontatezza nei miei confronti, dicendomi che si sarebbe trattato di un castigo divino, perché ho cercato di raggiungere la cima della montagna in auto e non, come lei, flagellandomi lungo un tortuoso cammino.

Dimenticavo, in questi mesi, è accaduta anche un’inaspettata rottura sentimentale, Isabella ha lasciato l’affascinante professore per un rockettaro di appena trent’anni.
Nel mio vocabolario, invece, la parola amore e le sue infinite declinazioni sono misteriosamente scomparse, inutile cercare termini come sesso, passione, fremiti, batticuori. Il massimo della libido ormai l’ho raggiungo quando il salumiere mi paragona alla sua mortadella.
Per carità Francesco Liguori, conosciuto dal mio pubblico come il signor non mi sporcare la camicia, al telefono continua a ripetere d’amarmi. Ed io continuo a credergli.
 Nel frattempo mentre disperatamente cerca una soluzione per sfuggire alle grinfie della moglie, ha avviato con lei un’attività lavorativa. Hanno aperto un ristorante che si chiama “L’idillio”.
Da Tommasino Tatafiore ho dovuto collezionare una dozzina di rifiuti, prima di comprendere che non gli piaccio abbastanza. Insistenti voci di corridoio lo danno prossimo alle nozze con la fidanzata storica.
Erminio Ovini continua a mandarmi cesti di prodotti orto fruttiferi, sistematicamente invio laconici ringraziamenti usando un bigliettino con il mio nome prestampato. Da fonte certa ho saputo che questi bigliettini sono conservati tra i ceri della sua edicola votiva, oppure infilati nei bordi della cornice del quadro religioso posto in capo al suo letto.

Come vedete non ho storie pruriginose da raccontare, nessun frizzante convegno tra le lenzuola, dovrei scovare tra i ricordi dei passati amori, in quel tempo così remoto che per cominciare a narrare dovrei usare il c’era una volta.
E oggi è una di quelle ricorrenze tonde che fanno tornare in mente giorni dimenticati, ricordi rivisitati con l’indulgenza divertita di chi adesso è grande e sa sorridere di quello che è stato.
In realtà questa storia l’ho già raccontata, anche se avevo posto l’accento sul tenero approccio di un timido ragazzino tedesco, lasciando in secondo piano, come se fosse marginale e poco importante, un legame durato quattro anni.
La nostra non era una storia come le altre e lo affermo senza la pretesa dell’unicità dovuta all’appartenenza, il nostro probabilmente non era nemmeno amore. Inspiegabilmente entrambi non potevamo fare a meno l’uno dell’altro, forse proprio per quello che nascondevamo, principalmente a noi stessi, varrebbe la pena di raccontare. Ma non so cosa aggiungere a quello che già scrissi, sì, nell’ultimo atto fingevamo di essere cugini. Io lo vivevo come una sorta di gioco, incapace di vedere nella superba cecità dei vent’anni che il castello era costruito sulla sabbia, che ogni mia parola sbagliata era come una folata di vento o uno spruzzo di mare. Capricciosa e superficiale, scioccamente convinta che il nostro fosse un legame di quelli che sfidano il tempo, non ho saputo recitare la scena degli addii.


E lui, incapace d’ammettere la sua gelosia, perché farlo equivaleva a una confessione di quello che caparbiamente ci nascondevamo, s’inventò su due piedi la menzogna che ero la donna di un camorrista. Anche lui non fu in grado d’interpretare degnamente l’ultima scena, trovò nei versi di vecchie canzoni il suo disprezzo, ma non seppe e non volle recitare da uomo.

E così l’ultima nostra mattina fu un addio incolore, nessun abbraccio, nessun bacio, nessuna frase indimenticabile, a malapena un frettoloso saluto prima d’andar via, Insomma non ho il rassicurante rimpianto di una scena madre, ho solo un brutto finale da commemorare.

 
 
 
Vai alla Home Page del blog

LA TRAMA DI QUESTO BLOG:

" E quello che lei mi disse
fu in idioma del mondo,
con grammatica e storia.

 

Così vero
che sembrava menzogna."
(Pedro Salinas)

 

Sa sedurre la carne la parola,
prepara il gesto,
produce destini.

(Patrizia Valduga)

 

 "Altri menino vanto delle parole che hanno scritto: il mio orgoglio sta in quelle che ho letto"
(J.L. Borges)

 

"Quello che ora diamo per scontato, un tempo fu solo immaginato"

(William Blake)

 
 
 

© Italiaonline S.p.A. 2024Direzione e coordinamento di Libero Acquisition S.á r.l.P. IVA 03970540963