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Il diario di Nancy

Pensieri e storie tra il vero, il verosimile e l'inganno.

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Passione per le cime

Post n°262 pubblicato il 30 Agosto 2010 da bimbadepoca
 

Quando si tratta di scegliere la meta estiva delle vacanze non ho dubbi: montagna.
Erri De Luca ed io siamo gli unici napoletani che hanno il loro habitat naturale tra cervi e funivie. Per mio marito, invece, non esiste estate senza mare. Solitamente riusciamo a conciliare quest'insignificante divergenza di vedute concedendoci due vacanze, a luglio in montagna, a settembre nella mitica isoletta. Quest'anno però avevamo un problema, nostro figlio ha deciso di vivere l'emozionante esperienza del rimando scolastico, per cui a luglio è stato impegnato con i corsi di recupero e dal primo settembre avrà gli esami di riparazione. Tre materie, sei giorni tra scritti e orali, non so se mi spiego.


Necessariamente dovevamo andare in ferie ad agosto, quando orde di temibili vacanzieri prendono d'assalto le autostrade fin dalle prime luci dell'alba, irrompono con furia devastatrice negli autogrill e dopo giorni imbottigliati nel traffico, si riversano su spiagge affollate all'inverosimile. Già immaginavo scenari apocalittici, costretta a condividere pochi centimetri quadrati di bagnasciuga, nuotare in acque rigurgitanti imbarcazioni d'ogni tipo, falciata da implacabili moto d'acqua, schizzata di sabbia da branchi di bambini. E i racchettoni, il gioco aperitivo, l'acqua gym, la canzoncina del villaggio. Non potevo sopportarlo!!!


Ho cercato disperatamente un albergo in montagna che avesse caratteristiche tali da venire incontro alle esigenze di un marito che cercava il riposo totale sotto l'ombrellone, di un figlio adolescente perennemente annoiato in cerca di sfide sportive, e di una bambina decenne da affidare senza indugi a qualcun altro.
E ho trovato un angolo di paradiso incastonato tra i monti. Un posto che già mi manca disperatamente, un luogo dove, se solo potessi, mi trasferirei per sempre senza rimpianti. Sì, perché a me la montagna piace da morire, amo il silenzio delle vette, la lontananza da un certo tipo di "civiltà", la sensazione appagante di essere così distante dalle brutture del mondo.


Cosa mi resterà di questi giorni??? Piccoli episodi da raccontare in famiglia per sorriderne al ricordo, come il fatto che per accendere la luce in bagno bisognava agitare le mani in alto come un direttore d'orchestra, o come il mio insistente ammiratore che faceva arzigogolati slalom tra i tavoli per potermi guardare un istante da vicino, manco fossi un'apparizione divina.
Molti dei nostri discorsi saranno dedicati alla mia coraggiosa prova di sopravvivenza, sospesa tra gli alberi come un funambolo. Camminare su un filo a cinque metri da terra è una scarica d'adrenalina pazzesca, anche se confesso che arrivata esattamente al centro, quando la corda ha cominciato a oscillare paurosamente, la tentazione di gridare "Voglio scendere!!!" è stata immensa. Ho eroicamente proseguito con il cuore che batteva a duemila, orgogliosa di non far parte di quei venti e più turisti giornalieri che devono far ricorso al salvataggio.
Per essere sincera fino in fondo mi sono cimentata nel percorso destinato ai bambini.



E poi vogliamo parlare del massaggio nel centro benessere dell'albergo, avevo scelto il bagno nuvola ai mirtilli per il nome che mi evocava chissà quali meraviglie, invece, dopo essere stata spalmata e massaggiata con un esfoliante che somigliava come consistenza alla marmellata, sono stata avvolta nel cellophan. Prima ho dovuto disporre le braccia allo stesso modo delle mummie egizie.
Immaginatevi la scena demenziale, il lettino dove ero sdraiata si è improvvisamente gonfiato come se fosse un canotto di salvataggio e mi sono ritrovata a galleggiare in una vasca con conseguente mal di mare. Ero una mummia egizia avvolta nel cellophan che viaggiava su una nave in burrasca.
Come se non bastasse la musica di sottofondo che doveva accompagnare il mio lungo relax (55 minuti), non era come qualcuno potrebbe erroneamente credere una rilassante melodia new age. No, il sottofondo era un improbabile canto folk americano, ero una mummia avvolta nel cellophan che viaggiava su una nave in burrasca accompagnata da un equipaggio di pionieri ubriachi.
Però dopo questa traversata oltre oceanica, la mia pelle era incredibilmente liscia e profumata, sembravo un yogurt ai frutti di bosco. Perfettamente integrata nell'ambiente montano.


 
 
 
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