Creato da bimbadepoca il 16/03/2005

Il diario di Nancy

Pensieri e storie tra il vero, il verosimile e l'inganno.

AREA PERSONALE

 

ARCHIVIO MESSAGGI

 
 << Maggio 2024 >> 
 
LuMaMeGiVeSaDo
 
    1 2 3 4 5
6 7 8 9 10 11 12
13 14 15 16 17 18 19
20 21 22 23 24 25 26
27 28 29 30 31    
 
 

TAG

 

ULTIME VISITE AL BLOG

carima68Marquez36santiago.gamboacassetta2mariomancino.mannisexantaSherrileeniopaldoCherryslacquasalata111QuartoProvvisoriodolce.melodia1bugiardogl0la.cozza
 

IL CUORE E LE STELLE

Per chi sente la necessità di guardare in faccia l'autrice di questo blog.
Si ringrazia Seduzir64 per il sottofondo musicale.

My windows Live spaces 

 

LA MIA LIBRERIA

 

in continuo aggiornamento su aNobii

 
RSS (Really simple syndication) Feed Atom
 
 

 

« L'età del cervelloSono una WINX »

L'inquietudine

Post n°248 pubblicato il 02 Febbraio 2009 da bimbadepoca
 

Sto aspettando le mie amiche, le ho invitate a casa mia per un tè, ho bisogno di capire perché, improvvisamente, sento questo bisogno disperato di qualcuno su cui fantasticare nella litania dei giorni troppo uguali.

Ieri sera degli amici mi hanno portato in un locale dove non ero mai stata, doveva essere uno di quei posti di tendenza, a giudicare dalla folla che c’era.
Ci siamo seduti in un angolo un po’ defilato per poter chiacchierare, nonostante la musica e il brusio, lentamente la voce dell’uomo che stava cantando è emersa prepotentemente dal limbo dei sopiti ricordi. E l’ho riconosciuta.
E’ strano come, a differenza dell’involucro del corpo, la voce resti sempre uguale a se stessa. La sua l’avevo sentita cantare tante altre volte, e in quel tempo cantava per me sola.

Sì, anche l’ultima sera, intorno al fuoco di un improvvisato falò in spiaggia. Eravamo tanto giovani in quella notte d’agosto, sulla pelle il colore dorato dell’estate, il barlume delle fiamme rendeva tutto irreale, come se sapessimo già che un momento così non sarebbe mai più ritornato.
Lui suonava la chitarra, proprio come ieri sera, forse era solo meno esperto, meno bravo. E cantava canzonette d’amore, tutte quelle che piacevano a me.
Ritornelli nei quali erano racchiusi le dolci menzogne di ogni storia, anche della nostra che era così poco seria e così poco storia.

Quella notte lui comprese che l’avevo tradito un’altra volta, che ero irrecuperabile e sbagliata. Incominciò a intonare una nuova canzone, senza più guardarmi, parole di disprezzo già cantate da altri. E fu la fine.
E chissà perché ieri sera, mentre l’ascoltavo cantare in quell’ambiente di fasulla allegria che mi era estraneo, egli stesso un altro che non era più quello; ripensavo all’ultima notte con il groppo alla gola per le perdute carezze di quei giorni.

Non era lui a mancarmi, appartiene al passato remoto della mia vita, mi manca troppo l’ingannevole sensazione dell’amore, la pienezza appagante che regala, quasi uno scudo contro le brutture.
In questi ultimi anni ho raccattato soltanto delusioni, uomini che non mi hanno lasciato nient’altro che un maggiore senso di solitudine emotiva. E quando Francesco Liguori è ritornato nella mia vita io ci ho creduto. Ci ho creduto, nonostante la diffidenza delle mie amiche, che per lui hanno inventato quel nomignolo che gli calza a pennello: ” Signor non mi sporcare la camicia”.

Ci ho creduto perché volevo illudermi, perché di lui conservo ancora il desiderio, perché ho sperato che tra noi ricominciasse l’amore. Quello che ti fa battere il cuore e sentire viva, quello che regala un senso ai giorni uguali.
Ci siamo rivisti ancora un’altra volta, nello stesso anonimo bar di periferia, nascosti come topi braccati, peggio di due clandestini.
- Ti prego, esci con me stasera!- l’ho implorato come non ho mai fatto con nessuno in vita mia. L’orgoglio che sbatteva contro i denti.
- Tu lo sai che lo vorrei più di ogni altra cosa al mondo, ma non posso - mi ha ripetuto la solita tiritera degli obblighi matrimoniali.
- Capisco soltanto che se tu lo volessi veramente, questa sera usciresti con me- gli ho risposto delusa, perché sono donna e illogica e non sempre riesco a capire le ragionevoli motivazioni. So soltanto che sono tre anni che mi racconta la sua infelicità di uomo sposato. Tre anni che spergiura di desiderarmi pazzamente e non trova un’ora per incontrarmi. Soltanto minuti rubati in questi incontri furtivi, in anonimi bar di periferia, misere cornici per la mia fantasiosa immaginazione.

- Un giorno noi vivremo insieme - mi ha prospettato un futuro per ripagarmi di quest’attesa infinita. Come se questa notizia avesse dovuto riempirmi di gioia, come se io volessi condividere con lui pantofole, pigiami di lana e unguenti per i reumatismi, come se cercassi la banale quotidianità. E invece cerco attimi da ricordare.
- So soltanto che la vita è ora, mentre parliamo di un domani che potrebbe non accadere mai. Perché io ti desidero qui e ora, perché oggi la mia carne ti reclama, domani potrei essere cibo per i vermi. Oggi vivo l’inquietudine di averti addosso per un’intera notte, domani potrei avere i capelli bianchi e passare le mie lunghe ore a fare centrini all’uncinetto -.

- Cerca di capire Nancy, non voglio uscire con te solo per una sera, con te mi piacerebbe fare un bel viaggio- mi ha detto per cambiare discorso, per cancellare il rimprovero dal mio sguardo e dal mio tono di voce.
E abbiamo cominciato a fantasticare sulla meta. Avrei voluto ballare con lui nel cimitero ebraico di Praga, al suono dei violini. Ma Francesco pensava al mare, una di quelle mete per finti ricchi, villaggi turistici che nascondono e insudiciano la vera anima dei luoghi.

Ho scosso la testa sconsolata, per quella nostra diversità che affiorava da particolari e cancellava in entrambi ogni rimpianto. Allora mi ha baciato con furia e non mi è piaciuto, perché quest’irruenza aggressiva non è passione, Non è quello che voglio e che mi manca.
Io voglio parole d’amore che non sono vere e nemmeno false ma relative al qui e ora. Al presente che ci sfugge troppo velocemente e non abbiamo nemmeno più vent’anni, quando il futuro era tutto da inventare.
Io vorrei qualcuno che mi proteggesse da questo mondo che non è il mio, che non mi piace, che mi fa paura.
Francesco, nascondimi nelle tue braccia da ogni male, restituiscimi la primitiva ingenuità di quando ragazzini credevamo che esistesse il bene, vaccinami nella sacralità del sesso contro la vanità dell’uomo.
Perché io e te siamo uguali quando proviamo questo stesso desiderio. Perché lo scopo dell’umanità era l’amore e tutto il resto non contava nulla.

Ma è già così difficile spiegare a me stessa cosa mi manca, che non so spiegarlo a lui e rimaniamo in silenzio come due estranei, con quello stesso senso di vuoto che ho provato ieri sera, ascoltando una voce che, una volta, cantava per me sola.

 

 
 
 
Vai alla Home Page del blog

LA TRAMA DI QUESTO BLOG:

" E quello che lei mi disse
fu in idioma del mondo,
con grammatica e storia.

 

Così vero
che sembrava menzogna."
(Pedro Salinas)

 

Sa sedurre la carne la parola,
prepara il gesto,
produce destini.

(Patrizia Valduga)

 

 "Altri menino vanto delle parole che hanno scritto: il mio orgoglio sta in quelle che ho letto"
(J.L. Borges)

 

"Quello che ora diamo per scontato, un tempo fu solo immaginato"

(William Blake)

 
 
 

© Italiaonline S.p.A. 2024Direzione e coordinamento di Libero Acquisition S.á r.l.P. IVA 03970540963