Questo racconto partecipa al gioco letterario “Come eravamo”
Clic clac clic clac clic clac. Il rumore ritmico rimbomba quasi assordante nel silenzio della stanza. Una stanza arredata anni ’50: tavolo ovale con piano in marmo rosa, sedie a schienale alto con la struttura in legno e la seduta imbottita in stoffa damascata ancora ricoperta dal robusto cellophane trasparente; qualche quadro alle pareti; il buffet con lo specchio a destra di chi guarda dalla porta; il controbuffet a vetrina a sinistra. Di fronte, sotto la finestra, uno scrittoio in arte povera, una poltroncina in vilpelle rossa per sedersi allo scrittoio; a destra una lampada liberty e al centro dello scrittoio una Olivetti nera, di quelle coi tasti duri. Il clic clac viene dai tasti della Olivetti, pigiati con rapidità dal cavalier De Santis, seduto sulla poltroncina in vilpelle. Il cavalier De Santis, di mestiere ragioniere, ha sempre avuto una grande passione per la scrittura, e sulla sua Olivetti ha scritto storie, novelle, lettere. Piccola letteratura casalinga, nulla di famoso, pensieri da condividere con la Olivetti e con la sua signora. Anche stasera sta scrivendo qualcosa. Quasi alla ricerca di ispirazione, alza gli occhi, infila le mani nella sua giacca da camera a quadri e guarda fuori dalla finestra; è una serata di un tardo novembre, un novembre caldo e sereno, per niente autunnale. Dalla sua finestra si vede la torre dell'orologio, illuminata, che scandisce l'ora: sono le 19, 30. Gli occhi tornano in casa. A sinistra della Olivetti una cornice in argento, con la foto di una bella signora sorridente. Il cavalier De Santis la guarda e il mento gli trema, ma non è una cosa da uomo piangere, non da uomo della sua generazione, per cui riprende a scrivere con maggior impeto. Anna cara, sono 3 giorni che mi hai lasciato solo. I ragazzi sono tornati alle loro case, stasera, gliel'ho chiesto io, i loro figli li aspettano. Solo, qui, stasera, mi guardo intorno e sento ancora più forte la solitudine. Ancora di più mentre scrivo perché so che non avrò a chi far leggere queste parole. Eppure dentro di me, quando non mi vince il dolore, sento che non mi hai lasciato. Se mi guardo intorno trovo te, dappertutto. Nelle tazzine di porcellana messe nell'angolo del buffet, nei bicchieri di cristallo lucidissimi nella vetrina. Ci sei, sei qui tra le tue cose, eppure non riesco a sentirti. Come vorrei invece avere un segno che non mi hai lasciato s… Il cavaliere non riesce a concludere la parola, perché un tin tin gli ferma la mano: le tazzine e i bicchieri dietro di lui! Tintinnano! Si gira, il cavaliere, verso il buffet e il controbuffet ma tutto è fermo. Un'illusione…la troppa voglia di ritrovare Anna… il cavalier De Santis dà uno sguardo fuori dalla finestra: la torre dell'orologio dice 19,32. Scuote la testa, il cavaliere. Il mento trema di nuovo, forse per se stesso stavolta, per la sua stessa fragilità. Di nuovo guarda fuori verso il cielo rabbuiato eppure stranamente luminoso, stasera ...le 19,33 alla torre... riprende a scrivere da dove si è interrotto. ..solo. Mi è sembrato perfino che stessi dietro di me, poco fa , che volessi offrirmi il solito caffè o il goccino di nocino fatto da te, e servito nei tuoi preziosi bic.... Tin tin tin tin tin tin…sempre più forte il tintinnio delle tazzine e dei bicchieri e la pesante Olivetti che improvvisamente scivola a sinistra verso la foto! Il cavaliere con un moto tra lo spaventato, l'incredulo e il felice si alza di scatto girandosi verso il buffet: ‘Anna!’
Fu l'ultima parola del cavalier De Santis. L'orologio della torre si fermò alle 19,34. Settimo grado della scala Richter, scrissero i giornali i giorni successivi. Era il 23 novembre 1980. Ad Avellino.
Merito di un amico blogger che mi 'boicottava' quando non la poteva interrompere: pur di recuperare Cima tra i miei lettori misi il 'cazzariello' ossia il bottoncino per fermare la musica!
Davvero commovente...Il terremoto è quasi passato in 2 piano, volevo continuare a credere che fosse Anna a scuotere il sig. De Santis con la sua presenza e a prenderlo per mano.Mi piace lo stile anche se mi fermo quì poichè non sono brava a definirlo, ma è davvero intenso. Un sorriso
Mentre mi accingevo a leggere il tuo post pensavo che mi piacerebbe un gioco letterario in cui sia possibile fare solo commenti negativi, ma arrivato al tuo finale mi sarei trovato spiazzato a dover fare dei commenti negativi. Avevo rimosso anche il terremoto.Eppure li ho vissuti sti anni '80.
Caspita, eri venuto bellicoso a leggere, sicché! M'ha salvato l'anima del cavalier De Santis! ;-) Sapessi quante cose ho rimosso io degli anni 80... è che la vita ci bombarda di informazioni negative e dobbiamo difenderci, in qualche modo...
Bellissimo questo racconto ... per un attimo sono ritornata a quell'indimenticabile giorno. Per noi che l'abbiamo vissuto il sangue non può che raggelarsi nelle vene! Quante paure e quanti lutti in quella tiepida serata di novembre che sembrava essere quasi ... di rinascita primaverile e invece ...! Un bacio, vi cara e buon fine settimana. ^virgola*
Anche il tempo raggelò davanti a quei lutti: ricordi il freddo dei giorni successivi? Io ricordo un giornalista del TG1 che diceva 'Non avrei mai immaginato che al sud potesse far freddo come sulle Dolomiti'...
...al contrario del tuo ragioniere io mi sono permesso di piangere un pò. bellissimo il tuo racconto. Ricordo che qualche giorno dopo ero a Pescopagano ad allestire il campo della protezione civile.... emozioni ancora forti. grazie. cia. Mario
io ero gia a trieste e in quell'epoca non c'erano ne i cellulari ne i telefoni in tutte le case ricordo che telefonai amia sorella e suono a lungo e invano tutta la sera mio padre non lo aveva e il cuore batteva apiu non posso ad'ogni informazione poi verso la notte sia la tivu che il telefono mi tranquillizzarono le case erano sinistrate ma nessuna crollata e la gente correva giusto a prendere il necessario per passare la notte in strada e cosi sentiii mia sorella poi dopo l'80 napoli e crollata pianpianino in un degrado mai immaginato
i morti la ricostruzione infinita bhe fu un'anno orrendo eio non potei scendere perche avevo due creature da badare e non potevo aiutare ma mandammo tutto quello che si poteva amndare con le raccolte di ogni genere di conforto questo fu per me quell'anno orrendo invece per tanti
Io a casa mia non avevo il telefono e qui per tre giorni le linee telefoniche rimasero interrotte. Le mie cugine a Roma pensavano che io e mamma fossimo morte, pensa... E dopo...notti in macchina, prima, poi nell'androne dell'antico portone della mia casa, una casa vecchissima le cui mura si erano spaccate, ma non era caduta...e la paura di allontanarsi da quella casa, un po' po' per i vandali, ma soprattutto perché avevo la sensazione che al ritorno non l'avrei più trovata...una sensazione di precarietà che non ho dimenticato del tutto.
Ho un ricordo indelebile!Mi trovavo a dormire a casa di mamma sulle mura ciclopiche di Ferentino in ciociaria.Mi svegliai e contai la durata del moto sussultorio sul letto...durò 29 secondi...tanti...feci in tempo a rimettermi la fede che avevo tolto,preparandomi al peggio.Ero appena tornata dalla Spagna dove avevo seguito mio marito dopo il matrimonio.In quel momento il matrimonio era terremotato ,come me,che di l' a poco, dopo le scosse forti,sarei uscita di casa con mia madre.
Hai ragione!Quel che fa più rabbia però sono i soccorsi che non arrivano mai coordinati a dovere!prima devono pensare che stiamo su una terra ballerina!
Il tema del terremoto dell'Irpinia mi pare che sia stato trattato, anche se matginalmente, da un altro testo. Anch'io ho una certa dimestichezza con i terremoti, visto che quello del settembre del 1985, che distrusse il centro di Città del Messico (ottavo grado della scala Richter, 10 volte più forte di quello dell'irpinia) ha distrutto anche la mia casa. Veniamo al tuo testo: mi è parso essenziale e scritto bene, da un punto di vista narrativo incomincia con un piano sequenza sulla stanza, poi l'attenzione si concentra sul cavaliere che sta scrivendo una lettera alla moglie mancata di recente. Il testo è sintetico, ma non superficiale, mi pare che tu sviluppi la storia in modo efficace e senza fronzoli. Un unoco appunto:"Di nuovo guarda fuori verso il cielo che si rabbuia man mano..le 19,33". A Novembre, nel sud Italia è già buio alle sei di sera (forse anche alle cinque e mezza). Quindi alle 19 e 30 è già buio da un pezzo. In ogni caso, una buona prova. Ciao. W.
Ciao, grazie del commento lusinghiero. Per quel che riguarda l'orologio della torre, avrei dovuto specificare che è illuminato. Lo è sempre stato, anche prima del terremoto, e lo è di nuovo ora. Invece ho dato per scontato che il lettore afferrasse la cosa. Vedrò di sistemarla, grazie!
Ho aggiunto la precisazione che la torre dell'orologio è illuminata. Per la cronaca, la torre è quella che c'è nella foto a destra del mio blog, quella nel box 'Abito sempre qui da me'. E grazie ancora della segnalazione! ^__°
A dire il vero, il mio appunto non si riferiva alla torre dell'orologio, ma alla frase "che il cielo si rabbuiava". Alle 19:30 il cielo doveva essere buio già da tempo. Writer
Ho detto all'inizio che era un novembre strano, caldo, quasi primaverile: ti assicuro che non era buio del tutto, quella sera. Non so perché, ma non era buio. E dopo la scossa il cielo era di un color rosso a mò di tramonto. Comunque sistemerò anche questo, e ancora grazie! *_*
Mentre leggevo e scorrevo le righe...l'ho pensato, per la seconda volta (nel racconto di Nella l'avevo pensato anche , mi ero sbagliata però)l'ho pensato per ben due volte perchè a me è rimasto impresso, la mia seconda bimba Ylenia aveva un anno e 1 mese, ricordo le migliaia vittime e i senza tetto e andavano verso l'inverno!...c'era stato quello del '76 in Friuli(maggio '76 lo ricordo perchè ero incinta e la sera del 6 maggio era la prima sera del mio corso prematrimoniale in Chiesa, naturalmente il prete non sapeva...allora non si poteva dire)...non si possono dimenticare !
Già, non si poteva dire allora di aspettare un bambino. Me lo ricordo anche io quello del Friuli. E dopo 4 anni i soccorsi furono lenti come quattro anni prima...
ti ho letta ora... e mi hai dato la pelle d'oca... accidenti come sei brava.... quel 23 novembre 1980 lo ricordo bene anch'io... anche da noi ci furono dei danni e tanta paura (la sede del mio liceo, un antico palazzo, rimase lesionato e inagibile. lo stanno restaurando solo ora dopo 27 anni...)... ora non ricordo, ma forse ci fu anche qualche morto... circa 40 giorni dopo mi sarei sposata...eravamo a casa di mia suocera e c'erano ospiti. parenti venuti proprio in virtù dell'imminente matrimonio. sul più bello il tintinnio... tutti i bicchieri e i ninnoli comincarono a tintinnare e in pochi secondi tutti si resero conto di ciò che stava accadendo... tutti in preda al panico tentarono di uscire fuori in giardino. una anziana signora dirimpettaia, presente anche lei a casa di mia suocera, però, si piazzò impaurita sull'uscio della porta di ingresso impedendo il passaggio e scatenando ancor di più urli e panico...
quella notte dormimmo in macchina all'aperto... in pratica il mio futuro marito mi rapì... mi tenne con sè a casa sua con la scusa del terremoto :-) il giorno dopo andammo a dare un'occhiata nella nostra futura casa dove c'erano già dei mobili... i bicchieri di cristallo nella vetrinetta erano spostati ed alcuni anche sbreccati.... non so scrivere come te, ma questi sono i miei ricordi, rinnovati dal tuo post, che credo posterò anche da me. baci
Sai scrivere benissimo, altroché! E visto che tuo marito ti ha potuta rapire qualche giorno prima, abbiamo trovato un aspetto positivo pure al terremoto! Le persone che si fanno prendere dal panico sono pericolose in queste situazioni, ma non è facile controllarsi, quindi capisco la poveretta che strepitava sulla porta...
ti ho risposto da me, ma chiarisco anche qui. lo so che so scrivere... è che io non saprei mai scrivere un racconto come quello del ragioniere... in verità non ci ho mai provato perchè con le "lettere" non sono mai andata d'accordo, ma l'italiano lo conosco e mi sono simpatici anche i congiuntivi :-))) baci e grazie dell'ispirazione!
Conosci i congiuntivi??? Un esemplare rarissimo! eheheh Provaci a scrivere, dai! Anche io mica scrivo per mestiere. Certo, magari facendo la maestra, ho una buona dimestichezza coi testi, ma scrivere è un'altra cosa. Però se uno mai comincia...aspetto il tuo racconto,ok? ^__°
L'irpinia era lontana quel giorno, ero a Milano ed erano passati già quattro anni dal terremoto del friuli, vissuto sul posto mentre mi trovavo là a fare il militare. Appena mi diedero la notizia di quest'altro cataclisma, risentii nella pancia e nel cervello quella vibrazione e quel rumore sordo e terrificante. Passammo tutta la notte e tutto il giorno dopo, con i compagni della sezione del PCI, a raccogliere coperte e viveri. Volevo riempire quei camion e svuotare le nostre case così calde e così piene di ogni ben di dio, sentivo il vostro freddo nelle ossa e la vostra paura sulla pelle. ti odio, vi_di, pensavo di aver già versato tutte le lacrime che potevo ...ci mancava pure il cavalier desantis! a prescindere dal piccolo errore rilevato da falco, complimenti per la delicatezza e per la tecnica limpida. molto ben fatto. gf
Grazie per la nottata passata a preparare roba per noi, la riconoscenza per questi gesti non ci abbandonerà mai, a noi che siamo qui a raccontarli, quei momenti. Tanta fu la solidarietà della gente quella volta, tantissima. Davvero arrivarono da tutta Italia per aiutarci. E in nome di quella solidarietà, non odiarmi per troppo tempo, dai...^__°
Dolcissimo come la più bella storia d'amore, malinconico come la fine di ogni cosa e realistico come un articolo di cronaca personale. Ame la morte del cavalier De Santis è apparsa quasi come liberazione, depenalizzando per un attimo quella sciagura immane che è rimasta impressa nella mente di tutti noi...Veramente bello,Virgin, brava bravissima!
P.S. Un ricordo "sdrammatizzante": io quel 23 novembre alle 19.34 ero nella 500 "imboscata" con il mio attuale marito, quando la 500 cominciò a sussultare in modo un pò "anomalo"....:-)
In effetti sì, volevo anche dare l'idea che il cavalier De Santis sia morto con gioia... Ero nella 500 anch'io, ma non imboscata, eravamo usciti dal cinema pochi minuti prima e stavamo facendo una passeggiatina verso Mercogliano, quando la macchina cominciò a sltabeccare come se avesse forato tutte e 4 le gomme...poi un rumore sordo e lungo, poi un polverone...e poi un signore che correva per strada con un bimbo nudo avvolto solo inn un cappotto. Fu allopa che capii che era stato il terremoto.
Ecco, anche questa era una cosa che volevo fosse proprio così: cioè chi legge deve concentrarsi prima sull'ambientazione, poi sul cavaliere, e non deve avere sentore di quel che acadrà. Che è poi lo stato d'animo di tutti noi qui quella sera.
Vi-di a me non piace la "questione di stile"... non piace il "vorrei più dei personaggi"... non piace leggere "che la sera è sera a quell'ora"... Piace leggere quello che scrivi, perchè le parole portano oltre quello che il pensiero aspetta e dove il pensiero non deve andare! Devo dirtela tutta: penso che sia il più bel post che abbia letto in questa saga... la tua idea non ha bisogno del tratto dei personaggi perchè è tanto forte che anche la storia le lascia il passo... davvero un gran BRAVO.
...un grido strozzato in gola da un evento forse voluto dal destino...o forse voluto dagli uomini che spesso non credono nel destino...
complimenti davvero....
Grazie per i complimenti; ti dirò però che spero non esista un destino che decide di seppellire sotto le macerie migliaia di cavalier De Santis..spero sia solo legge di natura...
Molto bella, romatica e misericordiosa la morte del Cavalier De Santis...e molto brava tu, a descrivercela così bene! Anche io partecipo all'iniziativa di Writer...e sono contenta che non sia a carattere competitivo! un bacio ;-))))CD
Un bel post, dove si mescola una bella storia d'amore che va oltre la morte, con la tragedia del terremoto. Mi piace l'idea che il cavalier De Santis, abbia creduto che a far tintinnare le tazzine sia stata la sua Anna. La sua è stata una morte serena, inconsapevole di ciò che stava veramente accadendo.
Ciao Vidi, il tuo testo mi è piaciuto molto e mi ha emozionato. Morire felici tra le braccia dell'amore ritrovato, tra le sue braccia per l'eternità... Complimenti davvero. Giò.
Bello il crescendo di curiosità e coinvolgimento emotivo. La cura del dettaglio poi, rende tutto molto realistico... nella luce gialla soffusa dai toni caldi, si percepisce l’odore della polvere e quello di una stanchezza che ancora non si vuole arrendere. Chissà che voltandosi di scatto, il Cavaliere non l’abbia vista per davvero la sua Anna.
Brava!
In realtà non sapevo esattamente come avrei scritto la storia, avevo solo l'idea. Man mano che scrivevo era come se stessi vedendo un film della storia e quindi scrivevo quel che vedevo, per questo ci sono tutti i dettagli della stanza: io li vedevo... non so se riesco a spiegare.
Bello il racconto, ma mi ha lasciato una curiosità: Olivetti lettera??? E poi nn ho capito bene, il cav. De Santis è morto? Non capisco bene se *Fu l'ultima parola del cavalier De Santis.*. Pronunciata o scritta? Lo so, son pignola stasera. Ciao
L'Olivetti è QUESTA. La parola fu pronunciata: il cavaliere si alza e si volta verso il buffet dopo che la Olivetti è scivolata verso la foto, convinto di trovarci la moglie... E dopo quella non ne disse altre, il cavaliere. A meno che non sia rimasto muto, mi pare che non vi siano dubbi sulla sua sorte. Ciao pignola! *_*
Ciao Vi_di, io non ti avevo mai letto ed ho trovato molto interessante il tuo racconto. Per mia fortuna non ho mai dovuto vivere un’esperienza tanto tremenda come quella di un terremoto. Del tuo scritto ho apprezzato molto la descrizione dell’appartamento, è stato un po’ come passeggiare tra quei mobili e guardare il cavalier De Santis alla sua Olivetti. Affascinante anche pensare che lui sia tornato tra le braccia della sua Anna, come dici tu “tra l’incredulo e il felice”. Bello davvero. Un sorriso.
Giuro che l'ho scritto senza stare a pensare allo stile...mi veniva fuori da solo, dalle dita...sei gentilissimo. E gentilissimi lo sono stati anche tutti gli altri che hanno apprezzato il mio racconto. Un grazie enorme a te e a tutti!
Wow, sinceramente il tuo racconto la lacrimuccia me l'ha tirata fuori!Lo scandire insistentemente il tempo mi ha tenuto appccicata al racconto fino alla fine!Complimenti!
ti leggo e rivivo quei momenti, quella domenica sera in cui le case tremarono. Eravamo a Napoli e le scosse arrivarono meno intense ma riuscirono a provocare danni e paura, cadde anche la statua della Madonnina sulla chiesa di Capodimonte. Poi la fuga, le notti passate in macchina..
Il tuo racconto è davvero bello, reale. Complimenti.
Mi è piaciuto davvero molto il tuo racconto. C'è la passione, c'è l'amore, c'è la tragedia: tutto mescolato con talento, ne è uscita una storia che rimane dentro...
mi è sembrato di rivivere come fosse la tragedia di Pompei e la casa anni 50 mi si è trasformata come d'incanto nelle ville romane... con gli abitanti presi all'improvviso dalla catastrofe del Vesuvio... ciao angi
bellissimo! emozionante e commovente, efficace. un grande amore e una grande tragedia. intreccio, trama, personaggi, ritmo... tutto in poche struggenti righe.
elliy :)
l'ultimo secondo battuto dall'orologio della torre mi ha fatto venire in mente l'istante di Gozzano
(mole immensa di dolore che addensa
il Tempo nello Spazio)
A che destino ignoto / si soffre? Va dispersa / la lacrima che versa / l'Umanità nel vuoto? Accostamento lusinghiero, ma immeritato, comunque grazie davvero!
Bello. Soprattutto la descrizione un pò retrò della stanza del ragionier De Sanctis che trasmette un senso di tempo che si è fermato, eppure è passato troppo in fretta. Ricordo quella sera, era una domenica se non sbaglio. Avevo 14 anni e il mio insegnante di matematica che era di Avellino, il giorno dopo non era a scuola perchè era partito per tornare a casa. Ma ricordo ancor più vividamente quello del 1976 in Friuli: vivevo a una cinquantina di chilometri dall'epicentro e per anni dopo quella sera, qualsiasi boato o rumore di camion mi faceva sobbalzare e correre in strada.
Sì, quando accadde qui ad Avellino era una domenica. E anche io ho un vivido ricordo di quello del Friuli, ricordo che era maggio. Solo che lo ricordo bene per altri motivi...mio padre si sentì male un paio di gorni dopo e lo persi poi a luglio successivo. Comunque chi si è trovato in una situazione come questa del terremoto rimane per anni coi nervi tesi. Grazie per la lettura ed il ricordo!
Vi ringrazio tutti per i commenti... è la prima volta che sento veramente di far parte di questa cosa che è il mondo virtuale, internet... l'iniziativa è stata fantastica e mi ha permesso di esprimere una parte di me, un ricordo d'infanzia per la precisione. l'ho voluto lasciare così... semplice scarno e atroce come era rimasto impresso nella mia mente di bambina... proprio quest'anno dopo tanto tempo finalmente sono riuscita a scovare tra tanti ricordi quello più bello della mia infazia, ma passare al setaccio tutti gli altri non è stato facile...
Commovente il tuo racconto
Vero, iniziative come questa ti fanno sentire parte di una comunità: non più un soliloquio, ma un dialogo a più voci! Anche per me è stato bello partecipare, per lo stesso motivo!
il silenzio morbidamente descritto in maniera precisa ed accurata, della stanza ove solo il clik clak dei tasti della olivetti irrompe come a far AVVERTIRE LA VITA...che cè ancora vita lì dentro...mi ha scosso molto...come la nostalgia.La mancanza. L'amore...La presenza...e poi la sorpresa...Brava! brava veramente! una vita che si spegne per un cataclisma...ma che in quel momento RICOMINCIA A VIVERE...ahaaahhhh!!!che dolcissima storia...grazie...a presto!
Come eravamo
Questo messaggio è rivolto a tutti, nessuno escluso! Accogliendo la proposta di Claudio (alias Writer alias falco58dgl) chiediamo il tuo consenso a pubblicare su tuttiscrittori il racconto con cui hai partecipato al gioco letterario "come eravamo". Sul sito saranno pubblicati "tutti" i racconti che manifesteranno tale volontà.
Ti chiediamo anche di dirci quali sono stati, secondo te, i tre racconti migliori (escludendo quelli di SantiagoGamboa, Writer, Elliy e Kremuzio).
I migliori racconti da "voi" scelti, assieme ad altri scelti da tuttiscrittori, saranno probabilmente letti in una trasmissione radiofonica web (in streaming) a cadenza quindicinale. Di cui daremo notizia al più presto.
Per esprimere il consenso ed indicare i tre racconti da te scelti, manda una mail a tuttiscrittori@libero.it indicando nell'oggetto "come eravamo". Abbi cura di indicare il tuo nickname e quello dei tre autori da te preferiti.
Un saluto e un abbraccio, Gianfranco (alias Santiago)
O caspita! E' bellissima questa opportunità! Inattesa e molto, molto gratificante! L'unica cosa che mi spiace un pochino è dover fare graduatorie tra i racconti letti...
Bello questo intersecarsi di una storia individuale con un evento memorabile della Storia. Considerazione mia:
Che tristezza quando leggo i fatti di un'epoca che mi sembra vicinissima ma che già rientrano nel "come eravamo"! in fondo a quel tempo ero già grandina, lavoravo, mi ero già lasciata con un bel po' di fidanzati e già siamo nel come eravamo!!! meglio che non ci penso!
Bè, se sei riuscita a farmi uscire questo popo' di riflessioni vuol dire che hai fatto centro con la tua storia. Ciao. Cattleja
Eh, mia cara, il tempo passa...ero grandina anche io, e avevo fatto in tempo a conoscere quello che poi è diventato mio marito e con cui condivido ormai un percorso bello lungo, che spero si allunghi ancora tanto...sai che però io non ci avevo pensato a quanto tempo era passato su di me? Vuol dire che tu con queste popo' di riflessioni hai smosso anche delle altre consapevolezze, che non avevo valutato. Altro punto a favore di questa iniziativa! Ciao e grazie!
non ho letto gli altri commentiche hai ricevuto...ho poco tempo ma tornerò, puoi contarci.....ti lascio ciò che hai evocato in me, non so se altri lo hanno già fatto, ma il tuo testo mi ricorda una poesia di un grande maestro: Montale...Ecco i versi che mi hai fatto tornare in mente: " ho sceso dandoti il braccio almeno un milione di scale ed ora che non ci sei è il buio ad iìogni gradino "...notteeeeeeeee, mary
La poesia di Montale alla moglie. Credo sia una delle più belle liriche che io abbia letto circa l'amore tra compagni di vita... se davvero il mio racconto ti ha fatto venire in mente questi versi, io nella mia piccolezza di 'scribacchina' non posso che sentirmi lusingata e ringraziarti.
Anche se con tanto ritardo mi sono soffermato con piacere a leggere il tuo racconto. Devo dire che è di una linearità assoluta. Scitto da chi è davvero capace nell'esprimere molte situazioni, sentimenti e immagini, soprattutto le ultime. Mi è sembrato scorrendo di essere in quel luogo in quel momento, conoscere palmo a palmo quella stanza con la sua vista. Mi sono sentito vicino alla figura del ragioniere De Santis (sono anche io ragioniere) e ogni tanto mi soffermo a pensare a cosa devo scrivere. Viaggio preferibilmente sulla poesia non sui racconti. Non sono bravo come te e Writer o altri. La cosa che mi ha colpito molto è la conclusione. Il tutto finisce con la tragedia dell'Irpinia. E' stato un terremoto terribile ed ancora ne sono rimaste le conseguenze credo. Io allora vivevo a Pescara ed ho avvertito anche lì fortemente le scosse. Bellissimo davvero e bravissima!.
Pensa, ero sicura che l'avessi già letto! Come ho già detto più volte, di mestiere io sono solo una maestra elementare; il modo di scrivere deriva da una capacità innata, credo ( sono sempre stata brava a scrivere, fin dai tempi della scuola elementare) e poi dal mestiere che faccio (in effetti non è automatico essere insegnante e saper scrivere, ma io qualcosina in più l'ho imparata, insegnando)ma non mi sogno minimamente di mettermi a paragone con Writer e gli altri che sono veramente degli scrittori. Ho scritto 'Anna' di getto, credo di averci impiegato pochissimo. Era come se io vedessi la scena, e come la vedevo la scrivevo... non so spiegarlo, però quando scrivo qualcosa che mi 'prende' mi succede sempre così, cioè che vedo quello che scrivo... scopriremo che sono una matta! eheheh. Grazie per aver letto e grazie dell'apprezzamento, amico brubus!
Sapessi quante cose ho rimosso io degli anni 80... è che la vita ci bombarda di informazioni negative e dobbiamo difenderci, in qualche modo...
Per noi che l'abbiamo vissuto il sangue non può che raggelarsi nelle vene! Quante paure e quanti lutti in quella tiepida serata di novembre che sembrava essere quasi ... di rinascita primaverile e invece ...!
Un bacio, vi cara e buon fine settimana.
^virgola*
E dopo...notti in macchina, prima, poi nell'androne dell'antico portone della mia casa, una casa vecchissima le cui mura si erano spaccate, ma non era caduta...e la paura di allontanarsi da quella casa, un po' po' per i vandali, ma soprattutto perché avevo la sensazione che al ritorno non l'avrei più trovata...una sensazione di precarietà che non ho dimenticato del tutto.
Comunque sistemerò anche questo, e ancora grazie! *_*
Le persone che si fanno prendere dal panico sono pericolose in queste situazioni, ma non è facile controllarsi, quindi capisco la poveretta che strepitava sulla porta...
Ero nella 500 anch'io, ma non imboscata, eravamo usciti dal cinema pochi minuti prima e stavamo facendo una passeggiatina verso Mercogliano, quando la macchina cominciò a sltabeccare come se avesse forato tutte e 4 le gomme...poi un rumore sordo e lungo, poi un polverone...e poi un signore che correva per strada con un bimbo nudo avvolto solo inn un cappotto. Fu allopa che capii che era stato il terremoto.
Ciao, serena notte :-)
Brava!
La parola fu pronunciata: il cavaliere si alza e si volta verso il buffet dopo che la Olivetti è scivolata verso la foto, convinto di trovarci la moglie... E dopo quella non ne disse altre, il cavaliere. A meno che non sia rimasto muto, mi pare che non vi siano dubbi sulla sua sorte.
Ciao pignola! *_*
ciao angi
Accostamento lusinghiero, ma immeritato, comunque grazie davvero!
Ricordo quella sera, era una domenica se non sbaglio. Avevo 14 anni e il mio insegnante di matematica che era di Avellino, il giorno dopo non era a scuola perchè era partito per tornare a casa.
Ma ricordo ancor più vividamente quello del 1976 in Friuli: vivevo a una cinquantina di chilometri dall'epicentro e per anni dopo quella sera, qualsiasi boato o rumore di camion mi faceva sobbalzare e correre in strada.