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Torino sul New York Times

Quoto un articolo apparso sulla Stampa di oggi, a firma di Paolo Mastrolilli.

Per un torinese innamorato della sua città, son soddisfazioni, credetemi.

Non ci sono più scuse, Torino. Ora che hai conquistato l’apertura delle pagine di viaggi del New York Times, non ti puoi più nascondere: sei una destinazione internazionale, e devi comportanti di conseguenza.

Anche con un pizzico di orgoglio e vanità, se servisse. E’ successo ieri, quando il giornale più famoso al mondo ti ha messo in cima alla lista dei suoi suggerimenti riguardo i posti da visitare.

La rubrica dove sei apparsa si chiama «36 Hours In», cioè come passare 36 ore in una città. Solo un week end, d’accordo, ma c’è poco da offendersi: gli americani in media fanno sette giorni di ferie all’anno, e quindi dedicare un intero fine settimana ad una località è già un lusso.

La rubrica del Times, poi, viene riservata ai centri urbani più belli, interessanti o intriganti del pianeta. Luoghi da non mancare, insomma, con l’aggiunta della tipica soddisfazione chic newyorchese di aver scoperto qualcosa di nuovo ed originale.

Cultura dei caffè
L’articolo è onesto fin dal principio: «Quando si parla di reputazione urbana, essere la casa della Sindone e il quartier generale della Fiat non è molto per navigare». Tipico understatement, su cui concorderebbero parecchi tuoi abitanti. Eppure già alla riga dopo arriva la sorpresa: «Ma Torino, la quarta città italiana, ha anche l’elegante cultura dei caffè di Trieste, e di notte la vibrante scena degli aperitivi milanesi, il tutto incastonato nel Piemonte, senza dubbio la miglior regione del paese per il cibo e il vino».

Avevi mai avuto il coraggio di pensare una roba simile di te stessa, Torino? E poi: «Di recente, la città ha inaugurato un nuovo stadio per la popolare squadra di calcio Juventus, e riaperto un paio di musei stellari, che sottolineano la sua sfaccettata importanza attraverso la storia d’Italia. Torino - pare - sta riavviando il suo motore».

Il resto è una passeggiata di 2 giorni nelle tue strade. Alle quattro del pomeriggio di venerdì il New York Times prenderebbe un gelato da «Grom», ma anche da «Marchetti», e passeggerebbe in Piazza San Carlo. Alle sette, aperitivo al Quadrilatero, da «Pastis» o «Zonk». Alle nove cena al «Consorzio».

Ai Murazzi
A mezzanotte quattro salti nei locali dei Murazzi, o al più trendy «One Apple Concept Bar» di Daniele Conte. Sabato mattina si parte alle dieci scambiando il caffè col bicerin, per obbligo dal «Caffè Al Bicerin».

Alle undici è il momento della cultura, tra il Museo Nazionale del Risorgimento e l’Egizio. Alle due aperitivo- pranzo, al «Caffè Mulassano» o da «Baratti & Milano», con sosta per un giandujotto da «Guido Gobino». Alle 16,30 shopping nelle boutiques più discrete tipo «Verdelilla» o «Kristina Ti».

Alla Mole
Alle otto visita alla Mole, con appuntamento per cena da «Sotto la Mole». Alle undici un bicchiere di vino, Barolo, Barbaresco o Bianco Miani, da «I Tre Galli». Domenica mattina si va al Museo Nazionale dell’Automobile, e poi ci si allunga verso il Lingotto per il pranzo da «Eataly», che ormai i newyorchesi conoscono pure a casa loro per il brunch.

Per dormire, i suggerimenti sono «Grand Hotel Sitea» e «Town House 70». Ognuno ha il diritto di avere la propria opinione su queste scelte, perché esistono tanti itinerari alternativi. Ma ciò, Torino, non fa altro che confermare il suggerimento del Times, affinché tu sappia che riceverai visite.