step by step
avventure semiserie di una mamma, condivisione di idee e materiali
27 APRILE 2011
Oggi non ho fatto in tempo a pubblicare un post, ma per chiunque volesse conoscere i miei racconti e i miei spunti in merito alle cene improvvisate, prego, cliccate qui!
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Scatola Nera, il blog di Maddelaine Green.
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scuola privata o scuola pubblica?
Post n°44 pubblicato il 11 Aprile 2011 da mumonboard
Con la carissima Nella, qualche post fa, nei commenti abbiamo parlato di prescrittura e di ambienti scolastici in generale. Proprio durante la stessa mattinata, ne avevo parlato con una mamma, incontrata casualmente e mi sono resa conto, di quanto può essere utile scambiarsi le proprie esperienze e i propri punti di vista, in merito alla scelta della scuola più adatta per i propri figli, perché in effetti esitono molte situazioni e tante cose che hanno un valore diverso, a seconda che vengano considerate singolarmente, oppure no. Qui racconto la mia esperienza con S., anche perché voglio chiarire bene il perché abbia espresso determinate opinione precedentemente. S. non è andata all’asilo nido, è stata una cosa abbastanza naturale, perché la mia situazione in quel momento e anche la mia mentalità, mi hanno portata a fare questa scelta, senza pormi troppe alternative. Quando è arrivato il momento di iniziare la scuola materna, non era nemmeno un periodo semplice, perché nel frattempo A. era appena nata e io mi chiedevo se non fosse più giusto riavvicinarmi a casa mia, me lo chiedevo da mesi e non avevo fatto alcuna preiscrizione, perché mio marito mi aveva dato qualche speranza in questo senso. Poi è arrivato settembre ed è passato, così , alla fine dovendo trovare una soluzione rapida, mi sono informata su quali fossero le scuole più vicine a casa e ne ho trovata una, privata, con solo una sezione, (mista per età), che però era diretta da una signora spagnola, con due lauree, di cui una presa in Italia, e che fra le sue caratteristiche includeva l’insegnamento dello spagnolo e dell’inglese. La direttrice però ci aveva già detto di non aspettarci che diventasse madrelingua, perché il loro approccio era ludico, anche data l’età dei bambini e comunque la lingua prevalente rimaneva l’italiano. A me questa cosa andava benissimo, non sono mai stata una fan delle pressioni esagerate, la scuola di per sé non mi aveva entusiasmata moltissimo come aspetto, non aveva nemmeno un po’ di giardino, però non era su strada, le insegnanti mi avevano fatto tutte un’ottima impressione, anche quelle del nido, la scuola era aperta fino alle 7 di sera, aveva la mensa interna e poi facevano tante altre cose, danza, musica, piscina, mi sembrava una soluzione ottima per S. Infatti lei, non ha fatto le canoniche due settimane di inserimento con tempi ridotti, ha iniziato dal secondo giorno a pieno ritmo, perché le è piaciuto moltissimo tutto, compreso il cibo, di cui chiedeva sempre il bis, lasciando tutti a bocca aperta, perché lei comunque non aveva nemmeno 3 anni, ancora, ma mangiava come quelli di 5 e non dava il minimo problema, anche per le altre attività, riposino compreso, che invece a casa non faceva nemmeno a pagamento. Io, presa da A. e vedendola così felice, non mi sono preoccupata di verificare come andasse l’apprendimento, anche se ogni tanto mi rendevo conto che mi raccontava solo di giochi, senza mai raccontarmi qualcosa di qualche attività che faceva, senza mai accennarmi una canzoncina in inglese o spagnolo, però pensavo che, data l’età, forse a casa non si sentiva a suo agio a cantare da sola e aspettavo il saggio per sentire i risultati. Risultati puntualmente assenti. Ha fatto tutto quello che doveva fare in italiano, ma quando è arrivato il momento delle lingue straniere, si è seduta e non ha aperto bocca. Pazienza mi sono detta, in fondo ha solo 3 anni e mezzo… L’anno successivo, idem, al saggio estivo, si è ripetuta la stessa medesima scena, ma oltre a questo, dato che nel frattempo A. era già cresciuta un po’, mi ero anche accorta che S. non sapeva nemmeno scrivere il suo nome in stampatello, che non aveva proprio idea di cose fosse l’alfabeto e che se le davo un foglio con delle linee da completare, iniziava a fare qualcosa, ma poi lasciava tutto subito, dicendo che era stanca e non ne voleva sapere. Avendo mia madre che fa questo lavoro, sapevo che non era normale, perché i suoi bambini, alla stessa età, invece, erano già molto più avanti di lei, con l’aggiunta che mia madre non insegna in una scuola privata ed esclusiva, né per mega geni, ma in una normalissima scuola statale di paese, il cui costo mensile, copre le spese della mensa e basta e si aggira intorno ai 40 euro. Io vi risparmio quanto spendevo io, tra retta, spese per le attività extra, orario prolungato, etc. etc. Mio marito a quel punto aveva già deciso che S. non avrebbe continuato ad andare lì, poi si è anche aggiunto il fatto che sembrava dovessimo cambiare nazione, quindi S. quest’anno, fino al 20 novembre è rimasta con me, a casa, e in pratica abbiamo fatto home schooling. L’home schooling , non è altro che “una scuola casalinga” in cui i genitori fanno da insegnanti. Ho voluto provare a vedere se per caso era S. che era un po’ più lenta, mi ero preoccupata che avesse dei ritardi nell’apprendimento. Invece nel giro di un mese aveva imparato a scrivere tutto l’alfabeto e sapeva scrivere il suo nome e cognome perfettamente. Poi ho provato a vedere cosa succedeva con le canzoncine in inglese, nel giro di 3 giorni ne imparavamo una nuova, semplicissima, uguale con lo spagnolo, per il quale ero andata a cercarmi le stesse canzoni che avevamo sentito al saggio 3 mesi prima. Non vi so dire la rabbia e il senso di colpa, soprattutto per non essermi accorta subito di quanto tempo e quanti soldi abbiamo sprecato. Quando siamo stati certi di dover rimanere qui anche per quest’anno, mi sono data da fare per scegliere una scuola nuova per S. con non poco sforzo, soprattutto perché S. non faceva che dire di voler andare alla sua scuola, perché le mancavano le sue maestre e i suoi compagni di classe. Comunque alla fine, scegliamo una scuola bilingue, nel senso che le ore di gioco e di attività in italiano e in inglese sono le stesse , ed è previsto un percorso che arriva fino alle superiori, con la stessa modalità di insegnamento. Riusciamo ad inserire S. che comunque continua a dire di voler andare “alla sua scuola” anche se quella nuova è bellissima e le piace tanto. A dire la verità, mi aspettavo qualche risultato in più per l’inglese, ma considerato che stiamo andando avanti anche da sole a casa e che tutto il resto viene compensato perfettamente, mi sento di dire che va bene così. Non posso dire nemmeno di questa, che si tratti di una scuola alla portata, perché la retta che abbiamo dovuto pagare è spaventosa, e per la scuola materna, forse, non è poi nemmeno il caso di spendere così tanto, non lo so. Io ho frequentato solo scuole pubbliche, perché dove vivevo io, quello c’era, probabilmente avrei potuto avere di meglio, ma non mi sento di dire che non abbia avuto una buona istruzione, anche perché quella si può sempre integrare, anche al di là della scuola, l’importante è avere voglia di studiare e di imparare, la curiosità, l’entusiasmo e la motivazione. Vedremo cosa succederà al saggio di quest’anno… |
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