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Una Nuova Vita (Ultimo Capitolo)
Post n°1289 pubblicato il 05 Novembre 2016 da contastorie1961
Dopo la telefonata, Paolo corse alla finestra. Accanto al marciapiede, una pattuglia dei carabinieri sostava col motore acceso mentre, dal fondo della via, ne stava arrivando un’altra. Colto dal panico, corse in camera e prese in braccio Simone, ancora mezzo addormentato. Alla fine dunque, Elena l’aveva tradito, proprio come aveva fatto Michele; ma non sarebbe marcito in cella per chissà quanto, avrebbe venduto cara la pelle. Passando dalla cucina s’impossessò di un grosso coltello, quindi spalancò la porta. Subito, i militari della prima macchina scesero con le armi in pugno, mentre l’altra si arrestava a pochi metri. Vedendo la situazione, il maresciallo Capuano balzò giù e fece loro un gesto. -State calmi- disse perentorio, poi attraversò la strada. -Non fare un passo in più- sibilò Paolo brandendo il coltello. -Ascolta, Bertesi, sai benissimo di non avere più alcuna possibilità, e il bambino non ha colpe, lascialo andare- Come se avesse intuito ciò che stava accadendo, Simone scoppiò a piangere. -Voglio una macchina qua davanti, subito!- quindi rientrò in casa. A malincuore, Capuano tornò sui suoi passi. -Che facciamo, maresciallo?- chiese uno degli uomini. Prendersi una simile responsabilità, poteva anche significare passare grossi guai coi propri superiori, ma sapeva di non avere altra scelta. -È disperato, e una persona in quelle condizioni rappresenta un pericolo. Chiama il comando e fatti mandare una macchina senza insegne, non c’è altro da fare- rispose per nulla convinto.
Mentre il militare obbediva agli ordini, prese il proprio cellulare e digitò un numero. -Marescià, sono io, la situazione è precipitata- In breve, raccontò a Molinaro ciò che era successo e la decisione che aveva preso. L’ex maresciallo lo ascoltò con attenzione. -Hai fatto la cosa giusta, non avevi alternative, ma forse posso rimediare all’errore che ho fatto mettendo in guardia quello sciagurato. Aspetta ancora un po’ prima di far arrivare la macchina, devo fare una cosa- quindi riattaccò. Col cellulare sospeso a mezz’aria, Capuano si chiese cosa mai avesse in mente; tuttavia, e sperando di agire per il meglio, fece ciò che gli aveva detto. Mezz’ora più tardi, la porta si riaprì e Paolo, facendosi scudo con Simone, mise fuori la testa. -Allora, questa macchina?- urlò all’indirizzo di Capuano. -Non è così semplice come credi, ma sta arrivando, stai calmo- -Ti do’ ancora dieci minuti, dopodiché...- minacciò Paolo, quindi tornò all’interno. Quella frase lasciata in sospeso lo fece rabbrividire; sarebbe stato davvero capace di far del male al proprio figlio? —— -Posso sapere dove stiamo andando?- Districandosi nel traffico, il giovane carabiniere guardò Molinaro con la coda dell’occhio. -A casa mia- e gli diede l’indirizzo. —–
I dieci minuti erano trascorsi e puntuale, Paolo si riaffacciò sulla soglia. -Mi stai prendendo per il culo, vero?- ruggì. -Ci sono stati dei problemi, ma ti assicuro che sta per arrivare- rispose Capuano. -Non ci credo, stai solo prendendo tempo per organizzare qualcosa, mi prendi forse per scemo?- Ormai la tensione era alle stelle, e il maresciallo faticò a nascondere il proprio nervosismo. -Stai calmo, Bertesi. Il bambino è molto più importante della tua richiesta- Proprio in quel momento, i militari che avevano bloccato la strada lasciarono passare una macchina di media cilindrata, bianca. Perplesso, Capuano la guardò avanzare per poi fermarsi davanti all’abitazione. Non era di quelle in loro dotazione, che diavolo stava succedendo? Ma sopratutto, chi era alla guida? Con suo grande stupore, lo sportello da parte del guidatore si aprì e… Laura! Stupito, vide la madre di Simone aprire il baule, prendere qualcosa per poi portarsi dal lato passeggero. Molinaro! Facendogli cenno di rimanere dov’era, l’ex maresciallo salì sulla sedia a rotelle e si avvicinò all’ingresso, seguito da Laura. -Paolo!- gridò. Immediatamente, la porta si riaprì e l’uomo sgranò gli occhi. -Laura, cazzo!- Vedendo la madre, il bambino cercò di divincolarsi ma l’uomo serrò la morsa. -Ti prego, Paolo, ridammi Simone, ti prego- Sul volto dell’uomo apparve un ghigno sinistro. -Per finire i miei giorni in galera? Allontanati dalla macchina insieme al tuo amico storpio, svelta!- -Paolo, ti scongiuro…- Senza badare alle conseguenze, Molinaro manovrò la carrozzina verso di lui. -Ehi, cosa vorresti fare, aggredirmi forse?- lo schernì. -Lascialo andare, verrò io in macchina con te- -Non ci penso nemmeno, allontanati subito!- e gli puntò contro il coltello. Fu un attimo. Approfittando di quel movimento, il bambino gli sgusciò dalle braccia e corse verso la madre. Lo sparo risuonò immediato. Colpito a una gamba, Paolo barcollò in avanti e lasciò cadere il coltello. Voltandosi, Molinaro vide Capuano prendere ancora la mira. -No!- urlò. Ma l’avvertimento giunse troppo tardi. Preso in pieno petto, Paolo cadde al suolo e rimase immobile. |
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