ricomincio da qui

poesie prose e testi di L@ur@

 

UN PASSO INDIETRO PER FARNE UNO AVANTI.

Per chi volesse leggere la storia"Un passo indietro per farne uno avanti" sin dalle prime pagine;basta cliccare sui link.

post. 1post. 2post.3post.4post.5post.6post.7

post. 8post.9post.10post.11post.12post.13pag.14

post.15post.16post.17 ...post.18 ...post.19 ...post.20 ...post.21

 

 

UN PASSO INDIETRO PER FARNE UNO AVANTI.

AREA PERSONALE

 

ARCHIVIO MESSAGGI

 
 << Maggio 2024 >> 
 
LuMaMeGiVeSaDo
 
    1 2 3 4 5
6 7 8 9 10 11 12
13 14 15 16 17 18 19
20 21 22 23 24 25 26
27 28 29 30 31    
 
 

CERCA IN QUESTO BLOG

  Trova
 

FACEBOOK

 
 

FACEBOOK

 
 
Citazioni nei Blog Amici: 139
 

ULTIME VISITE AL BLOG

tanmikclock1991lascrivanamonellaccio19je_est_un_autreGUATAMELA1casella_1965woodenshipArechitanoprefazione09cassetta2c0nsuelocammino_1QuartoProvvisoriom12ps12
 
RSS (Really simple syndication) Feed Atom
 

CHI PUò SCRIVERE SUL BLOG

Solo i membri di questo Blog possono pubblicare messaggi e tutti gli utenti registrati possono pubblicare commenti.
 
 

 

« Concerto per te 15L'ombra del vento. »

Il fantasma del vecchio mulino.

Post n°1124 pubblicato il 03 Febbraio 2016 da lascrivana

Dopo aver indossato il pesante cappotto di lana, Giada si diresse verso la porta.

-Ci vediamo domani, Filomena, e non si attardi troppo davanti al televisore, mi raccomando-

Non sentendo alcuna risposta si voltò, e sulle sue labbra si disegnò un sorriso. La testa reclinata da un lato, la vecchia signora era già profondamente addormentata. Sebbene sapesse che le persone anziane lo facevano spesso, non smetteva mai di stupirsi per come rapidamente accadeva. Tornando verso la poltrona, sistemò con cura la coperta sul fragile corpo della donna, quindi spense la luce ma non la tv. Non era affatto preoccupata, col tempo aveva imparato che di li a un paio d'ore, dopo aver fatto un pisolino, Filomena avrebbe raggiunto la camera da letto, seppur a fatica. Oltre che avanti con l'età infatti, e con gli acciacchi derivanti da essa, la donna soffriva di una brutta artrite deformante che ne limitava i movimenti. Per questo motivo, non avendo alcun parente che si potesse occupare di lei, un paio d'anni prima aveva messo in giro la voce.

E Giada, diciottenne di belle speranze e con tanta voglia di fare qualcosa di utile, si era fatta subito avanti. A dire il vero, gli inizi non erano stati affatto semplici, anzi. Filomena era una donna autoritaria e dal carattere molto irascibile ma Giada, col suo modo di fare, era riuscita a farsi voler bene. Ed anche lei si era affezionata alla vegliarda, a tal punto da proporsi come presenza fissa in quella casa isolata dal mondo. Anche se non l'aveva dato a vedere, la risposta di Filomena l'aveva sorpresa e leggermente amareggiata,

Non sono rimbambita del tutto, ho solo bisogno di qualcuno che mi aiuti a tener pulita la casa e a svolgere le incombenze più pesanti. Ma alla sera ognuno a casa propria, su questo non transigo”

Nonostante questo Giada aveva accettato e tutte le sere, prima che calasse il buio, salutava e tornava a casa.



Quella sera però aveva fatto più tardi del solito, e se ne accorse non appena aprì la porta. Inforcando la bicicletta, si diresse senza esitazioni verso la strada principale, distante un chilometro circa.

E se prendessi la scorciatoia del vecchio mulino?  le venne in mente d'un tratto.

Non l'aveva mai fatto prima, in parte per la propria atavica paura dell'oscurità ma, ancor di più, per le dicerie e le leggende che aveva sentito su quella costruzione. Si narrava di spiriti, di fantasmi e di strane e inquietanti presenze. Tutte cose che, solo qualche anno prima, l'avrebbero letteralmente terrorizzata.

Roba per bambini!” esclamò ad alta voce.

Quindi, dopo aver effettuato un'improvvisa sterzata, imboccò il sentiero che portava al vecchio mulino. Quando lo raggiunse, pochi minuti dopo, istintivamente rallentò sino a fermarsi al bordo della radura che l'ospitava. L'edificio, ridotto ormai a un ammasso di ruderi, era ricoperto di erbacce e cespugli di ogni forma e dimensione. Fu percorsa da un brivido, e non solo per il gran freddo di quella serata di febbraio. Stringendosi ancor di più nel caldo cappotto, riprese a pedalare con energia, voleva arrivare a casa il più velocemente possibile. Ma il buio, unito alla strada sconnessa, le giocò un brutto scherzo. Lanciata ormai ad alta velocità, la ruota della bicicletta finì in una buca profonda almeno una spanna. Giada perse il controllo del mezzo e, dopo aver cercato invano di mantenere l'equilibrio, ruzzolò pesantemente a terra. Dopo un attimo di smarrimento, con l'aiuto delle braccia cercò di rimettersi in piedi ma, una fitta lancinante alla caviglia, la fece desistere. Tremante, e con la consapevolezza che da li non sarebbe passato mai nessuno, si appoggiò a un albero e cercò di pensare. Il silenzio era assoluto, si udiva solo il fruscio delle foglie che, agitate dalla brezza gelida, sembravano sussurrarle qualcosa.

E' solo immaginazione, smettila!” urlò nel buio, mentre le lacrime cominciarono a scendere copiose.

 

-A volte, l'immaginazione può giocare brutti scherzi-

La voce la fece voltare di scatto. Alla sua destra, a pochi metri di distanza, un giovane la stava osservando. Pur nell'oscurità, poté distinguerne la figura alta e slanciata, la posa sicura. Immediatamente, col dorso della mano cercò di asciugarsi il viso, non voleva farsi vedere in quello stato. Nel contempo, il ragazzo le si parò di fronte e le tese la mano. Dapprima titubante, allungò il braccio afferrandola con decisione, e solo da quella distanza poté constatare quanto fosse bello. Gli occhi, di un azzurro intenso, sembravano volerla trapassare da parte a parte. I riccioli biondi poi, gli ricadevano sulle spalle in morbide e fluttuanti onde. La mascella era squadrata e il naso, proporzionato e delicato, troneggiava due labbra carnose e leggermente socchiuse.

-Come...come sei vestito?- chiese, accorgendosi solo in quel momento dello strano abbigliamento.

Il giovane fece un passo indietro, accennò un passo di danza per poi concludere la performance con un inchino.

-Siamo a carnevale, mia donzella, come dovrei essere agghindato?-

Già, era vero. Si trovavano nell'imminenza del carnevale, e lei stessa aveva progettato di recarsi a una festa.

-Vorrei essere accompagnata a casa. La caviglia mi fa male, ho fatto una brutta caduta-

Il giovane inclinò la testa, quindi allargò il sorriso.

-Ho notato, e comunque hai assoluto bisogno di ghiaccio e cure. Sarò felice di aiutarti, vieni-

Detto questo, non le diede neppure il tempo di una replica. Senza sforzo apparente, la prese in braccio e s'incamminò verso il vecchio mulino.

-Dove...dove mi porti...non voglio andare la...io...io...-

Il giovane le carezzò i capelli, quindi avvicinò le labbra al suo orecchio.

-La festa è solo iniziata, benvenuta mia cara-

Giada inorridì mentre uno spicchio di luna, fugace come un sussurro, illuminò nuovamente il volto del ragazzo.

Danio e Laura

 
 
 
Vai alla Home Page del blog
 
 

INFO


Un blog di: lascrivana
Data di creazione: 19/09/2010
 
 

© Italiaonline S.p.A. 2024Direzione e coordinamento di Libero Acquisition S.á r.l.P. IVA 03970540963