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poesie prose e testi di L@ur@

 

UN PASSO INDIETRO PER FARNE UNO AVANTI.

Per chi volesse leggere la storia"Un passo indietro per farne uno avanti" sin dalle prime pagine;basta cliccare sui link.

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« Concerto per tre. 5Io ci sarò. »

Concerto per tre. 6

Post n°1105 pubblicato il 30 Dicembre 2015 da lascrivana

Per un breve istante Luke temette di svenire. Il vapore, causato dal continuo scroscio dell'acqua calda, aveva invaso il bagno, rendendo la stanza molto simile a una sauna. Ma la sua reazione non si fece attendere. In un paio di balzi, raggiunse il rubinetto e lo girò con un colpo secco, quindi si chinò accanto a Luciana. Con estrema cautela, le mise una mano sotto la nuca e le osservò il volto, impressionante tanto era pallido, per non parlare delle labbra, che avevano già assunto un sinistro colorito bluastro. Cercando di fare il più delicatamente possibile, appoggiò l'orecchio al torace della ragazza trattenendo egli stesso il respiro.

Appena udibile, rallentato, ma c'era, il battito ebbe il potere di riscuoterlo completamente. Dopo essersi tolto la maglietta, ne strappò un lembo trasformandolo in una specie di laccio emostatico, quindi lo legò stretto sopra la ferita al polso. Un istante dopo, afferrò il cellulare e chiamò i soccorsi.

 

 

No, non si tratta del solito sogno. Non c'è nessuno alle mie calcagna, così come non vedo alcuna luce in fondo al tunnel, per il semplice fatto che non mi trovo in un tunnel. Ho freddo, ma allo stesso tempo anche caldo, come può essere, che sia impazzita e m'avessero rinchiusa in qualche istituto?

No, il posto in cui mi trovo non ha l'aspetto di un manicomio, piuttosto di un albergo a ore in disuso, ecco, forse il paragone calza meglio. Solo che la hall sembra essere stata attraversata da un ciclone ed è deserta, e il bancone della reception distrutto da quelli che sembrano colpi d'ascia. E infatti eccola li, appoggiata a una sedia, una delle poche ancora in piedi. Grande, col manico in legno chiaro e la lama lucente, affilata e sporca di....sangue?

Avvicinandomi, stupisco me stessa. Ho sempre avuto una vera e propria fobia per le armi, di qualsiasi genere. Ma, per uno strano motivo che non mi so' spiegare, con l'ascia è diverso, l'ascia mi attira. L'afferro con decisione con entrambe le mani, ma non sarebbe stato necessario, è leggera come una piuma, e quello che mi era sembrato sangue lo è, non ci sono dubbi. Però è ancora fresco, come se il corpo dal quale è fuoriuscito fosse ancora li, nelle vicinanze. Però io non vedo nessuno, solo sedie e tavoli rovesciati, bottiglie rotte, carte da gioco sparse sul pavimento, un braccio tranciato all'altezza del gomito, un...un braccio tranciato?!

D'istinto, punto l'ascia in avanti e faccio qualche passo. Vorrei chiedere se per caso ci fosse qualcuno, se non fosse che risulterebbe ridicolo persino a me stessa. Così sto zitta e avanzo, con la mia arma dal peso piuma ben stretta tra le mani. Quando raggiungo il braccio, mi accorgo subito che si tratta di quello di una donna. Liscio e sottile, senza peli, e sopratutto con una serie di anelli, uno per ciascun dito, tranne il pollice. Ed è quel particolare a farmi rivoltare lo stomaco, non tanto l'orrendo squarcio con i brandelli di carne penzolanti. Non so' per quale arcano motivo lo faccio, però abbasso l'ascia e cerco di spostarlo, come se questo gesto potesse cancellarlo dalla mia vista. E qua la mia sanità mentale subisce un vero e proprio attentato. Come una bacchetta magica, l'ascia sembra ridare vita al braccio che, con un movimento repentino, balza dal terreno e mi afferra la gola.

Io cerco di urlare, ma la stretta è talmente forte che le mie corde vocali si rifiutano di fare il loro dovere. Sento le gambe farsi molli, per poi cedere di colpo sotto la spinta del braccio. Perdo l'equilibrio e cado all'indietro, picchiando la testa con violenza sul pavimento. Gli occhi mi si riempiono di lacrime, mentre il braccio, inesorabile, sembra voler finire il proprio orrendo lavoro. Quando ormai il buio si sta impossessando della mia mente, e un sibilo acuto cerca di perforarmi i timpani, un'ombra si staglia sopra di me e il mio aggressore. Ha un volto che conosco, anche se le lacrime m'impediscono di metterlo bene a fuoco. Cerco ancora d'urlare, ma dalle mie labbra esce solo un suono flebile e roco. L'ombra si muove lentamente, ma si muove. Chinandosi, artiglia il braccio con entrambe le mani e lo strappa letteralmente dalla mia gola. Immediata, l'aria ricomincia a circolare riempiendo i miei polmoni ormai in riserva.

Dopo averlo adagiato a terra, raccoglie l'ascia e, con un colpo ben assestato, divide la mano dal moncherino che ancora la sosteneva.

Non è ancora il momento”

Poi così com'era apparsa, l'ombra svanisce tra i detriti. Vengo assalita da una stanchezza improvvisa, come se il braccio, ghermendomi, mi avesse privato di qualsiasi forza. Chiusi gli occhi e mi lascio andare...Luke.

 

 

 

Luke fu svegliato di soprassalto. Si era addormentato su una delle sedie di plastica della sala d'attesa, e aveva tutto il corpo indolenzito. Una giovane infermiera, sorridendo, lo toccò su una spalla.

-La sua amica è fuori pericolo, ma ha perso molto sangue. Vada a casa a riposare, potrà vederla domani-

Sulle prime non comprese appieno ciò che la ragazza gli stava dicendo, quindi se lo fece ripetere.

-Se la caverà...- proseguì questa con pazienza.

-Ma è molto debole e deve riposare, e a giudicare dal suo stato anche lei, torni domani- quindi se ne andò.

Una volta all'esterno, l'aria fredda lo svegliò del tutto. Luciana se la sarebbe cavata, solo questo importava ora. Per il resto ci sarebbe stato tempo, ma non troppo.

Danio e Laura

 
 
 
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INFO


Un blog di: lascrivana
Data di creazione: 19/09/2010
 
 

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