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poesie prose e testi di L@ur@

 

UN PASSO INDIETRO PER FARNE UNO AVANTI.

Per chi volesse leggere la storia"Un passo indietro per farne uno avanti" sin dalle prime pagine;basta cliccare sui link.

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Il signore del tempo IV

Post n°1072 pubblicato il 27 Ottobre 2015 da lascrivana

 

A quella vista, la mia prima reazione fu quella di scappare. Mi sembrava impossibile che, per chissà quale motivo, De Vito avesse potuto intuire le mie intenzioni. Senza smettere di sorridere, mi fece cenno d'avvicinarmi. Nonostante i buoni propositi, le mie gambe si mossero da sole. Attraversai la strada come in trance, lo sguardo fisso in quegli occhi magnetici e invitanti.

Un istante più tardi, mi ritrovai all'interno della libreria.

-Ti stavo aspettando, Anna. Vieni, voglio mostrarti una cosa- mi disse con la sua voce suadente e ben modulata. Pur non volendo ammetterlo neppure a me stessa, ero affascinata più che spaventata.

Pur lavorandoci, in quel momento la libreria mi apparve come un luogo sconosciuto, alieno. Precedendomi tra gli scaffali, Pietro si fermò nell'angolo più lontano. Li, persino la luce faticava a farsi strada. Da un ripiano poco distante, prese una torcia e l'accese. Il cono di luce illuminò un libro dall'aspetto dimesso. Sembrava fossero trascorsi secoli dall'ultima volta che, qualcuno, l'avesse toccato o solo spostato.

Ebbi solo il tempo di leggerne il titolo sul dorso: Te deum per un massacro.

Forse sarà stato per quello, oppure per la strana atmosfera che si era creata. Fatto sta che, rabbrividendo, feci qualche passo indietro.

-Vedi, Anna. Questo libro è speciale, molto speciale- disse Pietro senza voltarsi.

In uno sbuffo di polvere, tolse il libro dal proprio alloggiamento e si voltò. Nonostante il terrore che stavo provando, la curiosità ebbe il sopravvento.

-E...e cosa avrebbe di...di così speciale- trovai la forza di dire.

Pietro non rispose ma, con gesti esageratamente teatrali, lo aprì esattamente a metà, quindi lo voltò nella mia direzione.

Rimasi allibita. Al centro della pagina, completamente bianca, vi era una sorta d'incavo e, all'interno di esso, una chiave in apparenza d'ottone.

-Esatto, mia cara, è finto- disse Pietro estraendo la chiave -Vieni, non è ancora finita-

Ancora una volta, mi ritrovai a seguirlo tra lo sgomento e la curiosità.

D'un tratto, mi resi conto dove stavamo andando, e anche cosa avrebbe aperto quella chiave.

Sin dal momento della mia assunzione, mi era stato proibito anche solo di avvicinarmi a quella porta.

-Nessuno sa cosa c'è dietro, e la chiave è in possesso del proprietario- mi aveva ammonito Sandra, la commessa più anziana.

Si trovava tra due scaffali in disuso, nell'angolo opposto a quello in cui si trovava il libro. Scatoloni e cianfrusaglie varie erano state accatastate alla meno peggio, sembrava impossibile procedere oltre. Ma Pietro, con calma, riuscì a ricavarne un passaggio.

Quando giungemmo alla porta, alzò la chiave davanti agli occhi e mi guardò. Irrazionalmente, mi venne di pensare a un prete che benedice l'ostia. Scacciando quell'immagine, cercai di concentrarmi su quello che Pietro stava dicendo.

-Sei la prima, dopo molti anni, a varcare questa soglia- quindi, senza aggiungere altro, infilò la chiave nella serratura.

 

Quando la porta si richiuse alle nostre spalle, mi ritrovai in una specie di centrale di comando.

Aprii la bocca per dire qualcosa, ma Pietro mi precedette.

-Benvenuta nel mio sancta sanctorum, Anna-

La stanza, più grande del normale, era ingombra di tavoli per lo più occupati da computer e altri aggeggi elettronici. Sulla parete di fronte, alcuni monitor mostravano il fermo immagine di diversi locali. Stupita, mi resi conto che non mi erano sconosciuti, anzi. Il primo, mostrava l'interno della mia stanza mentre il secondo e il terzo inquadravano rispettivamente salone e cucina di casa mia.

-Si, cara. Conosco molte più cose di quanto tu possa pensare. Ma questo è solo l'antipasto, adesso viene il bello-

Prendendomi per mano, mi condusse verso il fondo della stanza, la dove si trovava un'altra porta. Il contatto con la sua pelle mi provocò un altro attacco di panico ma, ancora una volta, le mie gambe si mossero da sole.

Imboccammo un corridoio stretto e dalle mura scrostate. Illuminato da fiaccole d'ottone in stile antico, sembrava proprio l'antro dell'inferno.

Lo percorremmo in silenzio, rotto solo dai nostri passi e dal battito furioso del mio cuore. Arrivati in fondo, avvertii chiaramente un vociare lontano, confuso. Provai un improvviso sollievo e, d'istinto, lasciai la sua mano correndo in avanti. Durò la spazio di un respiro. Afferrandomi per il braccio, Pietro mi strattonò dall'altra parte.

-Non da quella parte, è di qua che dobbiamo andare- disse tetro.

Seguendo il suo sguardo, mi accorsi che un altro corridoio si apriva alla nostra sinistra. Molto più corto del precedente, lo percorremmo in brevissimo tempo.

La stanza in cui sbucammo mi lasciò letteralmente senza fiato.

Contro la parete più lontana, un enorme letto a baldacchino sembrava dominare l'ambiente. Ma ciò che catturò la mia attenzione, aumentando a dismisura l'angoscia già crescente, furono i quadri appesi alle pareti. Tutti, nessuno escluso, ritraevano me stessa nelle più svariate posizioni, e in tutti ero completamente nuda.

Quella visione, sembrò scuotermi dal torpore che sino a quel momento mi aveva attanagliato.

Inferocita, mi voltai verso Pietro con l'intenzione di aggredirlo, e non solo verbalmente.

Mi bloccai subito. Brandendo un lungo stiletto dal manico d'argento, inclinò il capo da un lato e sorrise.

-E' così che ti voglio, Anna. Dimessa e consenziente, vieni-

Danio e Laura

 
 
 
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INFO


Un blog di: lascrivana
Data di creazione: 19/09/2010
 
 

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