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poesie prose e testi di L@ur@

 

UN PASSO INDIETRO PER FARNE UNO AVANTI.

Per chi volesse leggere la storia"Un passo indietro per farne uno avanti" sin dalle prime pagine;basta cliccare sui link.

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« Il giustiziere.Il vecchio monastero. »

Colpevole o innocente. Verso la libertà.

Post n°1023 pubblicato il 27 Giugno 2015 da lascrivana

 

Nonostante gli omicidi commessi da quello strano uomo, sentivo di potermi fidare ; e poi ritenevo che avesse ragione nel dire che nessuno, ora, avrebbe creduto alla mia innocenza.

Sollevai il viso per dirgli che avevo deciso di accettare la sua offerta d'aiuto,  e per un attimo i nostri occhi s’incrociarono.  Uno strano luccichio balenò negli occhi scuri; come se per la prima volta dopo tanto tempo, l’uomo riuscisse a provare qualcosa di buono per un altro essere umano. L’odio, il disprezzo e l’indifferenza: lo avevano condotto a uccidere spietatamente chi aveva rovinato la sua vita e la sua famiglia.Le immagini degli avvenimenti che avevano fatto di lui un assassino mi si proiettarono davanti; anche se solo per una manciata di secondi. La sua famiglia era stata sterminata dagli uomini di Poretti. Dietro alla sua apparenza di antiquario rispettabile, si nascondeva un potente mafioso. E il giustiziere sconosciuto era stato vittima dei suoi ricatti. Ecco perché l’aveva chiamato strozzino.  Tra noi due si era stabilito un immediato feeling.   L’uomo si guardò intorno in cerca di una via di fuga. Dopo aver ispezionato le diverse camere, s’inoltrò in quella da letto e si sbarazzò dell’impermeabile nero e del cappello; si diede una breve sistemata e infilò la testa nel cappuccio del pullover  di cotone felpato che indossava sopra un paio di pantaloni scuri. Aveva un fisico atletico e giovanile; nessuno lo avrebbe collegato al misterioso e goffo uomo che era entrato poco prima nel palazzo.  Si girò verso di me, lasciando ancora gran parte del viso coperto in modo che io non potessi riconoscerlo, e con un abbozzo di sorriso mi disse che ora toccava a me travestirmi. Mi consigliò d’indossare un pantalone scuro sotto l’impermeabile e di mettere dei tacchi altissimi. In attesa che io finissi di camuffarmi, lui andò fuori a perlustrare la zona: non senza prima  avermi detto di guardare dalla finestra della cucina in attesa di un suo segnale. Non dovetti attendere molto; prima ancora che me ne accorgessi mi ritrovai sul ciglio della strada, dove lui mi attendeva con una golf grigia. Salì in macchina velocemente e gli diedi indicazioni sulla via da seguire per raggiungere la villa di Cesare.

 

Dopo aver percorso silenziosamente una stradina che costeggiava il mare, arrivammo a destinazione. Mi lasciò a pochi metri dalla casa. Nonostante il travestimento non appena mi vide Jack, il cane guida di Cesare, mi riconobbe subito; e mi corse incontro per farmi le feste. Richiamato dai rumori esterni, Cesare si affacciò dalla grande finestra della cucina che dava sul porticato di legno d’acero.

 

Richiamò il cane a se in modo che potesse condurlo dall’inatteso ospite.  Fiducioso dell’istinto del cane, Cesare lo seguì docile, consapevole che l’intrusione non poteva essere che amichevole, altrimenti avrebbe abbaiato e ringhiato.

 

Quando mi fu vicino mi riconobbe dal profumo, e  incredulo allungò le mani per accarezzarmi: tracciando con le dita ogni tratto del mio viso.

 

-Rachele… non posso credere che sia tu… è un sogno questo-

 

Mi buttai tra le sue braccia singhiozzando. Le lacrime finora faticosamente trattenute,sgorgarono come un fiume in piena.

 

-Sono io Cesare… amore mio sono proprio io-

 

-Shh… non piangere più… ormai sei al sicuro-.

 

Ci avviammo verso casa, tenendoci stretti l’uno all’altra.

 

Dopo essermi liberata dall’orrendo impermeabile e dai fastidiosi tacchi, mi sedetti sul divano e afferrando la mano di Cesare lo invitai a sedersi al mio fianco.

 

- Rachele, oh mia cara … temevo di non avere più la possibilità di stringerti tra le braccia e di dirti quanto ti amo. L’avvocato mi aveva detto che per te era impossibile uscire dagli arresti domiciliari-

 

- In effetti è così. Cesare…io non sono uscita! Io sono scappata-.

 

Gli  raccontai quanto era successo, non tralasciando il benché minimo dettaglio; certa che lui mi avrebbe creduto.

 

Alla fine della storia, Cesare mi strinse forte a se benedicendo il cielo che io avessi scelto lui per nascondermi. Mi rassicurò con  le sue forti braccia, fiero di potersi prendere cura di me nonostante la sua cecità.

 

Eravamo entrambi consapevoli che l’avvocato era a conoscenza della sua villa; e ben presto la polizia ci avrebbe raggiunti.

Mi tranquillizzò dicendo di non preoccuparmi che ci avrebbe pensato lui.  Fece un paio di telefonate, e m'invitò a tenermi pronta: avevamo poche ore a disposizione per preparare le valigie prima dell'atterraggio sulla spiaggia del piccolo jet privato che ci avrebbe portaro in Spagna, dove lui possedeva una villa ai piedi dei Pirenei.

Juan Cabaleros, un amico fidato sin dall’infanzia, avrebbe provveduto ad accompagnarci. Non fece alcuna domanda sull’accaduto; certo che Cesare era consapevole delle sue azioni, decise di aiutarlo senza indagare.

Fu molto cortese con me; e si complimentò con Cesare per la deliziosa scelta.

Arrivammo in Francia dopo tre ore di volo; nel frattempo avevamo raccontato gran parte della storia a Juan.  Impietosito dalla mia situazione e entusiasta all’idea di poter fare finalmente qualcosa che rendesse Cesare felice, ci promise che avrebbe fatto il possibile per aiutarci.  Dopo essere atterrati in un ampio spiazzale di campagna, ci avviamo in un enorme capannone per salire sulla jeep di Juan che ci avrebbe condotti nella sua villa:

avremmo soggiornato li; giusto il tempo di rifornirci del necessario per stabilirci in Spagna.  Avevamo bisogno di un nuovo guardaroba e dei nuovi documenti; e Juan ci disse che avrebbe pensato a tutto lui poichè aveva degli amici che erano in grado di fornirci una nuova identità.

 

Rimasti soli, Cesare ed io ci abbracciammo e ci avviammo verso la stanza matrimoniale degli ospiti che la cameriera di Juan aveva sistemato per noi.

 

Dopo aver richiuso a chiave la porta alle nostre spalle, mi buttai sul letto esausta, invitando Cesare a fare altrettanto.  Ora potevamo rilassarci e godere di quella nuova possibilità che la vita ci aveva offerto.

 

Fine

Danio e Laura.

 

Ps: il mio ringraziamento va al mio prezioso collaboratore,Danio Mariani, che mi ha aiutato a finire il racconto.

 

 

 
 
 
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Un blog di: lascrivana
Data di creazione: 19/09/2010
 
 

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