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I racconti "natalizi" di ROMOLO: "LA VECCHIA BARESE DALLA PELLICCIA DI VOLPI"

Post n°6733 pubblicato il 25 Dicembre 2014 da romolor
 
Foto di romolor

IL RACCONTO NATALIZIO DI ROMOLO: LA VECCHIA CON LA PELLICCIA DI VOLPI

di ROMOLO RICAPITO


Scende   dalle scale antistanti un antico palazzo in una strada adiacente il Corso Vittorio Emanuele la professoressa Maria Antonia Rosa Morgese, seguita dalla  badante Irina, di 27 anni e preceduta dal figlio Massimo, 58 anni, medico neurologo.
Il trio si appresta ad allontanarsi dalla casa della donna, rimasta vedova anni fa, per accompagnarla a Bari-Palese, dove potrà festeggiare la sera della vigilia di Natale con i nipoti, la nuora e il solito parentame.
Tutto dovrebbe essere placido, tranquillo e felice.
Ma ad essere allegra è solo la badante, Irina.
Sprizza gioia da tutti i pori: il lavoro è buono e le hanno dato 500 euro per Natale come "tredicesima".
Alta, capelli lisci, cappottino azzurro, magra, Irina al suo paese natale, un piccolo villaggio della Moldavia, è detta Kiki, perché da bambina sapeva a memoria la canzone Don't go Breaking My Heart di Elton John: le piaceva particolarmente imitare la parte cantata da Kiki Dee.
Anzichè a una veglia natalizia, mamma e figlio sembra si stiano recando a una veglia funebre.
Lei, Maria Antonia Rosa, è sempre stata severa e austera, facendo del "dovere prima di tutto" una filosofia di vita. E così ha imposto ai due figli, Massimo e Tiziana, le sue regole,i suoi diktat  e il suo malumore, che all'interno della famiglia Morgese è diventato qualcosa di endemico. Feste, giorni feriali, vacanze, non sono stati mai allietati da un sorriso, ma da mugugni gutturali ed espressioni feroci.
Non si tratta neppure di malumore: l'andazzo è diventato qualcosa di così stabile da risultare ormai stampato negli animi di tutti i Morgese. Qualsiasi distrazione da volti seri e imbronciati, costituisce in quel nucleo una rappresaglia intollerabile.
E così i Morgese hanno costituito un'isola a parte nella società. Inseriti nel circolo vitale perché lavoratori indefessi, laureati e tra l'altro molto risparmiatori.
Reietti effettivi, nella realtà. Temuti, non ammirati. Tollerati, ma non frequentati. Pochi e scelti amici, appartenenti agli anni '60, i cui figli, più per dovere e rispetto nei confronti dei genitori, hanno sopportato la stirpe Morgese per anni.
Poi con varie scuse, si sono allontanati. Con Tiziana hanno risparmiato la loro fatica: la donna, laureatasi in ingegneria, si è trovata un lavoro in un'Università americana, poi ha sposato un ingegnere come lei, americano e vedovo, ed è andata a vivere nella Silicon Valley.
Ma torniamo a lei, alla matriarca Maria Antonia Rosa: scende le scale, dicevamo, con un bastone.
Le sue gambe, da due, sono diventate tre, dunque.
Il mostro di 82 anni, atteggia il viso a compunzione, penitenza e severità: il dovere prima di tutto.
E' dovere di suo figlio ospitarla.
Come tutti gli anni, ha indossato la sua pelliccia fatta col manto di volpi russe. Irina la prima volta che l'ha vista ha urlato: Che bella pelliccia , signora!
Teste di volpi imbalsamate si intrecciano cadendo giù sull'allacciatura, in un incubo cinematografico di David Lynch. La pelliccia è un dono di nozze del marito, Ugo, rappresentante di medicinali, spirato nel 2004 all'età di 97 anni.
La professoressa Morgese la indossa ogni Natale, dal 1957. Poi la ripone in un sacco pieno di sostanze conservanti a base di canfora.
Il capo esclusivo si è così conservato intatto, indossato circa 57 volte, sempre la vigilia di Natale, poi mai più durante l'anno.
Puzza terribilmente: l'aria frizzante dell'inverno barese ne attenua l'olezzo disgustoso, ma non l'annulla.
Adesso bisogna far presto: la professoressa è attesa a Palese. La nuora, come tutti gli anni, l'aspetta  indispettita, ma deve fingere ospitalità per non inimicarsi il marito, al quale tiene più per ragioni economiche che per affetto. "Buon Natale, mamma", dirà come tutti gli anni la nuora, Porzia. Un doppio bacio sulle guance (la vecchia ci tiene), accompagnato da un pensiero: "ma non muori mai? Speriamo l'anno prossimo di non vederti mai più, ma di ospitarti in una fossa, al cimitero più lontano".
La vecchia professoressa di francese si siede al desco, riverita per finta dal parentame, che subito torna a parlare di tasse, oneri sociali e arresti di assessori, pronto ad assaggiare il brodo bollente con la pasta fresca preparata con cura dalla moglie del dottor Morgese.
La vecchia si affretta anche lei a immergere la sua dentatura, finta, nel brodo: il calore del piatto aiuterà la colla della dentiera a solidificarsi...

ROMOLO RICAPITO

 

 
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