delirio

Si sa, lo si dice continuamente e lo hanno scritto, spiegato e dimostrato in tanti, tantissimi, praticamente da sempre, da quando è nato l'uomo sulla terra, che prima di poter esprimere qualsiasi opinione sulla scelta di un altro essere umano, dalla più lieve alla più radicale, bisognerebbe quantomeno conoscere il segreto del suo pensiero, delle sue sventure e delle sue emozioni. Io aggiungo che nemmeno conoscendo tutto questo, saremmo in grado di farlo. E certo non lo potrò fare io (né vorrei) adesso. Ma posso solo dire che capisco chi non si arrende e non si dà pace e non tralascia mai la lotta per cercare uno spiraglio, perché chi è nato per accendere la luce, ovunque e nonostante tutto, segue la sua natura e non si arrende. Ma lo sappiamo tutti come dinanzi ad una sventura simile, a parità di condizioni (e poi, anche qui, esiste un parametro per definire il livello di orrore o difficoltà, quando è solo la nostra individuale percezione a creare il termometro?) accorgendosi che vivere è il rumore assordante che tu scrivi, c'è chi si è arreso e chi è riemerso. Ci sono individui resilienti come l'Araba Fenice, altri che pur di non farsi prendere, come lo scorpione, si auto infliggono il veleno, altri che letteralmente salgono sopra le loro avversità, utilizzandole come una scala per uscire dalla fossa dove erano caduti. Però è istintivo per chiunque provare orrore per una fine tragica e, soprattutto è impossibile non darsene pace per chi fa parte di quella schiera d'irriducibili che non si arrendono e continuano a trasformare la cenere in vita nuova. Per il resto...bravissimo, non c'è che dire. Sembrava di leggerti e vederti, al posto di Dante, a raccogliere i ramoscelli nel bosco dei suicidi, dove non c'è fronda verde ed i rami non sono schietti, ma nodosi e 'nvolti...Ogni tuo verso è un lavoro da miniaturista perché da quel primo verso "ove stella fissa l'orbita infossa ingoiando svelta la minima fitta" a quel "ebbi stuprato sesso con livore a mente linea anoressica scritta" fino all'ultimo rigo con quell'"alfine cellula scossa", le parole sono state scelte, raccolte e incastonate come fossero gemme scarlatte cinquecentesche ma sempre eterne.