delirio

La tua sarabanda con i bimbi che sorridono dalla riva costruendo castelli, seppellendo a loro stessi e al mondo gli incubi in buche di sabbia, mi fa di nuovo venire in mente il testo di una canzone...questa volta di De André, anche se in quella non vengono menzionate  tempeste violente sul mare e nebulizzanti la schiuma delle onde, ma sono cantate altre cause colpevoli di provocare altrettanti ingenti danni. Ma anche lí, gioia e libertà diventano rumore che distrugge, nella forma di una filastrocca infantile...e "Siam grandi o siam piccini li distruggerà, siam furbi o siam cretini li fulminerà"...La domanda resta uguale: "Ci sono troppe buche, Marcondiro’ndera ci sono troppe buche, chi le riempirà?" E purtroppo anche il finale "Non potremo più giocare al Marcondiro’ndera non potremo più giocare al Marcondiro’ndà." E di nuovo, anche qui, come per quell'altro post in cui ho utilizzato il termine sonetto perché mi rifererivo, come ti ho scritto, non tanto alla composizione metrica quanto semplicemente alla sua etimologia più immediata, il "sonet"; anche qui, mi riavvalgo del francese antico, facendoti i miei complimenti e parlandoti ancora di “canzone”. Rifacendomi anche al movimento dapprima allegro, poi sostenuto ed infine grave e lento proprio della sarabanda, quell'aria di danza che qui, con i tuoi versi, trasforma la leggerezza in un movimento scomposto e folle pronto a sommergere in un abisso.