delirio

Perdonami ma scrivo con la febbre e ho fatto un guaietto con i tasti, inoltre non rileggevo il sussegguirsi delle frasi. Per fortuna copio-incollo i commenti mentre li scrivo per non perderli...La punteggiatura corretta perché tu possa leggerlo con un minimo di senso era questa ;-P : Che belle queste immagini: dallo sfilacciarsi al friggere sonoro di quel tintinnio sotto un capannello di stelle! Una consolazione per gli occhi e per questo travagliato sentire-non sentendo, in apnea di dolore, stando di qua, al groviglio di stenti, mentre al di là ci sta il non esserci. Soprattutto quando è un nulla che non riguarda il corpo ma altre parti di noi. Quelle che ogni giorno ci obbligano a frapporci a una sottile membrana di domande che, stupendoci - a volte di sgomento scarno e ghiacciato, a volte screziate di colori come piccoli sussulti in primavera - ci vengono a rapire. Se per sedurci o per incatenarci lo scopriamo solo trascinandoci, trascinati nella loro festa. E sì, più che a noi, quelle infiorescenze che si abbigliano d’una lisergica bellezza proprio prima di morire, somigliano forse alle nostre domande. In fondo sono loro, i nostri interrogativi che, a dispetto del corpo degradato ad un passo dalla fine, continuano, invece, ad essere come piante perenni. E se pure ricche di alcaloidi a renderli per noi dolorosamente tossici, i quesiti senza fine restano lì, a brillare, anch’essi ipnotici e lisergici, volando in alto, in ostinati nodi legnosi e ricami di grigi merletti come in gioiosi affanni d’infatuazione adolescenziale, ma sempre operosamente accesi…