delirio

Non so se davvero ci stiamo impoverendo, caro Diego. Anch'io alle volte mi vien da pensarlo. Poi, siccome mi sento un darwiniano d'acciaio, finisco per dirmi che non è così. La storia dell'umanità è una continua transizione. Non sappiamo dove stiamo andando, non sappiamo nemmeno da dove veniamo. Ma sappiamo che stiamo andando. Attraversiamo epoche attraversando continenti. E ci siamo sparsi per tutto il pianeta. Siamo cavallette che tutto devastano? Chissà. È certo che siamo in perenne mutazione: com'è diverso l'uomo, non tanto del paleolitico, bensì del'700 da quello odierno: per quanto oscurantista, bigotto, integralista, comunque presenta degli aspetti contraddittori che lo ancorano più al presente che al passato. Però è certo che stiamo impoverendo la terra. Oggi sentivo la notizia che siamo in 8.000.000.000 sulla terra. Se tutti dovessimo consumare allo stesso modo, credo che dureremmo ben poco. Ma come fare per fermare questa china? Non è che io sa fatalista, anzi. Però credo che, se siamo arrivati a questo punto, è perché è nell'ordine delle cose che ci arrivassimo. L'universo, nel suo caos apparente, ha un ordine, un po'come dire degli algoritmi che ne governano le evoluzioni. Si che, ciò che ha da essere è. Da ciò ne deriva che il cambiamento ci fa paura perché non conosciamo i meccanismi che lo regolano. E, soprattutto, non accettiamo di perdere il presente. La convinzione di possedere il presente ci dà l'illusione di essere immortali e di poter controllare il mondo, fermandone pure le rotazioni intorno al sole. Non per nulla, in passato, ci fosse la convinzione che era il sole a girare intorno alla terra: nulla doveva cambiare, perché era nel presente la perfezione. Era nell'attimo cristallizzato all'infinito. Per il resto, effettivamente, come tu ben dici:" Il pensiero sta cambiando peggiorando sempre di più, annullando i valori, disinteressandosi di tutto. Stiamo diventando più poveri, soprattutto nel pensiero, nell'essere ne non avere obiettivi e prospettive, dimenticandoci di essere comunità. Questo è forse il problema del nostro tempo, un oscurantismo che non fa vedere un futuro di prosperità intellettuale."Ma io credo che sia, come detto più su: paura del cambiamento. Ogni epoca di transizione reca con sé naturale disorientamento, confusione, regressione, precarietà, incertezza...dobbiamo mantenere la barra a dritta, fino a quando non ci ritroveremo nel nuovo mondo. Quasi sicuramente noi come individui non ci saremo. Però, coloro che ci saranno, potranno giudicare se, effettivamente, l'umanità è collassato dal punto di vista umano, regredendo, oppure, nel marasma della transizione, è riuscita a ritrovarsi in una nuova epoca. Purtroppo sembra che le cose debbano andare così: e che siano le guerre a dover scandire i passaggi verso l'evoluzione. Grazie di cuore anche per gli spunti di riflessione come sempre molto preziosi.