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delirio

una spirale

 

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L'INCANTESIMO DEL SANGUE(6-7)

Post n°85 pubblicato il 23 Gennaio 2012 da woodenship

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Il vento giocava con le prime ombre sul far della sera,creando mulinelli di polvere,e facendo rotolare cespugli incontro al tramonto.Era già da un pezzo che si era fermato ad assaporare quella quiete imponente e solenne che solo il deserto sapeva comunicargli.La sera stendeva la sua coperta scura sulla terra arida e sulle case cadenti del Barrio Perdido.Ciudad Juarez già avvampava lontana di luci,come un vulcano sfidava le tenebre.Per quanto ci provasse,non riusciva a ricordare come ci fosse arrivato in quella capanna sull'isola di Holbox nello Yukatan,tra i pescatori.Su una trave sospesa due topi si rincorrevano come su un'autostrada.Parevano spuntare dal nulla:correvano raschiando con le zampette,veloci sul legno.Poi tutto ripiombava nel silenzio.Quando cercava di andare oltre quelle pareti scrostate dalla salsedine,lo prendeva un dolore sordo."Que pasa,caballero?"Gli chiese una voce femminile,piena e cantilenante,come solo le
le donne nortegne.Si girò a guardarla:una prostituta,pensò."Vien con migo!"Lo invitò,indicandogli le luci di un motel malfamato poco distante."Non soy una puta"ci tenne a precisare"es que tu
me gusta mucho,y esta noche tiengo mucho frio."Ne approfittò per dargli un bacio sulla guancia e mormorargli all'orecchio che la mandava la vampira.Lo prese per mano,guidandolo,manco fosse cieco."Eres gringo?"La guardò cercando una risposta che non veniva.Era molto giovane e bella,per nulla truccata,indossava una maglietta larga e dei jeans attillati:"No sè"rispose con smaccato accento yankee,davanti alla porta del motel.Lei gli disse di aspettare una decina di minuti,il tempo di farsi una doccia,prima di raggiungerla in camera.Lui si aggirò per il patio.Nulla da fare:rivedeva il curandero,il vecchio ubriacone che entrava:Gli cambiava le fasciature.Puliva le feritè che già gli facevano meno male.Recitava le sue formule incomprensibili,per poi tornarsene alla sua bottiglia di succo di canna.Quando il dolore gli era passato del tutto,si erano parlati a lungo.Non gli era rimasto molto di quei discorsi.Solo che era stata la vampira a portarlo lì,come Caronte con le anime morte:una notte aveva attraversato su una barca,lo stretto braccio di mare tra l'isola e la terra ferma.A bordo c'era lui,moribondo.E l'avevano dato per morto diverse volte.Intanto si aggirava tra piante assetate e vasi dai fiori spossati che parevano godersi l'umidità serale.La vampira avrebbe dovuto farsi viva da un pezzo.Dovevano trovarsi lì in quel posto sperduto.Lei spariva sempre.E sempre se la ritrovava nella mente:misteriosa e anch'essa senza passato,come lui,sapeva di morte.Si avvicinò alla porta della stanza della ragazza.Dall'interno proveniva una voce stridula e lamentosa,cantava"A Guanajuato,la vida non vale nada!Empieza llorando y se acaba llorando!"Fece girare la maniglia ed entrò.Era una radio che seguitava a gracidare di una città in cui,il pianto,segnava l'inizio e la fine della vita senza valore delle persone.
Esitò sulla soglia,quasi colpito dall'ala di un albatro che,in picchiata,giungeva a rapinare il pesce che un ragazzo aveva gettato dal pontile dell'isola.Erano stati così pieni di sole quei giorni:Il curandero,tra mosquitos e tafani,gli raccontava sempre la storia di una bruja che,un giorno,lo aveva aggredito con un collo di bottiglia rotta,perchè aveva osato strapparle l'anima del figlio di una sua conoscente.Allora era servito anche uno sganassone,per potersene sbarazzare.La strega aveva dovuto lasciare il campo scornata:"Me vale madre!"Aveva esclamato,mentre decapitava un cocco con il machete,versatoci dell'aguardiente,glielo aveva porto:"Bevi ti aiuterà a guarire più in fretta."Lo aveva incitato.
7)
Dallo spiraglio della porta del bagno giungevano i vapori con il rumore dello scroscio dell'acqua nella doccia.Andò incontro alla nube,perdendosi,per poi riemergere con la ragazza in braccio,dea gocciolante di rubini.Si baciavano.La depose in ginocchio sul letto.Lei lo aiutò a liberarsi degli abiti.Intorno le tende avevano preso fuoco.Infine nudi si rigirarono avvinghiati.
La penetrò,spogliandola di gemiti e ansando.Poi sorse lei,come un nuovo giorno:bella e maestosa,ancora con i capelli che piangevano lacrime limpide che,sulla pelle,assumevano riflessi d'ambra.Si diede a cavalcarlo.Le mani di lui risalivano,assetate di velluto:dal ventre al petto,al seno,alla bocca,agli occhi.Occhi che lo sprofondavano ,che lo attiravano in una caduta senza fine.
All'improvviso,da dietro i fianchi della ragazza,comparvero gli artigli della vampira:scorrendo come lame sulla pelle morbida e delicata del ventre,tracciavano scie di rossore vivo.Indugiando,a tratti,arrivarono al seno,massaggiandolo e contendendolo alle mani di lui.Lo incidevano con sapienza .Con le unghia affilate titillava i capezzoli,strappando fremiti di piacere e dolore.Fulminea,affondò i canini alla gola della vittima,provocando spasmi,facendole accellerare il ritmo,fino a giungere al parossismo di un'esplosione che mandò in frantumi l'universo della stanza:finalmente la sua caduta si arrestò e lui si ritrovò esausto.Le vampe avevano ridotto in tizzoni fumanti il mobilio della stanza,ed il letto su cui gli amanti,immersi nella rugiada degli umori notturni,rimiravano il giganteggiare degli dei,per viali coronati d'agave e fiori vermigli di melograno.Era la Salamandra Reale dalla testa coronata,assisa al trono dell'immenso deserto,a
sospingere tempeste di sabbia nella bruna coltre dei monti di cenere:la cerimonia per il distacco dei livelli temporali aveva avuto inizio;al momento opportuno,quando lo avesse richiesto la vampira,ad essa la Salamandra avrebbe obbedito,facendo sì che ricongiungesse ciò che era stato separato. E che ora s'allontanava.E ripresero a salire,arrivarono fino al trono e lì sacrificarono ancora alla passione:ora lui stava possedendo la vampira.Figura lattescente e sinuosa,che pareva sgusciare dalle sue mani,dalla pelle che gli scottava le dita.A tratti sparendo
sotto le onde soffici dei capelli della ragazza che s'agitava,lasciva e famelica:seguiva con baci e con lingua diabolica i contorni dei seni piccoli,delle costole,fin sotto le ascelle,le spalle,il collo.
Era come se fosse lei,la vampira,a risucchiare tutto il mondo nelle sue cavità,per poi restituirlo in un orgasmo lento ed infinito,tanto da proseguire anche quando persino le travi annerirono.
Silenziosa come era venuta,la vampira scivolò giù dal letto.La vide rivestirsi ed uscire dalla stanza.Lui rimase disperso nel burrone della stanza del trono,accanto alla Salamandra Reale,a migliaia e migliaia di chilometri da lì.In quell'isola in cui gli era apparsa per la prima volta:funerea e terribile,di poche parole e dai movimenti ubriacanti.Era venuta fuori dalle spalle del curandero,mentre loro si stavano scolando una bottiglia di tequila.Il vecchio gli stava raccontando che lei era stata una persona importante,che prima lavorava al Districto Federal,a Ciudad de Mexico.Ma poi
era caduta in disgrazia.E che l'avevano mandata a Merida,nello Yukatan,per disfarsene:tra i maya e le paludi,avrebbe fatto di sicuro meno danni,dovevano aver pensato,riferiva il curandero.
"Parli troppo,vecchio!"L'aveva interrotto lei.Poi aveva guardato lui,oggetto indecifrabile,in modo intenso.Lui sostenne impassibile lo sguardo."Sei selvaggio e indomito,da quale universo arrivi,non mi è facile coglierlo...In ogni caso ora sei mio,mi appartieni e verrai con me:ho un lavoro da svolgere a nord."Lui stava pensando quanto fosse stanco,quanto poca importanza riuscivano ad avere le cose del mondo per lui:era come se fosse già morto e lontano da quel pianeta,da quella dimensione temporale.Cercò di dirglielo,ma si limitò ad un silenzio
ostinato.Lei si era appartata col curandero,parlando per alcuni minuti.Meglio,lei aveva fatto qualche domanda,ed il vecchio aveva risposto in modo prolisso.Poi,prima di congedarsi,gli aveva detto che sarebbe passata a prenderlo dopo due giorni e di sera tardi.Gli aveva gettato sul tavolo una pistola e dei proiettili.Doveva recuperare la prontezza delle braccia e delle mani..................................(continua)

 
 
 
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