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PAVIA IN DUE ORE di Teresa Ramaioli

Post n°18027 pubblicato il 19 Febbraio 2015 da dinobarili
 

PAVIA IN DUE ORE 

di Teresa Ramaioli

iltuonoilgrillo
iltuonoilgrillo il 18/02/15 alle 18:39 via WEB
“PAVIA…IN DUE ORE” racconto di Dino Secondo Barili – Teresa Ramaioli (25 luglio 2009) Il Professor Francesco, per la prima volta a Pavia per un Convegno all’Università, aveva stabilito che bastavano due ore per visitare la città. Assolto, quindi, l’impegno ufficiale prese un caffè in Piazza della Vittoria ed estrasse dall’inseparabile borsa la Guida Turistica che portava sempre con sé. Prima, però, doveva adempiere ad un compito speciale, quello che le aveva affidato la Zia Celestina, zia materna, la zia che stravedeva per lui: “Consegnare una lettera personalmente ad una lontana parente abitante in via Cardano”. Il Professor Francesco, sempre alle prese con mille impegni, mentre sorseggiava il caffè guardò l’orologio e pensò: “Cosa ci vuole per consegnare una lettera?” Raggiunse via Cardano e notò la strada sghemba con l’acciottolato non sempre in ordine, fiancheggiato da palazzi vetusti segnati dai secoli e dai continui rimaneggiamenti. L’antico assetto urbano affascina sempre. Cinquant’anni, mente acuta, fisco sportivo, aspetto simpatico, oratore eclettico acclamato e richiesto da molte Università, il Professore intuì che Pavia non era come le mille altre città che aveva visitato, c’era qualcosa di misterioso e indefinito. Quando suonò il campanello il suo interesse principale non era più la lettera da consegnare, ma quel qualcosa “di pavese” che l’aveva ammaliato, qualcosa che non riusciva a spiegarsi. Fu in quel momento che ad aprire la porta venne una ragazza splendida, dai capelli rossi, dagli occhi misteriosi e penetranti, il viso perfetto macchiato da grappoli di lentiggini. “Sono Francesco da Padova” - disse il Professore, con tono quasi dimesso, che non era proprio nel suo stile. La ragazza si illuminò d’immenso. “Ciao.” - rispose con un’esplosione di famigliarità. “Io sono Cinzia. Ma, tu sei Francesco, il Professore, il cervellone di cui parliamo spesso. Entra, entra.” Al Professor Francesco gli era parso di ravvisare nei lineamenti della ragazza alcuni tratti salienti della zia Celestina, quel suo particolare esplodere in cortesia e famigliarità, quel diluvio di parole che impediva a qualsiasi interlocutore di parlare. E diluvio di parole era anche da parte di tutti i componenti la famiglia di Cinzia. Un diluvio di parole senza un nesso logico, né capo né coda. Sembrava di essere al Luna Park. Da quel momento lo stimato, riverito, riservato, richiesto oratore, Professore d’Università era scomparso. Si sentì immerso in un incredibile clima di vita di famigliare. Gli parve di essere ritornato bambino e tutti i presenti gli antichi compagni scuola: quelli della scuola elementare. Si ricordò anche di una sua compagna di scuola di prima elementare della quale si era invaghito perdutamente. Anche lei si chiamava Cinzia… ed assomigliava alla Cinzia che aveva davanti, stessi capelli rossi, stessi occhi misteriosi e profondi, stesso viso macchiato di lentiggini. Ormai il Professor Francesco era finito in un cerchio magico. Le due ore che aveva previsto di dedicare a Pavia erano passate in fretta. Il treno che avrebbe dovuto portarlo a Milano e poi verso altre destinazioni era partito senza di lui. Il Professore fece alcune telefonate per disdire gli impegni della giornata e la sera venne in un attimo. Non si ricordava di aver riso tanto nei suoi ultimi vent’anni come in quelle ore, di aver detto così tante parole senza senso, senza un filo logico…lui che alla logica ci teneva e metteva in crisi tutti e chiunque. Il mattino dopo il Professor Francesco riprese il suo normale ritmo di vita. A Pavia tornava ogni fine settimana, poi due volta alla settimana, infine ogni sera. Ad attenderlo c’era sempre lei, la ventitreenne Cinzia, neo laureata in scienza delle comunicazioni, la splendida donna dai capelli rossi che l’aveva fatto crollare. Dopo decenni di vita alla ricerca dell’applauso, delle attenzioni delle appartenenti al gentil sesso, il bel cinquantenne, l’incallito single, era caduto sotto il fascino della Cinzia di via Cardano. Questo avvenne un anno fa. Dal giorno in cui si “era messo in testa” di visitare “Pavia in due ore” il Professor Francesco si è visto la vita cambiata, stravolta. Si è sposato. Conduce una vita regolare. Ha disdetto molte conferenze che lo portavano in giro per l’Europa e nella realtà quotidiana respira un’aria nuova. Parla di pannolini, di passeggini e cose del genere, parole che nel “vocabolario delle sue applaudite conferenze” non erano mai entrate. Il Professor Francesco si guarda spesso allo specchio e si pone molte domande… ”Sarò in grado i assolvere a tutti i nuovi impegni? Sarò in grado di essere all’altezza della situazione? Perché si ha un bel dire, oggi ho cinquant’anni!” Meditabondo cerca di spiegarsi il senso del “fare progetti”, di certe sue idee stravolte dalla realtà pavese. “E pensare che volevo solo visitare Pavia in due ore!” (Ogni riferimento a luoghi e personaggi realmente esistiti o esistenti è puramente casuale) raccontipavesi@laprovinciapavese.it Dino Secondo Barili e Teresa Ramaioli

 

 

 

 
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