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IL VALORE DELL'AMICIZIA

"Di tutti i valori umani, niente di più santo e di più utile può essere desiderato e cercato, nulla di più dolce e di più vantaggioso può essere gustato e trovato, dell'amicizia, benchè nulla sia così difficile da acquisire. L'amicizia è fonte di benedizioni in questa vita e nell'altra. La sua soavità rende attraenti tutte le virtù, mentre è capace di estirpare ogni specie di vizi. Addolcisce l'avversità e modera la buona fortuna, sicchè si può dire che nessun uomo può essere contento in questo mondo senza amici. "Guai a chi è solo; se cade, non ha alcuno che lo rialzi". (Qo 4,10). Chi non ha amici è proprio solo. Al contrario pensa alla soddisfazione, alla gioia che uno prova nell'avere una persona alla quale poter parlare senza reticenze dei propri problemi personali, nell'avere qualcuno cui rivelare i propri punti deboli e manifestare senza arrossire, i propri progressi spirituali, cui confidare i segreti e le aspirazioni del cuore. Nulla è più dolce di una tale unione di cuore a cuore e di mente a mente. In simile unione non c'è posto per l'arrivismo nè per il sospetto. La stessa correzione non è presa in cattiva parte, nè la buona parola per adulazione. (A. Rievaulx)

 

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Capodanno....con stile...

Post n°152 pubblicato il 29 Dicembre 2011 da carbonediamante
 

 

 

 

 

 

 

I popoli e le civiltà nel corso della storia hanno contato e contano la data d'inizio anno in maniere molto differenti. Ad esempio, per i babilonesi il capodanno corrispondeva alla prima luna nuova dell'inverno dopo l'equinozio invernale, cioè il primo giorno di primavera. Gli antichi egizi contavano i giorni dell'anno a partire dalla prima alba in cui appariva la stella Sirio, vicino al solstizio d'estate. Il capodanno degli antichi romani, coincideva con l'inizio della  primavera e in seguito fu spostato al primo di gennaio in prossimità del solstizio d'inverno. Le popolazioni cinesi ed eschimesi contano gli anni raggruppandoli in cicli.....

Il Medioevo periodo storico notoriamente controverso, non ha fatto eccezione neppure per la determinazione della data del capodanno che oltre a variare da zona a zona o addirittura da città a città, fissava "stili" differenti.

Gli stili principali vengono dagli studiosi così descritti:


stile moderno o della circoncisione

(capodanno il 1° gennaio)

L'uso di iniziare l'anno dal 1° gennaio cominciò con la riforma di Giulio Cesare, ma nel corso del Medioevo fu sostituito da altre date, specialmente da ricorrenze di importanti festività cristiane;


stile veneto

(capodanno il 1° marzo)

L'origine di questo capodanno risale addirittura all'antico calendario romano, quando non esistevano i mesi di gennaio e febbraio; fu utilizzato soprattutto nella Repubblica veneta fino al 1797;


stile dell'incarnazione detto anche fiorentino o pisano

(capodanno il 25 marzo)

Si calcolava a seconda che l'anno fosse fatto iniziare il 25 marzo successivo o precedente al capodanno del 1° gennaio secondo l'attuale computo. Questo si celebrava anche in Inghilterra e in Irlanda;


stile della Pasqua

(festeggiato la domenica di Risurrezione)

Utilizzato soprattutto in Francia, comportava differenze fra un anno e l'altro di parecchi giorni, a motivo del fatto che questa festa oscilla tra il 22 marzo e il 25 aprile;


stile bizantino

(capodanno il 1° settembre)

Faceva iniziare l'anno quattro mesi prima; rimase a lungo in vigore a Bisanzio e fino al XVI secolo, nell'Italia meridionale e in Sardegna;


stile della natività

(capodanno il 25 dicembre)

Anticipava l'inizio dell'anno di sette giorni rispetto ad oggi. Era molto diffuso nel Medioevo, soprattutto nell'Italia settentrionale, e fu il più utilizzato anche dalla cancelleria pontificia e dai cronisti medievali. In Spagna si festeggiò fino al 1600.

 

 

 

 

"Quando sono terminati i dodici rintocchi della mezzanotte, un anno muore ed uno nasce.
Gli uomini fanno festa e gli echi delle risate, del frastuono e degli scoppi raggiungono anche i luoghi più tristi e nascosti, diffondendo ovunque speranza ed allegria.
Tutti si scambiano auguri e nessuno ode la voce che non si può distinguere e che rappresenta il mistero di ciò che ci serberà il futuro.

Ti è qui rivelata una verità profonda e colma di saggezza: è meglio non sapere come sarà il domani per potersi abbandonare alla speranza" (Dino Buzzati)

 

 

 

 
 
 
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