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Parafrasando Dante e Kundera...
..."Conservate ogni speranza, o voi ch'entrate..." perche' qui forse troverete "La sostenibile pesantezza dell'avere"...
Hemingway non sbagliava quando sosteneva : "Gli italiani: una metà scrive e l'altra metà non legge" . Io, purtroppo, sono nella prima metà (ahimè) e cerco di mettermi in pari!
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E PERCHE' IO NO?
Non l'ho mai fatto! Mai nella mia vita ho preso una decisone così importante! Lo stimolo, la spinta, la sollecitazione indiretta, l'ho ricevuta dai tanti personaggi del cinema, della tv, dello spettacolo: oggi si possono contare sulla punta delle dita coloro che vivono e si presentano sempre con il viso glabro, faccia bella pulita e senza un filo di barba. I signori lassù in bella vista, rappresentano solo una piccola parte dell'universo maschile e un dettaglio li accomuna: hanno tutti la barba! Un filino, appena accennata, un po' più folta, curata, selvaggia, sale e pepe, castana, corvina, bianca, insomma, tutti con la loro vistosa barba, fieri di averla e spavaldi perchè sanno di piacere comunque. Io li osservo, seguo le loro avventure sceniche, li spio nel quotidiano: le donne sono sempre a strusciarsi, a sbaciucchiarli, la barba le eccita, non si fanno alienare e inibire da quatro peli là sulle guance; il pelo tira, attizza e arrapa nella finzione e nel privato. Con questa convinzione e attratto da sirene che cantano melodiosamente, il novello Carlo Ulisse non si è legato all'albero maestro per resistere, anzi, al contario si è lasciato concupire dalle sublimi voci e si è deciso: una bella barba non lunga, curata ma non troppo, color sale e pepe come piace alle donne e via! Così, da una quindicina di giorni, libera e incolta, la barba va, cresce e si nota sempre più. "Ma ti stai facendo crescere la barba?". Mi chiede stupita con lo sguardo fisso sul volto. "Sì...." Rispondo distrattamente per evitare una spropositata concentrazione sulla mia faccia: "...mi sto facendo crescere la barba. Va di moda, tutti ormai la ostentano e sembra che sia un "arricchimento estetico", un must che attiri molto". Quando digrigna i denti, il sibilo si fa sottile e saettante, è sempre il momento peggiore: "Ah sì? E di grazia, caro il mio tronista da cantina sociale, chi ha mai seminato codesta certezza, questa accertata verità, questo modo di apparire così fico, da gnocco superlativo e da signore dei ravanelli?". Azzolina!!!! Mi pervade il sospetto che le mie argomentazioni, anche se dettagliate e volutamente kilometriche, tendenti a stancare l'avversaria con le mie solite chiacchiere, saranno vane e facilmente contestabili, ma ci provo lo stesso: " Ma puccettina, sai che sulla barba v'è tutta una letteratura che va attentamente letta e riletta, interpretata per la sua evoluzione storica, laddove nel tempo, ogni uomo, socialmente inserito nei suoi contesti........". "Ohhhhhhhhhhhh!!!!! E smettila di blaterare, parli e non dici niente, spieghi e ne so meno di prima, sei prolisso, lo fai apposta per distrarmi; sappi, che se vuoi prendermi per fame, ti sbagli. Anzi sai che c'è? Se a mezzogiorno ti presenti a tavola con quei quattro peli, non mangi, ti sego i viveri, chiudo la cambusa e vai a mangiare alla mensa degli accattoni. Con la barba che hai e quattro stracci addosso, convincerai i più scettici circa la tua vera condizione sociale!". Sbatte la porta del bagno e si dilegua. Quando fa così vorrei strozzarla, non può trattarmi in questo modo, ho la mia personalità, il mio temperamento, la mia storia: non finisce qui, devo subito reagire vigorosamente. Apro la porta del bagno e con la schiuma da barba che copre le mie guance, comincio a radermi esclamando: "Duce, che si mangia oggi alla mensa della casa del fascio?".
"Se i filosofi si misurassero in base alla barba, il primo posto spetterebbe alle capre". (Luciano di Samosata II sec. )
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