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« Oltre l’euro,: una nuova...Risolvere la crisi crean... »

Risolvere la crisi creando una nuova moneta fiscale_parte 1

Post n°1762 pubblicato il 15 Novembre 2014 da Lucky340
 
Foto di Lucky340

D1. Che cosa propone il progetto “moneta fiscale” riguardo all’Italia ?

 

R1. In primo luogo, di emettere fino a un massimo di 200 miliardi annui di titoli di Stato – i Certificati di Credito Fiscale, o CCF – aventi natura monetaria e non di debito.

 

D2. Che cosa significa “natura monetaria” ?

 

R2. Che lo Stato italiano non si impegnerà a rimborsare questi titoli, bensì ad accettarli, a partire da due anni dopo la loro emissione, a fronte del pagamento di tasse, imposte, contributi previdenziali e sanitari, multe eccetera: qualsiasi obbligazione finanziaria nei confronti della pubblica amministrazione italiana potrà essere estinta utilizzando indifferentemente CCF o euro.
 
D3. Un CCF è quindi una forma di moneta nazionale ?

 

R3. Può essere definita moneta italiana con utilizzo differito.
 
D4. Perché l’utilizzo è differito di due anni ?

 

R4. Perché, nel momento dell’utilizzo, i CCF a parità di condizioni riducono gli euro incassati dallo Stato italiano. Il differimento dà all’economia italiana il tempo di ottenere un significativo recupero di PIL, e quindi anche di entrate fiscali, compensando così l’effetto dell’utilizzo dei CCF quando giungeranno a maturazione.

 

 
D5. A chi verranno assegnati i CCF ?

 

R5. Il progetto attuale prevede tre destinazioni principali. Le aziende private, i lavoratori e lo Stato stesso.

 

 
D6. Per quali dimensioni ?

 

R6. Su 200 miliardi totali massimi all’anno, all’incirca 80 alle aziende private, 70 ai lavoratori e 50 allo Stato.

 

 
D7. Con quali finalità per le aziende private ?

 

R7. Le aziende private riceveranno CCF commisurati ai costi di lavoro da esse sostenuti. E’ previsto un meccanismo a scaglioni, con maggiore incidenza percentuale sui costi pagati a lavoratori con redditi meno elevati. Per ogni 100 euro pagati in retribuzioni, imposte e contributi, l’azienda riceverà 20 euro in CCF. Per i redditi più alti, la percentuale scenderà considerevolmente. Potranno essere previsti meccanismi incentivanti per le aziende che incrementano l’occupazione.
 

 

D8. E per i lavoratori ?

 

R8. Analogo meccanismo, sempre a scaglioni: il lavoratore percepirà, in aggiunta a una retribuzione netta di 100 euro, 20 euro in CCF – con percentuale in discesa per i redditi alti.

 

 
D9. Quindi aziende e lavoratori riceveranno gratuitamente un considerevole importo di CCF, in pratica di moneta utilizzabile due anni dopo l’assegnazione originaria. Che cosa ne faranno ?

 

R9. Chi non avrà esigenze finanziarie immediate, potrà mantenerli come forma di risparmio addizionale. Altrimenti potranno essere monetizzati in anticipo.
 
D10. In che modo ?

 

R10. Si svilupperà un attivo mercato finanziario, in quanto i CCF sono una categoria di titoli di Stato. Ci saranno a regime massimi 400 miliardi di CCF in circolazione (due anni di emissioni, dopo i quali le nuove assegnazioni sostituiranno quelle in scadenza).
 

 

D11. La monetizzazione anticipata comporterà una penalizzazione ?

 

R11. Comporterà uno sconto finanziario, in quanto 100 euro di CCF equivalgono a una banconota da 100 euro che non posso utilizzare se non tra due anni. Ma il valore finale è certo, addirittura più di quello di un BOT a due anni destinato a essere rimborsato in euro.

 

 
D12. Perché è più certo ?

 

R12. Perché lo Stato potrebbe andare in default sui suoi impegni di pagamento di euro, mentre il CCF avrà sempre e comunque un valore.

 

 
D13. Quindi lo sconto finanziario non sarà molto elevato ?

 

R13. Lo determinerà il mercato, ma approssimativamente lo si può stimare in linea con un tasso BOT a due anni.
 

 

D14. Ma chi sarà il compratore di questi CCF scambiati sul mercato ?

 

R14. Il compratore finale sarà un soggetto che avrà esigenze di pagamento nei confronti dello Stato italiano, per tasse o altro, e li utilizzerà quindi alla scadenza.

 

 
D15. Per quali motivo è prevista l’assegnazione di altri 50 miliardi, attribuiti direttamente allo Stato italiano medesimo ?

 

R15. Potranno essere utilizzati per altre forme di sostegno della domanda, quindi di spesa: integrazione di reddito alle categorie disagiate, investimenti pubblici, spesa sociale, interventi di ricostruzione in aree colpite da calamità naturali eccetera.

 

 
D16. Perché viene proposta un’emissione annua di 200 miliardi ?

 

R16. Perché a causa del calo di PIL prodotto nel 2008 dalla crisi finanziaria mondiale, e ulteriormente (soprattutto dal 2012 in poi) dall’eurocrisi, il PIL italiano è fortemente inferiore al suo potenziale.

 

 
D17. In che misura ?

 

R17. Se dal 2007 in poi si fosse avuta una crescita reale media dell’1,5% - tasso considerato già piuttosto modesto in condizioni normali – il PIL 2014 sarebbe più alto di oltre 300 miliardi. Questo è l’output gap da colmare. Una crescita media del 5% all’anno per tre anni è fattibile con la riforma proposta, e colma la maggior parte di questo deficit di PIL.

 

 
D18. Le assegnazioni annue massime previste però sono 200, non 300 miliardi.

 

R18. Perché un’immissione di domanda nell’economia avvia una catena di eventi – il percettore di maggior reddito a sua volta in parte lo spende, aumentando il reddito di altre aziende e/o individui, eccetera. Quindi l’effetto è più che proporzionale.

 

 
D19. La composizione dell’intervento di 200 miliardi – 80 alle aziende private, 70 ai lavoratori, 50 in spesa pubblica – è arbitraria ?

 

R19. La composizione esatta sarà il frutto di decisioni politiche. E’ però fondamentale l’ordine di grandezza destinato alle aziende.

 

 
D20. Perché ?

 

R20. Perché occorre riallineare il costo del lavoro per unità di prodotto italiano a quello dei membri più efficienti dell’eurozona, in particolare della Germania. 80 miliardi sono il 18% circa dei costi di lavoro delle aziende private italiane.

 

 
D21. E questo riporta la competitività italiana a livelli tedeschi ?

 

R21. Esattamente, in modo analogo (anche se con un altro meccanismo) a quanto farebbe la “spaccatura” dell’euro e il conseguente riallineamento valutario.
 

 

D22. Quindi viene meno una fonte di squilibri ?

 

R22. Esatto: se non viene migliorata la competitività italiana, buona parte del sostegno della domanda prodotto dai CCF va ad alimentare la domanda di prodotti esteri e squilibra la bilancia commerciale.

 

 
D23. Invece in questo modo…

 

R23. …le aziende italiane diventeranno immediatamente più competitive ed esporteranno di più, e guadagneranno mercato interno nei confronti delle importazioni.

 

 
D24. Non sarà un danno per la Germania ?

 

R24. No, perché in aggiunta a quanto sopra, l’Italia otterrà anche una forte ripresa economica, il che aumenterà il suo import, compreso di prodotti nordeuropei.

 

 

D25. Quindi rispetto a oggi…

 

R25. Oggi i saldi commerciali italiani sono positivi (partite correnti attive per l’1,5%-2% circa nel 2014), ma solo grazie a una domanda interna molto depressa, che limita le importazioni. Con la ripresa dell’economia, i due effetti si compenseranno – più import per la maggior domanda, maggior export netto per la maggior competitività. La bilancia commerciale italiana resterà in equilibrio, ma a livelli decisamente più alti sia di import che di export.

 

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