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Risolvere la crisi creando una nuova moneta fiscale_parte 2

Post n°1763 pubblicato il 15 Novembre 2014 da Lucky340
 
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parte 2

D26. Le erogazioni saranno pari a 200 miliardi fin dal primo anno ?

 

R26. E’ realistico scaglionare l’intervento nel tempo, perché la maggior domanda dovuta ai CCF stimolerà le aziende a produrre di più, ma rimettere in moto la capacità produttiva oggi inutilizzata richiede tempo. Si può pensare a erogare 90 miliardi il primo anno, salire a 150 il secondo e raggiungere 200 miliardi al terzo. I livelli effettivi e la distribuzione temporale saranno tarati in funzione della risposta dell’economia, facendo in modo che l’occupazione recuperi e senza che l’inflazione risalga in modo eccessivo.

 

 
D27. E la quota destinata alle aziende (ipotizzata, si diceva, in 80 miliardi su un massimo di 200) ?

 

R27. Potrà anch’essa essere modificata nel tempo, sempre con l’obiettivo di mantenere in pareggio i saldi commerciali esteri: né surplus né deficit, se non per importi modesti.

 

 
D28. Il progetto prevede anche l’introduzione dei cosiddetti “BTP fiscali”. Di che cosa si tratta ?

 

R28. Sono titoli di Stato con scadenze varie – anche pluriennali – che (analogamente ai CCF) non pagano interessi e capitale in euro. Interessi e capitali sono pagati in “moneta fiscale”, utilizzabile per onorare impegni finanziari verso la pubblica amministrazione. Esattamente come i CCF, appunto.

 

 
D29. Come verranno introdotti ?

 

R29. In primo luogo, al momento in cui cominceranno le assegnazioni dei CCF, si darà la possibilità a tutti i possessori di titoli di Stato “tradizionali” (BOT, CTZ, BTP, CCT eccetera) di convertirli in BTP fiscali, con scadenze più lunghe e con un tasso d’interesse più alto. Per esempio un BTP con tre anni di vita residua e cedola del 2,5% potrebbe essere convertibile in un BTP fiscale con sei anni di vita residua e cedola del 4,5%. Questa opzione di conversione rimarrà esercitabile (da parte del possessore del titolo) per tutta la vita residua.

 

 
D30. Qual è la finalità ?

 

R30. Si evita che l’annuncio della riforma dia luogo a movimenti speculativi sui mercati finanziari. Se il mercato dovesse reagire negativamente, si potrebbe creare una pressione al ribasso nel valore nei titoli di Stato in circolazione (quelli tradizionali) creando problemi, per esempio, ai bilanci degli investitori istituzionali (banche, assicurazioni eccetera) che li possiedono. Ma se un titolo di Stato è sempre convertibile in BTP fiscali – quindi in un titolo che mantiene sempre, con certezza, un valore, perché è utilizzabile per pagare tasse ecc. e non ha quindi rischio di default – la pressione al ribasso sopra citata incontra una soglia.

 

 
D31. Questo però non è l’unico scopo…

 

R31. No: tanti più titoli “tradizionali” vengono convertiti in BTP fiscali, tanto più diminuisce l’ammontare di titoli che possono dar luogo a default.

 

 
D32. E per quanto riguarda le nuove emissioni ?

 

R32. Anch’esse dovranno avvenire, nella maggior misura possibile, mediante BTP fiscali e non emettendo titoli “tradizionali” (da rimborsare in euro). Il debito in euro, quello che deve essere rimborsato e quindi può dar luogo a default, deve essere ridotto il più rapidamente possibile, idealmente a zero.

 

 
D33. Ci sarà interesse, sul mercato, per queste emissioni di BTP fiscali ?

 

R33. E’ prevedibile che ci sia, anche in funzione del fatto che verranno ridotte – idealmente azzerate – le emissioni di titoli “tradizionali”, e che i loro abituali compratori (specialmente gli investitori istituzionali italiani) dovranno reimpiegare la loro liquidità. Uno strumento d’investimento senza rischio di default è interessante per motivi analoghi a quelli che rendono appetibile un titolo di stato in moneta sovrana.
 

 

D34. Ma i CCF e i BTP fiscali non sono comunque debito pubblico ?

 

R34. Sono una forma di moneta nazionale. Lo Stato italiano li accetterà in pagamento di imposte e altre obbligazioni finanziarie nei suoi confronti, ma non dovrà mai rimborsarli in euro. L’emittente quindi non potrà mai essere forzato al default.

 

 
D35. Quale sarà la reazione dei partner europei ?

 

R35. Il progetto “moneta fiscale”, se adottato da tutti i paesi dell’Eurozona attualmente in difficoltà, è la via per rendere sostenibile il sistema monetario europeo, senza attuare una “transfer union” (che la Germania non accetta). Inoltre, elimina definitivamente il rischio di una deflagrazione dell’Eurozona. Tutto questo senza richiedere alcun contributo finanziario alla Germania, e senza convertire depositi bancari, titoli di Stato e altre attività finanziarie in una moneta destinata a svalutarsi.

 

 
D36. I trattati vanno riformulati ?

 

R36. Nella forma attuale, sono ineseguibili. D’altra parte sono stati concepiti su istanza dei paesi dell’ex area marco, che temono di doversi far carico dei debiti di uno o più paesi del sud. Il progetto “moneta fiscale” produce una forte ripresa economica dei paesi che lo adottano e nello stesso tempo riduce, con l’obiettivo realistico di azzerare, il debito che crea rischio di default.

 

 
D37. Non c’è quindi da attendersi che il progetto “moneta fiscale” venga attaccato in quanto non conforme ai trattati ?

R37. Naturalmente non si può escluderlo. Tuttavia il progetto rende possibile il conseguimento degli obiettivi economici che i trattati si prefiggono, in quanto consente sviluppo economico, occupazione, stabilità monetaria e riduce rapidamente, fino a eliminarli, i rischi di default sui debiti pubblici e i conseguenti dissesti finanziari. Gli obiettivi dei trattati sono conseguiti dal progetto “moneta fiscale”, mentre non lo sono da una serie di altre azioni – l’OMT e le iniziative di sostegno intraprese dalla BCE, in particolare – che peraltro, a loro volta, sono attualmente oggetto di azioni legali (anzi, sull’OMT esiste già una sentenza negativa della Corte Costituzionale tedesca, che ha rinviato il caso alla Corte di Giustizia UE). Si può affermare che il progetto “moneta fiscale” è, rispetto a queste iniziative, almeno altrettanto conforme ai trattati, nonché enormemente più efficace per quanto attiene al raggiungimento dei loro obiettivi.

 

 

D38. Che effetti si verificano riguardo al fiscal compact ?

 

R38. Il fiscal compact impone un percorso accelerato di riduzione del rapporto debito pubblico / PIL. Per l’Italia (e per vari altri paesi) si tratta di obiettivi totalmente irrealistici. Richiederebbero manovre fiscali pesantissime che abbatterebbero ulteriormente il PIL, e tra l’altro impedirebbero di conseguire la riduzione del rapporto debito / PIL.

 

 
D39. Quindi va abolito ?

 

R39. Oppure va chiarito in maniera inequivocabile che i CCF e i BTP fiscali non sono compresi nel debito, in quanto non creano rischio di default. In questo modo gli obiettivi di riduzione del rapporto debito pubblico / PIL sono raggiungibili. A questo punto gli interessi collimano: il debito pubblico italiano espresso in euro, che la Germania teme, un giorno, di doversi sobbarcare a seguito di un default italiano, scende rapidamente e viene sostituito da emissioni di moneta nazionale italiana (non soggetta a default). Situazione enormemente più tranquilla sia per la Germania che per l’Italia.

 

 
D40. L’emissione di “moneta fiscale” non produrrà inflazione eccessiva ?

 

R40. L’assegnazione di CCF produce un forte recupero della domanda e del PIL, ma questo non è inflazionistico perché in Italia c’è una fortissima quota di disoccupazione, quindi di capacità produttiva inutilizzata. Solo se l’ammontare emesso superasse i livelli che consentono il ripristino della piena occupazione si produrrebbe un eccesso d’inflazione. Va anche ricordato che attribuendo CCF alle aziende in funzione dei loro costi di lavoro, se ne riducono i costi produttivi, e questo ha un effetto mitigante sull’inflazione.

 

 
D41. In definitiva non ci si attende nessun effetto sull’inflazione ?

 

R41. Un qualche incremento è probabile, ma è esattamente quello che serve per riportarla dall’attuale livello zero (con rischio di cadere in deflazione) all’obiettivo BCE del 2%.

 

 
D42. Perché preferire il progetto “moneta fiscale” alla “spaccatura” dell’euro ?

 

R42. Perché è una riforma che può essere tranquillamente discussa e analizzata alla luce del sole e non una “deflagrazione” da attuare di sorpresa, in tempi rapidissimi, con rischi di panico bancario e sui mercati finanziari. Perché non costringe la Germania a lavorare, d’improvviso, con una moneta rivalutata. Perché non c’è svalutazione dei crediti stranieri verso l’Italia. Perché non ci sono effetti redistributivi su aziende e banche, e contenziosi (inevitabili, nel caso della “spaccatura”, in quanto non sarebbe esattamente chiaro quali crediti e debiti si convertono in “Euro Nord” o “Nuovi Marchi”, e quali in “Euro Sud” o “Nuove Lire”). Perché il cittadino italiano non si vede trasformare i suoi risparmi, il suo stipendio, la sua pensione, d’improvviso, in un oggetto diverso.

 

 
D43. Il progetto “moneta fiscale” è applicabile ad altri paesi ?

 

R43. Certamente: tutti i paesi dell’Eurozona che hanno oggi difficoltà, o comunque livelli di competitività inferiori a quelli tedeschi, nonché alta disoccupazione, possono introdurli (anzi è raccomandabile che lo facciano). Ciò nella misura, caso per caso, opportuna per ripristinare competitività e piena occupazione.

 

 
D44. I CCF diventeranno, dopo un certo periodo di tempo, una vera e propria moneta circolante ?


R44. Il progetto funziona anche a prescindere che i CCF vengano utilizzati per transazioni correnti. Tuttavia è probabile che l’utilizzo quotidiano prenda piede e si incrementi, ad esempio usandoli per pagamenti elettronici via carta di credito, e come sottostante nella definizione di contratti di lavoro, affitto, compravendita, eccetera. Dopo qualche anno, si può immaginare che il CCF diventi a tutti gli effetti la moneta circolante principale, riservando all’euro impieghi limitati (ad esempio per particolari transazioni finanziarie).

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Un blog di: Lucky340
Data di creazione: 04/05/2010
 

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