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Enocordial

Post n°434 pubblicato il 10 Luglio 2015 da lafarmaciadepoca
 

Il post di oggi ha come tema una delle “eccellenze” italiane, che come al solito sono misconosciute dai propri connazionali: si tratta dello Stabilimento Chimico Farmaceutico Militare di Firenze.

L’idea di uno Stabilimento Chimico Farmaceutico Militare nacque già nel 1832, da parte di Re Carlo Alberto di Savoia, il quale con grande lungimiranza, intuì l’importanza di istituire un laboratorio per la preparazione di preparati galenici da destinare all’esercito sabaudo.
Il primo Deposito di Farmacia Militare nacque circa ventuno anni dopo, ed era sito in Corso Siccardi a Torino: dopo qualche anno iniziò ad espandersi, fino ad arrivare alla sua massima estensione verso la fine dell’Ottocento, con la creazione di un laboratorio apposito per la produzione del chinino, il farmaco d’elezione per il trattamento della malaria. Nel 1884, cambiò denominazione, passando da “Deposito di Farmacia Militare” a “Farmacia Centrale Militare”.

Con lo scoppiare della Prima Guerra Mondiale, però i piani di ampliamento del complesso si arrestarono, in quanto la sede nella città di Torino era scomoda dal punto di vista logistico e scarsamente difendibile,  poiché troppo vicina ai confini, così si decise di spostare la produzione nella città di Firenze.

Infatti, solo nel 1931, l’allora “Istituto Chimico Farmaceutico Militare”, raggiunse quella che sarà la sua sede definitiva a Firenze nel quartiere Rifredi, arrivando ad occupare una superfice di 55.000 metri quadrati, divenendo un punto di riferimento nella produzione di farmaci non solo per l’Esercito Italiano.

L’ Istituto, infatti, ha sempre collaborato nella produzione ed invio di medicinali durante le più gravi calamità naturali, come l’alluvione di Firenze del 1966, i terremoti del Friuli nel 1976 e dell’Irpinia nel 1980, e la devastante tragedia di Chernobyl nel 1986. In quest’ultima occasione, in circa 24 ore l’Istituto produsse 500.000 pastiglie di ioduro di potassio, impiegato nella protezione della tiroide dai danni della radioattività.

Da alcuni anni, l’ora Stabilimento Chimico Farmaceutico Militare, è un centro di vitale importanza per la produzione dei cosiddetti “farmaci orfani”, ossia quei preparati galenici utilizzati nella cura o nel trattamento di patologie rare, i quali spesso non sono prodotti su larga scala per via del limitato bacino di utenza, che li renderebbe prodotti in perdita per le case farmaceutiche indipendenti.
Ebbene, dovete sapere che lo Stabilimento produce ketoconazolo, mexiletina, niaprazina e tiopronina, molecole d’urto per il trattamento di stati patologici gravi, come immunodeficienze, aritmie cardiache, disturbi del sonno ed epatite cronica, che altrimenti sarebbero difficilissime da reperire e a prezzi esorbitanti. Uno dei tanti motivi di cui essere fieri del nostro Stabilimento.

Sì, quando ho definito lo Stabilimento Chimico Farmaceutico Militare un’ “eccellenza” non stavo scherzando e vi invito a fare un giro sul loro sito a leggere il resoconto di tutte le loro molteplici attività, anche nella conservazione di alcune memorie farmaceutiche come i famosi liquori digestivi: l’Elisir di China e l’Enocordial, il famoso brandy di cui ci invia una foto il nostro caro affezionato Giuseppe C.

 

Enocordial


L’Enocordial in foto risale alla fine degli anni Settanta, ma incarna molto bene l’idea di liquore digestivo della prima metà del Novecento. Infatti, sull’onda del prodigioso Vin Mariani, tra fine Ottocento ed inizi Novecento nacquero moltissimi liquori digestivi, come il Ferro – China Bisleri, o la Tintura di Assenzio Mantovani, che sfruttavano una base alcoolica a cui poi era aggiunto un estratto vegetale, come nel nostro caso.


Grazie per aver letto il post e grazie a Giuseppe per avermi inviato la foto! 

 
 
 
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