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ve la do io la " 'nzegna " !

Post n°810 pubblicato il 19 Settembre 2008 da vocedimegaride
 

di Mimmo Di Renzo

Sono nato "luciano", ci ho vissuto per trentuno anni a Santa Lucia… che a malincuore ho dovuto lasciare… Il  mio quartiere, la mia dimensione felice o, come mi sfottono i miei figli, il mio “paese” . Ho vissuto quegli anni, gli ultimi che hanno visto ancora ardere l'anima dei fieri luciani d’o rre a Via Solitaria, alle spalle di piazza Plebiscito ed a pochi metri dall'imbocco del Pallonetto di Santa Lucia… Gli ultimi anni… quelli che ancora   distinguevano il luciano vero da quello d’importazione, malsopportato: l'invasore odiato, detto il “Buarese”, abitante del quartiere porto del Borgo Loreto, che si era impadronito dei bassi, le fonnachère, i depositi dell'immondizia, in tempo di guerra. Vedete, i luciani hanno una fierezza di casta perché sono figli del mare, come Partenope…  hanno  il mare dentro… e molti di loro, detti “’e Scereppa”, anche se caratterizzati dall’intenso colorito bruno dei luciani, avevano gli occhi azzurri... il mare nello sguardo. Commerciavano il loro pescato o l'acqua ferrata che scaturiva dalle fontane al Chiatamone. I buaresi, piccoli, scuri anche loro, con animo levantino ed avvezzi a vivere alla giornata, portarono a S. Lucia fame, miseria ed i pidocchi. Tanti pidocchi, persino il tifo petecchiale.. Ancora nel 1960 si poteva assistere a zuffe terribili, dove il luciano difendeva la sua integrità, la sua vita, il suo esistere. La sua dignità di schiatta! Poi, gli incroci dell’avvenuta globalizzazione cittadina… poi, l'oblio di tradizioni e cultura, di riti e di miti. Sono un luciano, anche se a metà. Ho il sangue caldo, l'onestà, i principi, la storia dei luciani… O' Rre!…. Per noi il re è solo il Borbone;  l'altro, è venuto dopo e solo il battage del ventennio, la poca occasione di avere ancora un ruolo nella storia è ervita a far accettare al popolino le vicende di Umberto di Savoia, alto, bello, eppoi inquilino  di Palazzo Reale (per noi, “mmiezo palazz”). Anche il fascismo dovette fare i conti con i Luciani, che appoggiarono in massa il movimento di Aurelio Padovani, fino a quel pomeriggio del 16 giugno del 1926, in via Generale Orsini, quando “crollò” la balaustra del balcone… incidente mai periziato. Nel Luciano era viva la rude onestà e da sempre e in ogni tempo ha contrastato i camorristi, anche in pieno periodo del contrabbando. Torniamo alla festa della ‘Nzegna, che ora un regista alternativo ed un po’ confuso sta per ricacciare tra i grandi eventi municipali… Era la festa del mare. Dopo i festeggiamenti del corteo e dell’omaggio alla madonna, tutto il popolo che vi prendeva parte e con esso persino le controfigure in costume d’epoca dei regnanti Ferdinando e Carolina, si tuffava -  o era letteralmente - buttato a mare. Tutti: grandi e piccoli, uomini e donne, luciani e forestieri, in un solo unico abbraccio con il mare. Chi non sapeva nuotare, imparava in quell’occasione; da quì il  “così ti ‘nzegna”, spirito della festa, teso a rievocare l’antica discendenza e la rinnovata complicità con il Mare, con Parthenia. In onore della Madonna Catena, vergine madre come la sirena, ci si lanciava in  una danza con i bastoni (che avevano sostituito i coltelli) e che evocava le danze più antiche e guerriere dei paesi che si affacciano sul nostro mare. Eh!...già, ora la ‘Nzegna risorge ma senza un pezzo di anima, svaporata, irrintracciabile, ormai. Dopo la Piedigrotta profanata, involgarita, è ora la volta della obliata ‘Nzegna!. Tutto in un solo calderone, per tutti i gusti e tendenze: luciani, buaresi, scereppa, repubblica partenopea e risorgimento, Borbone, bersaglieri e sabaudi, saraceni e americani, e le performances di artisti dell’intellighentia giacobina che sanno poco o niente di Napoli. Meglio celebrare nei ricordi la ‘Nzegna, con un bicchiere di asprigno ed un vecchio canto di Ferdinando Russo, autentico bardo dei Luciani. Santa Lucia luntano ‘a te, quanta malinconia!

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Commenti al Post:
Utente non iscritto alla Community di Libero
Anonimo il 19/09/08 alle 12:38 via WEB
Ahhhhh ! Vivaddio !
Chest so 'e ccose e Napule ca me piaciono !!!!!
Pasquale della Monaca, hai capito ???
Ambro
 
Utente non iscritto alla Community di Libero
Anonimo il 19/09/08 alle 13:38 via WEB
Non sapevo nulla di tutto questo. La vostra patria è piena zeppa di tradizioni belle, ricche di umanità. Non disperdetele. Come per i senesi il palio. Ci provano a globalizzarci, ma non globalizzeranno mai la nostra anima. Scusate l'intrusione. Appaio poco ma vi leggo sempre. Patty Ghera
 
Utente non iscritto alla Community di Libero
Anonimo il 20/09/08 alle 11:24 via WEB
Gli abitanti di Santa Lucia, i luciani, furono amatissimi dai sovrani borbonici, ed a loro volta essi "amavano" i re (amatissimo fu Ferdinando IV), al punto che quando nel 1860 si era prossimi all'ingresso di Garibaldi in città, l'allora borbonico Ministro dell'Interno e della Polizia Liborio Romano, che già agiva per conto di Cavour (fu infatti riconfermato Ministro dell'Interno), affidò la tutela dell'ordine pubblico alla Guardia Cittadina, composta quasi esclusivamente dalla camorra dell'epoca, escludendo di proposito i luciani, considerati inaffidabili in quanto estranei alla camorra e filoborbonici. Tale decisione contribuì non poco a far guadagnare ai Savoia la dispregiativa nomèa di "montanari". Peccato aver dimenticato la guerra tra la camorra ed i contrabbandieri luciani... Alla fine del XIX secolo, quando fu decisa la bonifica dell'intero quartiere e la edificazione della colmata a mare (lavori terminati nel 1927)fu sventrato quasi per intero il Pallonetto, furono murate le mitologiche grotte Platamonie (un tempo luoghi termali, teatro fin dai tempi dei Greci di riti orgiastici), fu incredibilmente edificato un piccolo rione di case popolari sull'isolotto di Megaride attaccate al Castel dell'Ovo che non piacque a nessuno. Infatti, nel suo 'O luciano d''o Rre, Ferdinando Russo scrisse: Addo' se vere cchiù, Santa Lucia? Addo' sentite cchiù l'addore e mare? nce hanno luvato 'o meglio, 'e chesta via! N'hanno cacciato anfino 'e marenare! E pure te facea tanta allegria, cu chelli bancarelle 'e ll'ustricare! O munno vota sempre e vota 'ntutto! Se scarta 'o bello, e se ncuraggia o brutto. Carmine
 
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PREMIO MASANIELLO 2009
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a Marina Salvadore

Motivazione: “Pregate Dio di trovarvi dove si vince, perché chi si trova dove si perde è imputato di infinite cose di cui è inculpabilissimo”… La storia nascosta, ignorata, adulterata, passata sotto silenzio. Quella storia, narrata con competenza, efficienza, la trovate su “La Voce di Megaride” di Marina Salvadore… Marina Salvadore: una voce contro, contro i deboli di pensiero, i mistificatori, i defecatori. Una voce contro l’assenza di valori, la decomposizione, la dissoluzione, la sudditanza, il servilismo. Una voce a favore della Napoli che vale.”…

 

PREMIO INARS CIOCIARIA 2006

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A www.vocedimegaride.it è stato conferito il prestigioso riconoscimento INARS 2006:
a) per la Comunicazione in tema di meridionalismo, a Marina Salvadore;
b) per il documentario "Napoli Capitale" , a Mauro Caiano
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