LA VOCE DI KAYFA

Ieri sera un'amica mi ha invitato ad assistere a una conferenza sul mito di Ercole presso una libreria della mia città. Premesso che sono un appassionato di miti in quanto, anche io come altri, sono convinto che il mito è il linguaggio usato dagli antichi per comunicare con le coscienze degli uomini, risvegliando in esse ancestrali ricordi di un passato dell'umanità il cui eco ormai risuona appunto solo attraverso il mito, avendo il pomeriggio libero mi è parso simpatico impegnarlo recandomi ad ascoltare un argomento che sicuramente mi avrebbe arricchito intellettualmente, e di riflesso anche animicamente. Nonostante il cronico ritardo della metropolitana, sono giunto in sala che ancora si doveva cominciare. Il pubblico sparuto occupava le prime file di sedie. Vedendomi comparire, al relatore non sarà parso vero trovarsi al cospetto in un solo colpo di due visi nuovi: con accattivante sorriso mi è venuto incontro, presentandosi e presentando l'altro relatore che lo avrebbe seguito nel corso della serata. Con lo sguardo vagavo sui presenti alla ricerca della mia amica la quale mi ha fatto cenno di sedermi accanto a lei. Stranamente la serata è iniziata all'orario stabilito come da copione.
Confesso che già dalle prime battute mi è sembrato che quanto stavo ascoltando non fosse nulla di nuovo: si narrava del mito di ercole, per la precisione della settima fatica, astrologicamente associata al segno della bilancia e quindi della scelta che chi è sulla Via Iniziatica ad un certo punto del cammino deve compiere per poi proseguire. Per tutti coloro che non conoscono il mito di Ercole, di seguito ripropongo la settima fatica che l'eroe dovette affrontare e di cui ieri si sarebbe dovuto parlare nella conferenza.
"La settima fatica Eracle doveva pulire le Stalle di Augia che l’omonimo re degli Epei non aveva mai pulito. Stabbio e letame vi si erano così accumulati che l’impresa pareva davvero impossibile. Augia in compenso gli promise la decima parte delle bestie che vi erano ammassate. Ercole riuscì nel compito deviando nelle stalle il corso dei fiumi Alfeo e Peneo, che spazzarono via, con la violenza della loro corrente, tutto l’enorme sudiciume. Le acque dei fiumi rappresenterebbero le Acque spirituali dell’undicesimo segno, l’Acquario, acque che sarebbero in grado di purificare il subcosciente dell’uomo."
Non sto qui a commentare a mia volta il significato simbolico del presente mito e della settima prova, bensì per raccontarvi in breve le mie impressioni sulla serata di ieri.
Come è mio solito, quando assisto a questo tipo di manifestazioni non mi piace fare scena muta e pendere dalle labbra del relatore, bensì intervenire per fare delle osservazioni in merito o capire meglio quanto si sta dicendo. E infatti un paio di volte ho posto al relatore delle domande ricevendone delle risposte alquanto esaudienti. Tuttavia confesso che alla fine della sua relazione, ho avuto la sensazione di ritrovarmi in un consesso amicale dove chi era presente lo era più per fare un piacere a chi stava parlando e non perché fosse seriamente interessato all'argomento. Certo posso sbagliarmi, ma sto esprimendo una mia percezione.
Approfittando dell'ora, nonostante avesse preso la parola il secondo relatore, con una scusa sono andato via perché ero stufo di sentire una sequela di considerazioni che già conosco per via di studi particolori che ormai faccio da oltre quindici anni. Per esperienza ho imparato che quando si parla di iniziazione, e tutto il contesto che la riguarda, non c'è conferenza che regga. Sia inteso, ho molto rispetto per chi ha il coraggio di esporsi pubblicamente per rendere note le proprie tesi, ma, sempre per esperienza, ho anche imparato che il senso recondito di questo tipo di manifestazioni il più delle volte è quello di fare adpetato. Nonostante in passato abbia bazzicato persone e circoli culturali tendenti a circoscrivere nel proprio ambito una cerchia di persone per poi indirizzarle su una via indicata da un presunto maestro, alla fine sono sempre andato via perché sono convinto che l'unico vero maestro è la vita. Per quanto mi riguada attribuisco al vivere la vita in maniera completa, accettando seranamente, per quanto è possibile a creature imperfette come noi uomini, sia le gioie, sia i dolori che essa ci offre quotidianmanete, anche se condivido l'opinione di tanti che la fortuna ce la costruiamo con le nostre stesse mani, con le nostre azioni!
Questa da me praticata in gergo inziatico è indicata come LA VIA DEL MATTO. Chi fosse curioso di capire di cosa sto parlando più digitare il seguente indirizzo internet
 www.mondo3.it/tradizione/viadelmatto.html
oppure leggere L'INZIATO di Mark Hedsel, pubblicato nella collana NUOVI MISTERI degli OSCAR MONDADORI.
Conoscere i miti, comprenderne il significato simbolico è fondamentale per chi si pone sulla Via, ma la strada da percorrere è sempre e solo rappresentata dalla Vita, e per quanto mi riguarda, non ne conosco altre!