LA VOCE DI KAYFA

GIOVANI di Clementina Gily

DI SEGUITO PROPONOGO L'EDITORIALE CHE APRE IL NUOVO NUMERO IN RETE  DI GIORNALE WOLF  FIRMATO DALLA DIRETTRICE, PROF.SSA CLEMENTINA GILY. ESSO è UNA RIFLESSIONE SUI GRAVI EPISODI DI VIOLENZA CHE HANNO VISTO IN QUESTI ULTIMI TEMPI PROTAGONISTI I NOSTRI GIOVANI E UN INVITO A QUANTI HANNO DA DIRE QUALCOSA SULL'ARGOMENTO AD INVIARE ALLA REDAZIONE UNA LORO CONSIDERAZIONE CHE QUASI CERTAMENTE SARà PUBBLICATO SUI PROSSIMI NUMERI DELLA RIVISTA. UN GRAZIE FIN D'ORA A TUTTI!

In questo numero c’è solo un articolo sui giovani e il cattivo uso di Internet; ma sono arrivati in redazione diversi articoli sul tema (cfr. i blog collegati dai links). Tutti hanno parlato dell’azione triste di beffare ragazzi meno fortunati, e ancor più della bella uscita finale di mettere il resoconto filmato su Internet. Ma, forse, la violenza di sua natura pretende attenzione; forse, si è violenti per compiere bravate in cui il pubblico è parte integrante del gusto...
Non credo si debba insistere troppo su questo argomento. La pubblicità negativa è una forma di violenza come le altre (si pensi al caso di Napoli). Basti ricordare il tema, e lanciare l’argomento alla riflessione.
Casualmente, per motivi d’attualità, nel numero del giornale ci sono altre notizie opposte sullo stato dei giovani, giovani sono anche tanti collaboratori di Wolf. Sono ben pochi quelli che utilizzano Internet in simile modo estremo, ma molti, per non dire tutti – e tutti noi con i giovani - non riescono a sfruttare nel modo migliore le potenzialità infinite offerte dalla rete. Va detto una volta di più che Internet è ormai una vita ben reale anche per chi non gioca a Second Life - ma ha appena quindici anni, è in continuo progresso: occorre un po’ di tempo in più per capire e per agire.
Utilizzare bene o male i mezzi a nostra disposizione è, praticamente, il problema del male nel mondo; va affrontato con saggezza. Senza drammatizzare è impossibile, perché è appunto esso il dramma dell’uomo. Ma non vi sono differenze di qualità se il male viene commesso nel branco, cercando la pubblicità che rende divertente la violenza, per chi ha questo gusto; oppure utilizzare le nuove tecnologie. Il fatto è che il mito della scienza, che il 900 ha reso religione, non ha morale solida, non tratta il problema del male se non come follia, lo scienziato pazzo che da sempre compare nella fantascienza. Molto socratica, la scienza ed il suo mito disegnano il male nei termini della perdita della coscienza razionale, del non saper distinguere tra bene e male.
Non si può certo aver qui la pretesa di dire una parola su simile tema. Basti il rimando alla ben diversa idea che le religioni, dalle origini ad oggi, hanno del male, il loro lungo travaglio che spesso gli ha dato il corpo vivo del demone, in considerazione dell’infinita invincibilità del male, che si riaffaccia ad ogni sconfitta in forma nuova ed indomita.
Come disse Mastro Eckart nel 300, come ha detto nel 900 Pareyson: bene e male sono opposti, capiamo il bene perché ci sono cose che ci portano ad una battaglia senza pace, contro di noi e contro chiunque le fa, verso un ideale morale che le escluda e condanni. Ma non è questione di capire, non solo: il bene è una scelta, una volontà ed un impegno liberi.
I giovani, i non giovani, siamo tutti esposti ad azioni pessime. L’importante è non ritenere sia pessima la persona, ma l’azione. Condannarla ed evitarla e farla evitare, certamente. Condannare il peccatore, è sbagliato: Chi è senza peccato… non sono temi nuovi.
Occorre però riflettere, è giusto discutere l’argomento, se i giovani di oggi non siano più facilmente esposti a perdere il senso dei valori umani. Le televisioni fuori di ogni regolamentazione di costume e di leggi (quanto ai contenuti), la rete che non sa ancora costituire un proprio assetto giuridico di tutela, il mutamento così rapido nei costumi, il multiculturalismo che rende possibili e da discutere tutte le più elementari scelte morali (tra cui soprattutto l’eguaglianza degli uomini in tutti i sensi, differenti nel genere, differenti nella salute): sono i primi fattori che vengono in mente, e uno solo basterebbe.
Raccomandiamo perciò l’argomento ai lettori, ricordando a tutti che gli articoli che inviate al giornale (c.gily@libero.it) sono in genere pubblicati.