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W. Allen

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CANZONE

Che giorno è

E' tutti i giorni

Amica mia

E' tutta la vita

Amore mio

Noi ci amiamo noi viviamo

noi viviamo noi ci amiamo

E non sappiamo cosa sia la vita

Cosa sia il giorno

E non sappiamo cosa sia l'amore

Jacques Prévert

 

I ragazzi che si amano si baciano

In piedi contro le porte della notte

I passanti che passano se li segnano a dito

Ma i ragazzi che si amano

Non ci sono per nessuno

E se qualcosa trema nella notte

Non sono loro ma la loro ombra

Per far rabbia ai passanti

Per far rabbia disprezzo invidia riso

I ragazzi che si amano non ci sono per nessuno

Sono altrove lontano più lontano della notte

Più in alto del giorno

Nella luce accecante del loro primo amore.

Jacques Prèvert

 

DALLA - CANZONE

 

N. de Chamfort

CHE COSA DIVENTA UN PRESUNTUOSO

PRIVO DELLA SUA PRESUNZIONE?

PROVATE A LEVAR LE ALI AD UNA FARFALLA:

NON RESTA CHE UN VERME.

N. de Chamfort

 

GLI APOSTOLI DIVENTANO RARI,

TUTTI SONO PADRETERNI

A. Karr

 

 

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RICORDIAMOCI... DEI RICORDI

Post n°339 pubblicato il 17 Febbraio 2011 da enca4

                Una leggenda metropolitana racconta che lo struzzo quando ha paura mette la testa sotto la sabbia. In questo modo, non vedendo il pericolo, pensa che lo stesso non ci sia più. Mettere la testa sotto la sabbia vuol dire: dove non vedo, non c’è nemico.

                Sappiamo tutti, però, che non è così. Non dobbiamo credere che nascondendoci sparisca il pericolo. In realtà, se c’è, il pericolo acquista ancor più vigore, diventa ancor più temibile.

                Molti di noi, ed io per primo, nascondiamo la testa sotto la sabbia anche per le piccole cose. Abbiamo paura di confidarci, di svelare i nostri segreti, di farci vedere come in realtà siamo in quel momento.

                La cosa, però, la facciamo anche quando si tratta di ripensare al passato, a quello che è stato. Non possiamo mettere il passato in soffitta e far finta che non sia mai esistito. C’è stato, altrimenti non saremmo qui adesso. Ma se c’è stato bisogna pure che qualche volta venga da noi tirato fuori e consultato.

                Facciamo l’esempio di una enciclopedia. Il più delle volte la comperiamo solo per riempire il vuoto che abbiamo in una parete. Comperata l’opera, comperiamo anche una libreria. Montiamo il tutto, esponiamo i nostri volumi, i primi giorni li consultiamo, poi, ogni tanto li tiriamo fuori più che altro per togliamo la polvere che li ricopre. Poche volte li utilizziamo per lo scopo che hanno.

                La libreria è la nostra mente che contiene i volumi, che sono i nostri ricordi. Sarebbe giusto che se ho un dubbio relativo ad un qualsiasi argomento, oppure ho necessità di dissetare una mia curiosità, io consulti la mia enciclopedia. Nella stessa maniera se ho un problema, oppure se si riaffaccia, a distanza di tempo, un problema, io dovrei tornare indietro nel tempo e consultare i miei ricordi, l’enciclopedia che ho nel mio cervello.

                Il fatto è che, come gli struzzi, il più delle volte abbiamo paura del nostro passato. Abbiamo timore che possa prendere il sopravvento su il nostro presente. La paura di ricordare è una delle peggiori paure che si possa avere.  Non dovrebbe essere così. Il passato dobbiamo utilizzarlo quando occorre. Dobbiamo consultarlo se necessario. Non dobbiamo trattarlo come l’enciclopedia. Se le esperienze che abbiamo avuto, negative o positive che esse possano essere state, sono state assorbite dal nostro cervello, un motivo ci deve essere, altrimenti, come in un computer, esisterebbe il “cestino” dove buttare tutto ciò  che riteniamo non serva più.

                Il nostro cervello non ha il “cestino”. Il nostro cervello non getta niente. Specialmente i ricordi che, in qualche modo, hanno riguardato in modo significativo la nostra vita. Possiamo dimenticarci di un film visto molti anni fa; di un viso conosciuto così, per caso, ma non possiamo certo dimenticare le cose importanti.  Non dimenticheremo mai il primo amore, il nostro primo lavoro, il nostro esame di maturità, il nostro migliore amico. Questi ricordi  li custodiamo gelosamente dentro di noi.

                Sono altri i ricordi che, in qualche modo, cerchiamo, senza riuscirci, di cancellare dalla nostra mente e, il più delle volte, sono ricordi che riguardano momenti negativi del nostro passato. Un amore finito, un debito non pagato, un amico perso per causa nostra.

                “Della propria vita ognuno di noi può stracciare una pagina, ma non può bruciare tutto il libro”. Questa frase, della quale non mi ricordo l’autore, ha avuto per me un significato particolare. Fino a qualche tempo fa (non vi dico quando), ne avevo fatto il mio stile di vita. Poi, e so anche il perché, l’ho abbandonata, non ho più seguito il suo insegnamento.  La mia volontà inconscia è stata quella di fare di tutto per dimenticare gli avvenimenti che mi avevano visto protagonista sia nel bene, che nel male. Ho messo, così, anche io la testa sotto la sabbia.

                Poi, di colpo, quegli avvenimenti sono tornati a galla. Uno per volta. Quando meno me lo aspettavo. Ed io, invece che affrontarli nel modo dovuto, ho cercato, di nuovo, di allontanarli da me. Ho messo di nuovo la testa sotto la sabbia.

                Ad un certo punto, però, non ho trovato più sabbia dove nascondere la testa. Ho trovato cemento. Duro, impossibile da scalfire. Il libro che, per più di una volta, avevo cercato di bruciare, non era stato neanche intaccato dalle fiamme.

                A quel punto tutto è diventato più difficile per me. Ho cercato, cerco, e ancora dovrò cercare in futuro, di tornare ad essere la persona che ero. Ho voglia di tornare a vivere completamente, e non a metà. Nascondendo, anche a me stesso, la metà che potrebbe farmi male.

                Quello che resta da vivere ad ogni qualsiasi persona che, come me, vuole tornare ad essere chi era, è da vivere nella massima trasparenza, innanzi tutto con noi stessi. Non dobbiamo soltanto amarci, dobbiamo, prima di tutto, rispettarci. E per rispettarci, ed essere così rispettati, dobbiamo essere in pace con la nostra coscienza, anche se a volte ricordare il passato, potrebbe sembrarci una nuova sconfitta.

                                                                                                                             Enrico

 
 
 
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