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W. Allen

NON E' CHE HO PAURA DI MORIRE.

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W. Allen

 

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CANZONE

Che giorno è

E' tutti i giorni

Amica mia

E' tutta la vita

Amore mio

Noi ci amiamo noi viviamo

noi viviamo noi ci amiamo

E non sappiamo cosa sia la vita

Cosa sia il giorno

E non sappiamo cosa sia l'amore

Jacques Prévert

 

I ragazzi che si amano si baciano

In piedi contro le porte della notte

I passanti che passano se li segnano a dito

Ma i ragazzi che si amano

Non ci sono per nessuno

E se qualcosa trema nella notte

Non sono loro ma la loro ombra

Per far rabbia ai passanti

Per far rabbia disprezzo invidia riso

I ragazzi che si amano non ci sono per nessuno

Sono altrove lontano più lontano della notte

Più in alto del giorno

Nella luce accecante del loro primo amore.

Jacques Prèvert

 

DALLA - CANZONE

 

N. de Chamfort

CHE COSA DIVENTA UN PRESUNTUOSO

PRIVO DELLA SUA PRESUNZIONE?

PROVATE A LEVAR LE ALI AD UNA FARFALLA:

NON RESTA CHE UN VERME.

N. de Chamfort

 

GLI APOSTOLI DIVENTANO RARI,

TUTTI SONO PADRETERNI

A. Karr

 

 

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CENTOCINQUANTA ... E LI DIMOSTRA TUTTI

Post n°334 pubblicato il 10 Febbraio 2011 da enca4

                Quest’anno sono centocinquanta. Un’ età che tutti vorrebbero arrivare ad avere (possibilmente in buona salute), ma pochi ci riescono. Non parlo degli uomini, mi riferisco invece alla nostra amata, e nello stesso tempo odiata, bistrattata, strapazzata, umiliata, offesa, insultata, a volte ingiuriata, Italia.

                Centocinquanta anni  da quando, almeno sulla cartina geografica, la nostra Patria ha ottenuto, a prezzo di enormi sacrifici, la fisionomia attuale.

                Tutti noi dovremmo essere fieri di questo traguardo soltanto al pensiero di quante vite umane si sono sacrificate in nome della libertà  e della democrazia. Di quanti hanno lottato contro l’ oppressione, la tirannia, la sottomissione.

                Fino al 1860 l’Italia era divisa in piccoli Stati e Ducati: Gran Ducato di Parma, Ducato di Modena, Principato di Lucca,Gran Ducato di Toscana, Stato Pontificio, Regno delle due Sicilie, Regno Lombardo Veneto (che, allora, faceva parte dell’Impero d’Austria).  

                Fu solo a Marzo del 1861 che l’Italia venne riunita in un unico Stato, anche se, all’interno di esso, erano presenti lo Stato Pontificio, e a nord – est il Regno Lombardo Veneto. Il 17 Marzo dello stesso anno venne promulgata la Legge 4671, pubblicata il giorno successivo sulla Gazzetta Ufficiale, nella quale il Senato e la Camera dei Deputati sanzionarono che:

 Articolo unico. Il Re Vittorio Emanuele II assume per se e i suoi successori il titolo di Re d’Italia. …

Sotto la firma di Vittorio Emanuele comparivano le firme di Cavour, Minghetti, Cassinis, Vegezzi, Fanti, Mamiani, Corsi, Peruzzi.

                Esattamente un mese prima, il 18 Febbraio, si inaugurò, a Torino, all’interno della Camera dei Deputati Subalpini,  il primo Parlamento italiano, composto da 443 eletti delle Regioni d’Italia, chiaramente escluso lo Stato Pontificio.

                Fino ad allora la nostra Patria era stata fatta a fette. Ogni fetta (Stato o Ducato che fosse), aveva un proprio ordinamento legislativo e giuridico. Ogni fetta emetteva una propria moneta. Si dovette aspettare il 1866 perché sulle banconote fosse riportata la dicitura: “Banca Nazionale nel Regno d’Italia”.

                Ma quante ancora ne doveva passare l’Italia. Nel 1866 iniziò la terza guerra d’indipendenza; il 20 Settembre del 1870 ci fu, dopo la breccia di Porta Pia, l’annessione dello Stato Pontificio al Regno d’Italia; il 3 Febbraio 1871 Roma fu dichiarata Capitale d’Italia con Legge numero 33 dello stesso anno. Guerre varie, fino al 1912, in Africa, in Turchia e in Libia.

                Poi la prima Guerra Mondiale, la dittatura fascista con i suoi manganelli, l’olio di ricino, la censura su tutto quello che non vestiva la camicia nera, la seconda Guerra Mondiale e i suoi milioni di morti, di deportati nei campi di sterminio e poi, finalmente, la Repubblica. La Prima Repubblica, quella che è caduta sotto i colpi dei Magistrati di Mani Pulite. La Repubblica delle mazzette, degli appalti truccati, delle monetine tirate addossi all’allora Presidente del Consiglio Bettino Craxi.

                Ed ecco arriva Lui, il Dio in terra circondato dai suoi serafini. Angeli riciclati che, pur di continuare a far parte di quel meraviglioso e sfavillante mondo che è la politica, non hanno esitato a sputare sul piatto dove hanno mangiato per anni e a rinnegare le idee che, fino al giorno prima, li aveva visti protagonisti.

                Arriva Lui e, sembra, che per l’Italia, la nostra povera Italia, possa di nuovo iniziare un periodo di “vacche grasse”.  Promesse mai mantenute, scandali a ripetizione, menefreghismo totale nei confronti dei problemi che attanagliano milioni di famiglie.

                Mio padre, che Dio, quello vero, l’abbia in gloria, diceva che i politici sono tutti papponi, ed aveva ragione visto il gran numero di puttane di cui si è circondato Lui, l’Eletto.

                E, adesso, il Federalismo Fiscale. Il 95% degli italiani non sa cos’è. Non sa che cosa comporterà in futuro alle famiglie il Federalismo Fiscale. Sa soltanto che è voluto, bramato, ardentemente desiderato dalla Lega Nord e, pertanto, servirà a dividere di nuovo quello che con fatica, rinunce, morti, è stato possibile avere dopo secoli di dominazioni straniere.

                Intanto Lui, il nuovo Messia, allegramente dichiara che farà causa allo Stato se verrà processato per i recenti scandali. Fare causa allo Stato significa, in caso di vittoria, chiedere un indennizzo. Lui, l’Inviato del Signore, ha finito i soldi? Non ha più il denaro necessario per pagare le sue concubine? No! Lui, il Predestinato, di soldi ne ha quanti ne vuole. Ma visto e considerato che con molta probabilità non verrà più scelto dal popolo, vuol far pagare a tutti noi la sua sconfitta.

                E intanto questa povera, bisognosa, sventurata, disgraziata Italia sta andando a rotoli. Dopo appena centocinquanta anni dalla sua unificazione.

                Massimo D’Azeglio disse: “Abbiamo fatto l’Italia, adesso dobbiamo fare gli italiani”. Mai una frase fu più esatta di questa.

                L’Italia, almeno dal punto di vista geografico è ancora una e sola Nazione. Dal punto di vista demografico vuole tornare ad essere un insieme di Stati nello Stato.

                Odio  tra nord e sud. Astio tra i vari partiti politici. Avversione verso chi ha un colore di pelle diverso dalla maggioranza di noi. Ostilità verso coloro che credono in un Dio che non è il nostro.

                Questa è l’Italia che si appresta a festeggiare, il 17 Marzo prossimo, i suoi primi centocinquanta anni.  Una data importante che tutti dovremmo utilizzare per riflettere e meditare. Invece sarà una ricorrenza che, invece che unire, dividerà ancor più.

                E Lui, il Prescelto da Dio, cosa farà il 17 Marzo 2011? Le solite cose: una cenetta intima con una ventina di troiette, Apicella che allieterà la serata con le solite canzoni, racconterà, l’Istrione, qualche barzelletta da bambini deficienti e, per finire, un po’ di Bunga – Bunga non ci sta per niente male.

 

 

                                                                                                              Enrico

 
 
 
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