Creato da enca4 il 15/02/2010
PENSIERI E PAROLE
 

W. Allen

NON E' CHE HO PAURA DI MORIRE.

E' CHE NON VORREI ESSERE LI'

QUANDO QUESTO SUCCEDE.

W. Allen

 

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CANZONE

Che giorno è

E' tutti i giorni

Amica mia

E' tutta la vita

Amore mio

Noi ci amiamo noi viviamo

noi viviamo noi ci amiamo

E non sappiamo cosa sia la vita

Cosa sia il giorno

E non sappiamo cosa sia l'amore

Jacques Prévert

 

I ragazzi che si amano si baciano

In piedi contro le porte della notte

I passanti che passano se li segnano a dito

Ma i ragazzi che si amano

Non ci sono per nessuno

E se qualcosa trema nella notte

Non sono loro ma la loro ombra

Per far rabbia ai passanti

Per far rabbia disprezzo invidia riso

I ragazzi che si amano non ci sono per nessuno

Sono altrove lontano più lontano della notte

Più in alto del giorno

Nella luce accecante del loro primo amore.

Jacques Prèvert

 

DALLA - CANZONE

 

N. de Chamfort

CHE COSA DIVENTA UN PRESUNTUOSO

PRIVO DELLA SUA PRESUNZIONE?

PROVATE A LEVAR LE ALI AD UNA FARFALLA:

NON RESTA CHE UN VERME.

N. de Chamfort

 

GLI APOSTOLI DIVENTANO RARI,

TUTTI SONO PADRETERNI

A. Karr

 

 

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DIALOGO NOTTURNO TRA ME E IL DOLORE

Post n°333 pubblicato il 09 Febbraio 2011 da enca4

                “Perché ti accanisci così verso di me? Lasciami in pace per un po’. Fammi riposare, almeno una notte, ti prego …  Io, poi … come un cretino sto parlando con chi che non puoi rispondermi. Il dolore mi sta annebbiando anche il cervello”

                “Ma io sono qui, al tuo fianco. Sai che ci sono. Non mi vedi, ma pagheresti per vedere il mio volto, se avessi un volto. Vorresti restituirmi il male che io sto facendo a te, ma non puoi farlo. Vorresti sconfiggermi, fare in modo che sia io ad abbandonare la lotta, ma non ci riuscirai mai. Fino all’ultimo istante della tua vita, io sarò presente dentro di te.”

                “Chi sei? Chi è che mi risponde? Da dove viene questa voce? Dove sei? Fatti vedere!”

                “ Te l’ho detto, non puoi vedermi. Però hai ragione, non mi sono presentato, sono il tuo dolore,il male che senti nella tua carne, ma sono anche il male che ti sta mangiando l’anima. Ti sto divorando, un po’ per volta. “

                “Perché? Cosa ti ho fatto?”

                “Tu, a me, personalmente, non hai fatto niente. Ma io debbo fare il mio lavoro. Sono stato creato per questo. “

                “Ma, allora, tu sei la Morte?”

                “No. Sarebbe troppo facile, troppo bello per te.  Finirla così? Che gusto c’è? Il mio lavoro viene prima di sorella Morte. Io faccio soffrire. Faccio maledire, a voi umani, il giorno siete nati. Faccio in modo che siate voi a chiedere che la Morte vi raggiunga il prima possibile. Così rendo le cose più semplici. Più divertenti.”

                “Come puoi divertirti a far soffrire le persone? Dove trovi questo coraggio?

                “Io non ho bisogno di quello che tu chiami coraggio per fare quello che faccio. E poi non sono io a divertirmi nel fare certe cose, anzi, per me, qualche volta, come nel tuo caso, è una noia terribile.”

                “Noia? Perché noia?

                “Perché sei solo tu a soffrire. Vuoi mettere quando, invece, riesco a far soffrire più di una persona nello stesso tempo? Allora si che il mio lavoro da delle soddisfazioni che neanche puoi immaginare.”

                “Come puoi essere così cinico? Così cattivo?”

                “Te l’ho detto, è il mio lavoro, e cerco di farlo nel miglior modo possibile. Pensa ad una battaglia. Pensa a quante persone faccio soffrire nello stesso tempo. Pensa al dolore di una madre alla quale sta per essere tolto un figlio. Queste si che sono soddisfazioni.”

                “Ma Santo Dio …”

                “Fermati, non buttarla in politica. Tra me e Dio scorre un fiume in piena. Se ci pensi un attimo, poi, senza di me non esisterebbero ne Santi ne Beati. Pertanto il mio compito è utile anche a Lui, non trovi?”

                “Ma tu stai parlando di bambini che muoiono, di madri che soffrono. Di battaglie, di guerre con milioni di morti. Morti innocenti. Che non sarebbero dovute avvenire.”

                “Tu che ne sai? Chi ti dice che i bambini, le persone morte in guerra, gli oppressi , i perseguitati, non sarebbero morte comunque? Voi tutti, uomini e donne, non potete contrastare il destino. Non potete cambiare ciò che è scritto. Se proprio volete prendervela con qualcuno, prendetevela con il vostro Dio, con il vostro Maometto, con il vostro Buddha, con il vostro Allah. Io che c’entro?”

                “Come fai a dire che tu non c’entri niente? Se mi parli esisti. Se esisti potresti  anche rifiutarti di fare un simile lavoro, come lo chiami tu.”

                “Amico mio, forse non hai capito una cosa. Io, il Dolore, sono solo l’effetto sviluppato da una causa che mi precede. Il Male, la malattia. Ma anche il Male è un effetto di una causa che lo precede. Se il genere umano avesse rispettato ciò che ha avuto in dono, la propria vita, il Male, prima, ed io, il Dolore, poi, non avremmo ragione di esistere. L’ambiente in cui vivete e in cui fate vivere i vostri figli, ed in cui vivranno i figli dei vostri figli, è talmente malato, contaminato, avvelenato, che è normale veder gente morire continuamente. Come è altrettanto normale che chi muore debba anche soffrire.”

                “Non è vero! Molta gente muore così, senza alcun dolore. Senza alcuna sofferenza.”

                “Ma tu che ne sai che cosa succede ad una persona nel momento in cui muore? Lo hai mai provato?”

                “No, non l’ho provato e, come tutti, vorrei non provarlo mai. Ma so che è impossibile. So che tutti noi facciamo parte di un ciclo che inizia quando nasciamo e termina quando moriremo.”

                “Bravo, hai detto tutti. Io, infatti, non guardo in faccia nessuno. Ricco o povero; giovane o vecchio, per me siete tutti uguali. Qualcuno di voi tenta di rimandare ciò che è già deciso, ma al massimo può prolungare un po’ la propria vita, niente di più.”

                “Dici? Sai che ti dico? Voglio proprio vedere chi di noi due si stanca per primo. Io sono qui. Ti aspetto. Vieni quando vuoi.”

                “Sfida accettata, Enrico. Ci vediamo, o meglio, ci risentiamo questa sera.”

                                                                       Enrico

 

                                                                                                                                                               Enrico

 
 
 
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