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PENSIERI E PAROLE
 

W. Allen

NON E' CHE HO PAURA DI MORIRE.

E' CHE NON VORREI ESSERE LI'

QUANDO QUESTO SUCCEDE.

W. Allen

 

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CANZONE

Che giorno è

E' tutti i giorni

Amica mia

E' tutta la vita

Amore mio

Noi ci amiamo noi viviamo

noi viviamo noi ci amiamo

E non sappiamo cosa sia la vita

Cosa sia il giorno

E non sappiamo cosa sia l'amore

Jacques Prévert

 

I ragazzi che si amano si baciano

In piedi contro le porte della notte

I passanti che passano se li segnano a dito

Ma i ragazzi che si amano

Non ci sono per nessuno

E se qualcosa trema nella notte

Non sono loro ma la loro ombra

Per far rabbia ai passanti

Per far rabbia disprezzo invidia riso

I ragazzi che si amano non ci sono per nessuno

Sono altrove lontano più lontano della notte

Più in alto del giorno

Nella luce accecante del loro primo amore.

Jacques Prèvert

 

DALLA - CANZONE

 

N. de Chamfort

CHE COSA DIVENTA UN PRESUNTUOSO

PRIVO DELLA SUA PRESUNZIONE?

PROVATE A LEVAR LE ALI AD UNA FARFALLA:

NON RESTA CHE UN VERME.

N. de Chamfort

 

GLI APOSTOLI DIVENTANO RARI,

TUTTI SONO PADRETERNI

A. Karr

 

 

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RICATTO (SEMISERIO) AD UN VECCHIO AMICO

Post n°319 pubblicato il 18 Gennaio 2011 da enca4

Caro Silvio,

sicuramente non ti ricorderai di me dopo così tanto tempo. Eppure, tu ed io, abbiamo passato qualche anno a giocare insieme. Erano gli anni della giovinezza, della spensieratezza, delle continue scoperte. Sono Enrico, quel tuo amico di gioventù, più piccolo di te di qualche anno, che tu ti divertivi a prendere in giro continuamente, al quale dedicavi i tuoi migliori, per te, ma non certo per me, scherzi.

                Stavamo sempre insieme, io, tu e Giulietta. A proposito, sicuramente te la ricordi la bambina di sei anni, magrolina, con i capelli lunghi, con la quale ti divertivi a giocare al dottore. Adesso è diventata mia moglie, sono ormai 40 anni che siamo sposati. Pochi giorni fa quando ha letto sui giornali quanto hai pagato le varie escort, maggiorenni e non, che ti hanno allietato negli anni, si è incazzata da morire, e sai che mi ha detto?  “La stronza sono stata io che mi accontentavo di due caramelle e una gomma da masticare.”

                Quante ne abbiamo fatte insieme. Ti ricordi quando entravamo, di nascosto, a casa tua e senza farci vedere andavamo a rubare la marmellata (che a te non mancava mai), e poi ce la mangiavamo sotto quel bell’albero in fondo al tuo giardino?

                E quando, senza farci notare, spiavamo la tua tata quando andava in bagno? A dir la verità eri tu che la spiavi, io dovevo farti da palo. Poi mi raccontavi quello che avevi visto, ed io non capivo. Avevo sei anni e tu, invece ne avevi quattordici.

                Fin da allora dimostravi doti fuori del comune. Eri già un imprenditore, un politico, come, poi, sei diventato da grande. Riuscivi a convincere tutti, con promesse che poi non mantenevi, a fare tutto ciò che volevi.  Mi ricordo anche che ti facevi pagare l’affitto del giradischi portatile, a batterie, se volevamo sentire un po’ di musica.

                Non è che sei cambiato molto da allora. Come allora ti circondi ancora solo ed esclusivamente di chi ti può far comodo. Come allora continui a giocare al dottore, al bunga - bunga, come allora riesci a  trasformare in oro tutto quello che tocchi.

                Quante me ne hai fatte. Quante volte mi sono dovuto accollare colpe che non erano mie. E’ vero, pagavi tutto questo con qualche cioccolatino, al massimo 50 lire. Ma quanti calci nel sedere da mio padre ho preso per colpa tua, per salvare la tua immagine con i tuoi genitori.

                Adesso, che sono in pensione e che Giulietta, purtroppo non sta molto bene, mi trovo costretto a scriverti chiedendoti ( visto che lo fanno tutti, e che elargisci denaro, appartamenti, macchine, e chissà cos’altro ancora, con estrema facilità), in cambio del mio silenzio, sui fatti che ho scritto sopra e che potrebbero far pensare alla gente che fin da piccolo avevi qualche vizietto strano, 500 euro, quanto mi serve per poter arrivare alla fine del mese.

                Non offenderti, Silvio, e non arrabbiarti per questo. Chissà quante persone, in questo periodo, tentano, riuscendoci, di scucirti denaro o favori. Io mi accontento di poco, come vedi. Tanto, alla fin fine, i soldi mica sono i tuoi.

                Sono un tuo vecchio amico, ed i vecchi amici qualche volta ritornano, anche con richieste poco serie, se vogliamo, ma certamente dettate dal bisogno. E se io in questo momento ho bisogno, la colpa è anche tua che non hai fatto nulla di buono per noi italiani. Ed allora è anche giusto che tu in qualche modo restituisca quello che ci hai tolto.

                500 Euro, mi bastano per stare zitto. Stai tranquillo.

                                                                                              Enrico

(Chiaramente tutto questo è un gioco, uno scherzo, fatto così, tanto per ridere. Tanto per cercare di allentare la tensione che si è creata nelle persone adesso che, forse, hanno capito a chi hanno affidato la guida del nostro Paese. Enrico)

 
 
 
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