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A mano manca

Post n°874 pubblicato il 10 Ottobre 2021 da feliperun

Scegliere quale strada prendere, podisticamente parlando, potrebbe essere un esercizio tecnico da definire con cura.
Obiettivi a medio e lungo termine, pendenza, superficie, distanza misurata accuratamente, traffico veicolare, numero e raggio delle curve, esposizione al vento, tratti ombreggiati, tutto questo e molto altro potrebbe influire sulla prestazione.
Ma correre è anche libertà, e correre per spingersi dove non si era ancora andati e scoprire luoghi sconosciuti.
Quel mattino presi a mano manca, niente asfalto solo sterrato, piatto e pietroso, costellato di pozzanghere. Nuvole di passeriformi passavano da un cespuglio ad un altro, e i gabbiani passeggiavano pigramente lontani dalla scogliera.
Un gruppo di campeggiatori liberi avevo piazzato le tende al limite raggiungibile da un fuoristrada, ed il chiarore del cielo li aveva indotti uscire presto dalle tende.
Oltre quel punto il sentiero diventava ancora più pietroso, ed una traccia invitava a inerpicarsi a mezza costa dove si apriva l’ingresso di una grotta. Un cartello, percosso dal sole e dalla salsedine, fitto di lettere esponeva, non senza termini degni di un trattato per specialisti, che era luogo in cui umani soggiornavano già alcune migliaia di anni fa, degustando patelle e ricci, mentre sottolineava che i resti di ossa di avifauna forse non erano oggetto di alimentazione non riportando segni di cottura. Enormi macigni giacevano al suolo in corrispondenza della volta altissima di cui un tempo facevano parte, per spingersi nell’oscurità ci sarebbe voluta una torcia e così sentiero fu intrapreso a ritroso.
Sulla estrema propaggine il faro e la casamatta diventavano il nuovo obiettivo da raggiungere correndo. Il cunicolo di accesso al bunker è in parte crollato, ma le feritoie da cui usciva la bocca di fuoco regalano lo stesso panorama di allora con il mare dal blu profondissimo.
Sulla strada si incrociano altri podisti, quelli che non si sono ancora spinti a mano manca. #felipe

 
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