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Arte...e dintorni

Pensieri sparsi di chi sta provando ad occuparsi di arte.

 

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Tipologia MiBAC (su richiesta di Ody)

Post n°591 pubblicato il 29 Aprile 2013 da calipso81

 

1. Passavo di qua

Prima tipologia di donna MiBAC, che potrebbe anche essere uomo. Quello/a che si trovava per caso, di passaggio e ora magari è C3 superfantasmagoricoroboanteechipiùnehapiùnemetta.

Uno/a che magari è entrato come custode (concorso, se lo ha fatto, per 5 elementare sisssignore), magari da un ente che ormai è stato dismesso, un riciclo insomma, o facendo una banale domanda al collocamento ai tempi della 285/78. C’è poi anche il raro esemplare, ancora operativo, di dipendete che dalla vecchia Pubblica Istruzione, magari autista, transitato al MiBAC che ora è restauratore per miracolo e grazia ricevuta.

Tipologia diversa e in cui bisogna operare un distinguo. C’è infatti chi si è dato da fare, perché curioso, perché per indole non riesce ad essere scansafatiche o perché appassionato dell’arte. Insomma uno che guarda i quadri e dice “uhhhhh che belli”. Insomma è il meno peggio.

Il guaio grosso dei “passavo di qua” riguarda essenzialmente gli inetti, incapaci o meglio capaci di mandare in malora le opere e che sono convinti di essere i migliori della situazione. Loro sì che possono definirsi storici dell’arte e restauratori. Loro non hanno nulla da invidiare a chi ha studiato arte, ha specializzazione e dottorato; o a chi s’è fatto il cervello grosso all’ICR o OPD. Loro hanno un decreto che li definisce così, uno stipendio, un ruolo e che si sono presi un diploma alle scuole serali che conta? Che non sono laureati in lettere o conservazione dei beni culturali o privi di qualsiasi titolo cosa importa? Loro hanno il pezzo di carta  e tu sei solo fuffa!

Il guaio della storia dell’arte è che tutti possono dire di occuparsene. Non esiste un albo, non c’è uno sbarramento. Tutti possono scrivere  e parlare di tutto. Quindi: diamo fiato alla bocca!

 

2. Sono la figlia di famiglia bene

Ci sono poi quelle/quelli che avevano già i genitori storici dell’arte o professori universitari. Una scelta naturale quella di lavorare al MiBAC. Ovviamente l’età è elevata, sono entrati  in tempi di numeri elevati di posti messi a concorso, sono totalmente scollati dalla realtà attuale.

Spesso ragionano in termini di bello e brutto e pensano solo all’estetica.

 

3. Scusate: Ho studiato per quello!

Tipologia che adoro. Per me i veri pezzi da novanta. Quelli che si sono fatti il cervello grosso, quelli che hanno passato un concorso infame senza essere “figli di”, senza raccomandazione in tempi dove la politica faceva da padrona (come oggi in effetti). Quelli che hanno davvero passione da vendere per quello che fanno, che hanno lottato e lottano con le unghie e con i denti. Quelli da cui c’è da imparare.

La verità è che ingoiata dall’amministrazione non sei più uno storico dell’arte, non sei quello che fa ricerca come tutti credono. Dimentichi talvolta come si fa, perché il tempo è tiranno, perché hai solo pochi giorni, perché ci sono mille palle burocratiche quotidiane a cui devi stare dietro e non riesci a fare lo storico dell’arte. Stai male, fai i salti mortali, ma ti brillano comunque gli occhi e sorridi come un bambino davanti a un vasetto di nutella.

Chist è o maestro!

Io però ho la consapevolezza di non poter rientrare in quest’ultima categoria. La mia unica chance concreta (forse) è quella dell’insegnamento. 

 

 
 
 
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