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Darfur, genocidio ignorato

Post n°175 pubblicato il 30 Aprile 2007 da cateviola
 

Ieri 29 aprile, era la Giornata mondiale per il Darfur.

Sui giornali di oggi, un accenno solo per la mobilitazione di alcune star del mondo dello spettacolo.

Su “La Repubblica” a pagina 22 …

 

Perché tanto silenzio?

 

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IL CONFLITTO DAL 2003:

i due gruppi armati del Sudan Liberation Army (Sla) e del Justice and Equality Movement (Jem) si ribellano al regime del presidente Omar al-Bashir, colpevole secondo loro di non fare abbastanza per la popolazione del Darfur, lasciata vivere in condizioni pietose in una delle regioni più povere del paese. Nell'autunno 2006 i due gruppi ribelli hanno deciso di unire le forze e di creare il National Redemption Front (Nrf). Di contro il governo sudanese è sospettato di sostenere, soprattutto tramite bombardamenti aerei, le milizie arabe Janjaweed, responsabili degli attacchi contro la popolazione civile del Darfur.

Centinaia di migliaia di morti (poche migliaia secondo il governo sudanese), centinaia di migliaia di profughi fuggiti in Ciad e oltre un milione e mezzo di sfollati interni. Diverse testimonianze di abitanti, osservatori e operatori umanitari hanno parlato di campi di rastrellamento dove guerriglieri e civili vengono rapiti e torturati o uccisi, e dove le donne subiscono stupri. Anche i ribelli si sarebbero macchiati di atrocità nei confronti della popolazione civile.

Il territorio del Darfur, con un’estensione pari a quella della Francia, è la principale risorsa contesa tra le parti in conflitto. Il motivo principale del conflitto sono le rivendicazioni delle popolazioni darfurine, che chiedono più potere decisionale e maggiore attenzione allo sviluppo della regione da parte di Khartoum. A complicare il quadro è arrivata la scoperta di giacimenti petroliferi della regione, che hanno attirato l'interesse della comunità internazionale e di parte dei membri del Consiglio di Sicurezza dell'Onu.

FORNITURA ARMAMENTI

Iran, Cina, Russia, Bielorussia e alcune società lituane, ucraine e inglesi sarebbero tra i principali fornitori di armi del governo sudanese (e di conseguenza delle milizie Janjaweed) secondo Amnesty International. Si sospetta che gli Stati Uniti appoggino i ribelli di Sla e Jem.

SITUAZIONE ATTUALE

Il Darfur continua ad essere teatro di una crisi politica e umanitaria che peggiora di giorno in giorno. Inizialmente le testimonianze di profughi e sopravvissuti, le rare notizie delle agenzie, i reportage degli inviati e i rapporti di osservatori ed esperti avevano fatto pensare a un genocidio eseguito accuratamente dal governo filo-arabo sudanese ai danni delle popolazioni africane che abitano il Darfur (i Fur, Massalit, Zaghawa e altre minoranze). L’uso di questo termine per definire la crisi del Darfur costituisce un aspetto chiave dell’intera vicenda: se le Nazioni Unite riconoscessero nel Sudan occidentale un piano che prevede la distruzione di un intero gruppo etnico o religioso, sarebbero costrette ad intervenire. I tentativi di dialogo tra ribelli del Darfur e governo sudanese sono stati finora caratterizzati da una serie di promesse mancate e insuccessi. Le parti in conflitto si sono incontrate una volta nella capitale etiope, Addis Abeba, e in più occasioni nella capitale nigeriana Abuja. Proprio ad Abuja, nel maggio 2006, è stato raggiunto un accordo di pace, accettato però solo dal governo sudanese e da una fazione del Sla. Di conseguenza, la situazione sul campo è ulteriormente peggiorata, visto che agli scontri tra Janjaweed e ribelli, si sono aggiunti quelli tra le due fazioni del Sla. Da ottobre 2006 si sono nuovamente intensificati gli attacchi dei Janjaweed contro ribelli e popolazione locale. Testimonianze di alcuni miliziani che hanno disertato confermerebbero gli stretti legami tra Khartoum e i Janjaweed, legami che il governo sudanese continua a negare. Le milizie Janjaweed sono attive anche in Ciad, dove sconfinano periodicamente per dare la caccia ai ribelli o colpire le popolazioni che vivono nei campi profughi. In Darfur è presente una forza di 7 mila uomini dell'Unione Africana, mal equipaggiati e perennemente a corto di fondi. L'Onu ha approvato l'invio nella regione di un contingente di 20 mila caschi blu, a cui però il governo di Khartoum si oppone. Il supporto dato dal governo cinese al Sudan impedisce alle Nazioni Unite di adottare sanzioni contro il governo locale.

E c'è sempre chi paga di più

Lo stupro è una delle forme più insidiose di violenza alle quali sia stata assoggettata la popolazione del Darfur e di altre aree in conflitto.

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Diversamente dalle vittime delle armi e delle percosse, le vittime di questo crimine rimangono spesso nell'ombra – hanno troppa paura e troppa vergogna per chiedere aiuto. Per quanto tragiche e devastanti siano le sue conseguenze, lo stupro non ha ricevuto l'attenzione che l'enormità del crimine e la gravità del suo impatto sulla popolazione meriterebbero. 

Lo stupro come forma di violenta oppressione contro i civili continua ad affliggere la popolazione in Darfur e in altre aree in conflitto nel mondo. Gli ambulatori e gli ospedali di MSF sono ancora testimoni del flusso continuo delle vittime degli stupri, in cerca di aiuto. Nella maggior parte delle società e delle aree in conflitto nelle quali operiamo, le vittime non hanno che pochissimi posti a cui rivolgersi.

Lo stupro distrugge la vita degli individui, traumatizza la popolazione e dilania la comunità. Anziché ricevere assistenza, le donne e i bambini sottoposti a violenza sessuale vengono emarginati. 

La terribile consuetudine, in uso in Darfur, di mettere in prigione le vittime dello stupro anziché dar loro assistenza medica, va ad aggiungersi a una situazione già terrificante in termini di abbandono e di violenza.

Fin troppo spesso le vittime di stupri non vengono curate adeguatamente quando si presentano a un ambulatorio. In molti posti la paura di venire maltrattate e stigmatizzate fa sì che le persone non richiedano le cure di cui necessitano.

·      Questa forma di guerra deve essere interrotta. E' necessario che le autorità locali cessino di tollerare questo crimine e deve cessare l'impunità per gli stupratori e i loro complici.

·      Il governo locale e le altre strutture sanitarie devono garantire cure complete e adeguate alle vittime della violenza sessuale.

·      Devono cessare la stigmatizzazione e l'emarginazione delle vittime dello stupro, che sono un'ulteriore tortura per le vittime e minano il loro sostentamento futuro. 

Da Medici Senza Frontiere

E non solo nelle zone di guerra dell'Africa dimenticata da tutti...  le vittime di questo crimine rimangono spesso nell'ombra – hanno troppa paura e troppa vergogna per chiedere aiuto - anche nella nostra "civiltà superiore".

nota di nuvola viola

 

scritto da   cateviola su    nuvola viola

 
 
 
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