Sgosh!

Se qualcosa può andar male lo farà.

 

 

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IL PRIMO BACIO

Post n°303 pubblicato il 17 Gennaio 2007 da ausdauer
 

ATTENZIONE: Siccome questa è la terza volta che un mio post idiota finisce per diventare blog del giorno, vi risparmio la fatica. Il post fa schifo. L'originalità è andata a farsi benedire. Cionostante io non ho nessuna colpa di questo e se volete criticare le scelte che sottendono a cotanto spreco letterario fate pure, ma rivolgetevi a chi di dovere. Uno sgosh affettuoso a tutti.

Diciassette anni, un paio di jeans neri e una di quelle magliette attillate che tanto andavano all'epoca, bianca con la scritta LOVE sul davanti. La stessa a cui, alcuni mesi dopo, lo chef psicopatico dell'albergo dove lavoravo tentò di dare fuoco, mentre la indossavo naturalmente. Comunque, in quel giorno mi sentivo addirittura carina.

Era una domenica pomeriggio di ottobre. Avevo adocchiato il ragazzo in questione sei mesi prima: lui si era lasciato con la sua ragazza un paio di settimane dopo avermi conosciuta, e tramite amicizie comuni aveva tentato di contattarmi (per arrivare ai cellulari ci sarebbero voluti ancora un paio di anni, eravamo molto primitivi). Io avevo negato con stizza ogni mio eventuale interesse nei suoi confronti, tuttavia le mie amiche mi avevano costretta a scrivergli un bigliettino. La cosa più svenevole che io abbia mai fatto per conquistare un ragazzo probabilmente: infatti dopo il bigliettino lo vidi un paio di volte alla stazione scendendo dal treno e poi di questo ragazzo non ebbi più nessuna notizia fino al quel giorno.

Lo vidi nella saletta dei punkettoni. Mi sembrò una situazione tremendamente romantica: era pieno di gente che pogava e tentava di uccidersi a testate. Ragazzi che si abbracciavano violentemente alle colonne, ragazzi che sulle note di "Killing in the name of" mimavano gesti osceni, altri che ciondolavano la testa autisticamente presi dal ritmo e lui lì in mezzo, grondante di sudore che mi veniva incontro con un sorriso meraviglioso, mentre tutti cercavano di abbatterlo. Mi raggiunse e mi chiese di fare un giro con lui. Mi sembrò una proposta indecente, mi guardai intorno e dissi che prima dovevo avvisare le mie amiche. Lui attese fiducioso, asciugandosi la fronte madida e sorridendomi.

Avvisai le mie amiche, che mi osservarono perplesse e disgustate. Il ragazzo era una fontana di sudore. Il resto si svolse tutto molto velocemente. Mi prese la mano umidiccia e mi trascinò giù per le scale verso la pista commerciale. Di sotto stavano ballando "Gianna Gianna" di Rino Gaetano, canzone che io odiavo con tutta me stessa. Mi spinse dolcemente contro il piccolo arbusto dalle foglie appuntite che stava in un vaso in fondo alla scala e mi baciò con trasporto, mentre le foglie della pianta maledetta mi si infilavano ripetutamente negli occhi accecandomi. Con l'occhio lacrimante cercai di capire che cosa stava succedendo, ma ero talmente presa dal bacio e dalla pianta che cercava di insinuarsi nel mio condotto uditivo che mi abbandonai a quelle meravigliose sensazioni.

Fu un momento magico che ricordo sempre con rinnovata emozione.

 
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