Creato da Superfragilistic il 30/07/2008

Sonoviva

Un blog di denuncia, osservazione e critica possibilmente costruttiva

 

 

« PECCATO CHE POI LA REALT...DALL'ITALIA CON FURORE:... »

QUELLI CHE....L'ITALIANO E' UN OPTIONAL OVVERO L'APPIATTIMENTO CULTURALE DI MASSA

 

i segnali sono tanti e colpiscono particolarmente il mio spirito critico che vede in essi uno dei tanti segnali del progressivo impoverimento a cui vanno incontro i giovani, ma non solo, di questo strano paese chiamato Italia.

La prima volta che ho sentito una ragazza rispondere al telefono con un improbabile 'oi, 'ho attribuito questo monosillabo insignificante  ad una pregressa frequentazione di terre ispaniche dove la stessa aveva risieduto un po'; ma poi mi sono accorta che l'oi era diffusamente usato al posto del più volgare e scontato pronto e me ne sono fatta una ragione. Lo stesso è stato con l'appellativo < amo >, usato da un lui verso la sua lei e viceversa, divenuto ormai appellativo unico di tutte le coppie che prima, quando non era in voga,  si chiamavano l'un l'altro semplicemente per nome, o usavano quei nomignoli tipo 'topolino - topolina', ciccio e ciccia, micio e micia e via dicendo, ugualmente sdolcinati e ributtanti per uno spirito come il mio che non ama inutili fronzoli, ma almeno più personalizzati. E cosa dire dell'universale papi, della cui ridicola unifomità ci siamo dovuti rendere conto solo dopo che ne ha fatto uso un'aspirante velina legata da fili torbidi o meno, a quello che gli italiani medi hanno scelto per rappresentarli in Italia e nel Mondo. Tutto torna, la cultura è quella; e troveremo frotte di ragazzine, e di donne e persino di meno giovani,  che chissà cosa darebbero per avere quel papi alla loro festa, con buona pace di tutto quanto ciò possa avere come presupposto. Pensate che qualcuno si sia indignato? Macché..... perché l'Italia delle persone senza più 'pubblica opinione', rappresenta la maggioranza; ed è quella che, imitando il fraseggio comune, ci verrà a dire che domani andrà a Roma piuttosto che a Venezia, piuttosto che a Bologna e non vorrà più dire con ciò che non ha scelto dove andare, ma che le alternative sono tutte sullo stesso piano, ovvero parlerà come sente fare in tv o nelle riunioni e nei breafing di lavoro, o come nelle sedute di benessere lavorativo, innalzando l'ignoranza a valore aggiunto piuttosto che correggerne gli errori, anche gravi, di cui ormai i giovani non si accorgono neanche. Rifuggite dal  popolo del ' piuttosto che', isolateli e non date loro tregua perché non divenga definitivo e dall'ignoranza si possa ancora risalire verso l'analisi critica dei fatti che, credetemi, passa anche attraverso il linguaggio.

e signori miei il piuttosto che usato in modo erroneo, viene proprio sempre da lì, dal nord arricchito ma sempre cafone ( non ce l'ho con il nord, ma solo con quelle categorie tra cui spicca il nostro nano psicolabile ) come possiamo evincere da questo simpatico articoletto dell'Accademia della Crusca, di cui vi regalo un brano, e che mi consola perché a soffrire non sono proprio da sola:

 

Uso di piuttosto che con valore disgiuntivo

«La signora Miriam Ianieri, di Roma, nel sottolineare l'impiego sempre più diffuso (soprattutto nel linguaggio televisivo) di "piuttosto che" nel senso della disgiuntiva "o", manifesta il dubbio che il fenomeno sia "finora sfuggito [...] tanto ai lessicografi quanto ai grammatici agli storici della lingua"...

Il fenomeno segnalato dalla signora Miriam Ianieri, cioè l’impiego ormai dilagante di piuttosto che nel senso di  o, non è affatto sfuggito, naturalmente, all’attenzione degli storici della lingua (per parte mia, tanto per fare un esempio, ne avevo già discusso in un seminario del circolo linguistico della Facoltà di Lettere di Padova un paio di anni fa; e l’argomento è stato da me riproposto, in seguito, nell’àmbito dei lavori del Centro linguistico per l’italiano contemporaneo [CLIC]). Si tratta, come ha correttamente individuato la nostra lettrice, di una voga d’origine settentrionale, sbocciata in un linguaggio certo non popolare e probabilmente venato di snobismo (in tal senso è azzeccata l’allusione nel quesito a un uso invalso «tra le classi agiate del Settentrione»). Era fatale che tra i primi a intercettare golosamente l’infelice novità lessicale fossero i conduttori e i giornalisti televisivi, che insieme ai pubblicitari costituiscono le categorie che da qualche decennio - stante  l’estrema  pervasività e l’infinito potere di suggestione (non solo, si badi, sulle classi culturalmente più deboli) del "medium" per antonomasia - governano l’evolversi dell’italiano di consumo.

Non c’è giorno che dall’audio della televisione non ci arrivino attestazioni delpiuttosto che alla moda, spesso ammannito in serie a raffica: «... piuttosto che ... piuttosto che ... piuttosto che ...», oppure «... piuttosto  che ... o ... o ... », e via con le altre combinazioni possibili. Dalla ribalta televisiva il nuovo modulo ha fatto presto a scendere sulle pagine dei giornali: ormai non c’è lettura di quotidiano o di rivista in cui non si abbia occasione d’incontrarlo. E purtroppo la discutibile voga ha cominciato a infiltrarsi anche in usi e scritture a priori insospettabili (d’altra parte, se ha prontamente contagiato gli studenti universitari, come pensare che i docenti, in particolare i meno anziani,  ne restino indenni?). 

 

 Immagine: http://lovelycharliebrownandfreinds.files.wordpress.com

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Commenti al Post:
Utente non iscritto alla Community di Libero
fiippo b. il 16/05/09 alle 22:12 via WEB
anch'io ne ero ammorbato, piuttosto che infastidito.
 
Lorendolce
Lorendolce il 18/05/09 alle 13:38 via WEB
Mia cara amica Mina sono totalmente d'accordo su questa tua disquisizione: sia sull'uso improprio della lingua italiana che sull'impoverimento perpetuo della stessa. Così pure concordo sull'ignoranza dei ragazzi nel parlare e nel scrivere l'italiano. Detto questo ho sempre sostenuto che la televisione è l'ultimo "insegnante" anzi spesso e volentieri è "ignoranza" allo stato puro associata a maleducazione strafottenza e cafonaggine. Senza contare, poi, nel tempo l'invasione del "politichese" oggi adeguato in "berluschinese", far passare per "normale ed assodato" vocaboli volutamente storpiati e snaturati del loro originale significato. Che dire, poi, che per "essere moderni a tutti i costi”, al passo coi tempi e americanizzati: c'è stata l'inglesinazizzazione della lingua italiana. E io mi sono sempre chiesta perché che bisogno c'era? Perché se certe parole non le trasformavamo non andavano bene? Se penso che la maggioranza della popolazione italiana è ultrasettantacinquenne cosa gliene frega della parola in stile "ser"? Non dico che non dovevamo "modernizzarci" ma si potevano scegliere altre strade "intelligenti" fatte di educazione rispetto di stili di vita e regole capite, ragionate e non imposte fatte solo di apparenza vuota completamente vuota senza alcuna sostanza. Non credo mia cara Mina che ne io, ne te, e neppure gli amici comuni o quelli della nostra generazione, abbiamo qualcosa da "invidiare o da desiderare" da questa attuale lingua italiana sempre meno italiana e sempre più straniera. Sono ben contenta di essere stata prima scolara delle elementari, poi delle medie e fino alle superiori, quando è stato il mio tempo. Ancora oggi mi porto "dentro" questo grande patrimonio: l'insegnamento della nostra lingua, di non "vergognarmi" di consultare il vocabolario quando non conosco il significato di una parola. Immagino che "il povero" Dante Alighieri chissà quante volte si sarà rivoltato nella tomba. Quindi sull’uso improprio, abusato di “piuttosto che…” da “perfetti ibecilli” non è che la punta di un enorme iceberg… ma il peggio è che non se ne rendono neppure conto… Un abbraccio pieno d’affetto e di ammirazione. Lorena. ^_^
 
Lorendolce
Lorendolce il 19/05/09 alle 14:42 via WEB
Mia cara e splendida MINA, questa volta ti scrivo perché ho desiderio di raccontarti e rendere pubblica sia a te che agli amici una mia "disavventura" capitatami 11 giorni fa. Venerdì 8 maggio, mentre mi recavo da mia sorella, per accompagnarla ad una visita medica, sono caduta rovinosamente con la bicicletta sulla parte sinistra del corpo. Com'è successo? Ero costretta ad usare quella bici (di mia figlia) dura, pesante, poco maneggevole, ruote troppo alte...perché la mia era in riparazione dal biciclettaio-meccanico. E così arrivo giù per un ripido sottopasso ferroviario stradale, muro di macchine ferme, freno (la bici si blocca seduta stante, si impunta...)... cado... sulla mia sinistra, svengo e mi risveglio sdraiata su un'ambulanza che a sirene spiegate mi porta al pronto soccorso del Sant'Orsola... Mi hanno monitorato dentro e fuori il corpo e a parte gli ematomi che passeranno col tempo: frattura del gomito sinistro e di due costole. Al gomito mi hanno operata martedì scorso, dimessa giovedì e venerdì ero già in ufficio. Sono passata a vedere se quella "maledetta bici" era ancora là appoggiata al muretto del sottopasso ma, dopo giorni, incustodita e senza catenaccio, ha debitamente preso il volo e non la rimpiango di certo. Fortuna ho poco e quasi nulla dolore e quando, raramente, diventa meno sopportabile, una supposta di tachipirina e via andare. Che avventura mia cara!!! E mia sorella? Ho avuto un dispiacere che non ti dico perché, invece, di essere io ad assistere lei ad una sua visita programmata da tempo, ha dovuto assistermi lei, con cotanta preoccupazione,... al pronto soccorso. Però ti DICO e RIBADISCO, mia cara, che è tutto bene quel che finisce bene: non mi arrendo mai (o quasi). E, che vuoi, sarà, per formazione, per volontà, per caparbietà, ho coraggio, tenacia e forza di volontà per tutto e per tutti, da elargire gratuitamente a piene mani sia tra le persone che amo, che tra gli amici e conoscenti e per chiunque ne abbia voglia e bisogno. Sono fatta così. Un fortissimo abbraccio...per ora solo col braccio destro, col sinistro quando sarò guarita. A presto. Lory. ^_^.
 
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