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Il Sole di Stagno - Romanzo

 

Il Sole di Stagno - Vincenzo Aiello - con-fine ed. - Bologna, 2006

C'è qualcosa che accomuna questo racconto di Aiello al grandioso romanzo di Walter Siti, Troppi paradisi. Così lontani e tra di loro diversi, entrambi si sono proposti di tematizzare il tempo, fissandolo alla svolta del secolo e del millennio. Per narrare come storia la contemporaneità e la propria stessa esperienza, senza consegnarsi all'autobiografia, bisogna scegliere una lingua e giova inoltre (secondo me) una cornice esplicita di referenti cronologici. Che annunci subito il carattere del testo, di selettiva ricostruzione. Distante dal testo soggettivo della semplice memoria. È il problema che Aiello, nella sua prova d'esordio, ha in parte eluso, affidandosi ai soli dati interni. Quanto alla lingua invece, o meglio alla voce di scrittore, ha usato felicemente, la sua, che nella nuova generazione è una delle più personali.

Lidia De Federicis (L'Indice dei Libri) 

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"La città di sale e sole"

Post n°1157 pubblicato il 02 Maggio 2014 da VincenzoAiello68
 
Foto di VincenzoAiello68

Sarà presentato venerdì 9 maggio alle ore 19 al Circolo Nautico – Via Bonito, 10 a Castellammare di Stabia – l’ultimo libro dello scrittore napoletano Tonino Scala che ha al suo attivo tutta una serie di titoli che spaziano dal saggistico-politico al narrativo. Dopo l’ultimo “Buona fine e buon principio (Centoautori)” che risale al 2012, ritorna, insieme a Carmine Spera, alla narrativa con “E’ sempre la stessa storia. I Figli di Gianna (pagg. 89, euro 10)” per i tipi della “Il quaderno edizioni” di Boscoreale, editrice molto attiva nella selezione di nuovi talenti partenopei. In tante sequenze narrative sfalsate temporalmente sul modello di Antonio Pascale de “La manutenzione degli affetti”, Scala ci parla di due muschilli, Giovanni e Marco, che figli di un Bronx minore sfangano la loro quotidianeità dandosi alle rapine di rolex sul lungomare partenopeo. Ma fa questo senza essere uno dei molteplici emuli di Lanzetta, ma raccontando la quotidianeità fatta dei sogni di questi ragazzi, tra neomelodici, interni familiari post-proletari e belle guaglione da sposare. Non c’è alcun intento moralistico nella narrativa di Scala che racconta Beppe Portobello, il ricettatore di rolex, Marì, il Cinese ed il Tedesco con la stessa asciuttezza narrativa. Al di là del merito si sente l’amore per Napoli ed il suo martoriato comprensorio come molla – non solo della sua attività politica – ma anche come oggetto del raccontare. Cosa distingue Scala dagli altri emuli de l’autore di “Messico napoletano”? La lingua, che ritma in un crescendo di suoni ed odori spuri l’andare quotidiano e necessitato di un popolo senza più rappresentanti. Come un nenia neomelodica e senza più colonne sonore americane che divertono da un realtà reale, che al di là della sua crudezza va vissuta come unico antidoto per una città di sale e sole, senza più tempi andati da tramandare.

Vincenzo Aiello

 
 
 
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