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Il Sole di Stagno - Romanzo

 

Il Sole di Stagno - Vincenzo Aiello - con-fine ed. - Bologna, 2006

C'è qualcosa che accomuna questo racconto di Aiello al grandioso romanzo di Walter Siti, Troppi paradisi. Così lontani e tra di loro diversi, entrambi si sono proposti di tematizzare il tempo, fissandolo alla svolta del secolo e del millennio. Per narrare come storia la contemporaneità e la propria stessa esperienza, senza consegnarsi all'autobiografia, bisogna scegliere una lingua e giova inoltre (secondo me) una cornice esplicita di referenti cronologici. Che annunci subito il carattere del testo, di selettiva ricostruzione. Distante dal testo soggettivo della semplice memoria. È il problema che Aiello, nella sua prova d'esordio, ha in parte eluso, affidandosi ai soli dati interni. Quanto alla lingua invece, o meglio alla voce di scrittore, ha usato felicemente, la sua, che nella nuova generazione è una delle più personali.

Lidia De Federicis (L'Indice dei Libri) 

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"Tantum religio potuit suadere malorum"

Post n°1027 pubblicato il 20 Giugno 2012 da VincenzoAiello68
 
Foto di VincenzoAiello68

Nella sterminata pubblicistica sull’ipogeo napoletano più conosciuto al mondo di Santa Maria del Carmine, s’inserisce il testo “Il cimitero delle Fontanelle, una storia napoletana (pagg. 107, euro 10  ; edizioni Dante& Descartes)” scritto dallo storico locale Rocco Civitelli, che aveva già firmato qualche anno fa un testo consimile su “Via Foria”. Con le belle foto di Vito Silvestri, l’autore partendo da “Viaggio in Italia di Rossellini”, fino alla celeberrima dichiarazione di Gregor Schneider dopo la visita alle capuzzelle di Rione Sanità, “Napoli mi ha ispirato per il senso di morte di cui è pervasa”, ricostruisce le ragioni storiche, antropologiche e pseudo-religiose che hanno contrassegnato la vita di questo sito, perché ”se è di difficile comprensione l’accadimento soprannaturale in sé, e se le ragioni della nascita di un culto non sono uniche e non sempre facilmente individuabili, è evidente che l’utilizzazione politica del fenomeno miracoloso è un fatto storico di portata non marginale e non resta circoscritto in un ambito puramente religioso”. Civitelli oltre a lodare l’impegno di enti ed associazioni che stanno permettendo la fruizione di questo sito ripercorre le ragioni che fanno dei napoletani un popolo antimoderno per eccellenza: dalla porta degli Inferi di Virgilio all’istallazione del 2003 di Rebecca Horn a piazza Plebiscito. Poi, Civitelli, ripercorre con cura ed acribia le ragioni che portarono all’apertura dell’ossario riportando anche i testi delle lapidi distrutte nei lavori di ristrutturazione. Il cimitero voluto dalla Pietà del canonico Gaetano Barbati fu costruito nell’attuale sistemazione nella seconda metà dell’Ottocento. Civitelli si spinge anche ad ipotizzare di chi fossero i teschi presenti e per quali ragioni non furono trasportati a Poggioreale e perché ce le ritroviamo nell’attuale sistemazione. Non manca una sezione sul “culto delle anime del Purgatorio”. Il testo contiene anche la lettera di Matilde Serao al Vescovo Prisco in occasione dell’eruzione del Vesuvio del 1906. Dalla devozione si passa alla considerazione del luogo come bene culturale e nel 1969 il Cardinale Ursi fa suo un dispositivo di una sentenza che sancisce “che non sono ammessi culti verso resti umani anonimi, ma solo verso reliquie riconosciute come tali dalla chiesa. E’ la fine del culto delle anime del Purgatorio nella forma – quasi pagana - in cui veniva espletata. Il testo si completa di un indice analitico dei nomi che è funzionale alla curiosità del lettore erudito.

Vincenzo Aiello

 
 
 
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