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Canzoni di sopravvivenza e riflessione: Vic Chesnutt (1)

Post n°21 pubblicato il 25 Dicembre 2010 da syd_curtis
 


Lo so, questo blog rischia di trasformarsi in un necrologio, ma Dicembre è evidentemente un mese crudele e poi che ci posso fare. Non è nemmeno una cosa molto natalizia, no, ma chi se ne importa.

In questa intervista Vic Chesnutt parla
di sé, del suo incidente, delle citazioni che infila nelle canzoni, della difficoltà di suonare la chitarra dopo le menomazioni subite, del suo rapporto con la morte e il suicidio, dei suoi debiti causati dal barbaro sistema sanitario statunitense. E' straordinario e struggente starlo a sentire, oggi. E' una intervista bella e dolorosa, che credo possa interessare non solo chi ama ascoltare musica indipendente (qualunque cosa significhi), ma chiunque abbia a cuore quel poco di resistenza che sia possibile opporre al dilagare stupido della modernità o al dilagare dello stupidario moderno in ogni campo e ambito dell'umano agire.

Vic ci ha lasciati un anno fa, il giorno di Natale del 2009, a causa di una overdose di farmaci, rilassanti muscolari, seguita a un lungo periodo di depressione. Aveva quarantacinque anni.

Se voleste avvicinarvi alla sua musica, ignari, vi consiglierei di cercare Little il suo primo splendido album, in cui fa estrema economia di mezzi musicali, di forme di espressione, solo chitarra acustica, voce e pochissimo altro, ma riesce lo stesso a conferire grande senso, dimensione, volume, aria alla sua musica e alla vita in toto.

L'intervista è stata rilasciata il 1 Dicembre del 2009 ed è tratta dal sito della National Public Radio, si può ascoltare e se ne può leggere la trascrizione originale direttamente da qui. L'intervista è lunga, quindi la pubblicherò in tre parti. L'intervistatrice si chiama Terry Gross, il programma Fresh Air.

Beh, che altro dire, Buon Natale. :-)


---

Il mio ospite è il cantautore, cantante e chitarrista Vic Chesnutt. Il critico musicale Jon Pareles, del New York Times, descrive alcune delle recenti canzoni di Chesnutt come riflessioni  non solo sulla mortalità, ma anche sulla più ampia inevitabilità del crollo e del degrado.

Vic ebbe uno sgradito contatto con la morte nel 1983, causa un incidente d'auto, quando aveva solo diciott'anni. Dopo l'incidente perse l'uso delle gambe e anche mani e braccia risultarono in qualche modo compromesse. Sette anni dopo l'incidente, Chesnutt registrava il suo primo album.

Come sottolinea Pareles, se le canzoni di Chesnutt fossero più convenzionali, potrebbero essere considerate folk-rock, ma Vic e i musicisti che lo accompagnano vanno evidentemente in altre direzioni.
Sul suo nuovo album e sul precedente, Chesnutt è supportato dal chitarrista Guy Picciotto, in origine uno dei fondatori dei Fugazi, nota band postpunk, e dai membri della band di Montreal, Thee Silver Mt. Zion.

Questo gruppo di musicisti ha delineato uno scenario ancora più drammatico e dissonante per le canzoni, già scure, di Chesnutt. Le note di copertina precisano che, pure se ogni musicista ha avuto una sua parte nell'operazione complessiva, Guy indubbiamente ha portato il contributo maggiore. E' la ragione per la quale lo abbiamo invitato a unirsi a noi per la prima parte dell'intervista con Vic. Cominciamo con la traccia di apertura del nuovo CD di Chesnutt, At The Cut. Questa è la sua canzone Coward.

 



Il coraggio del codardo è più grande di tutti gli altri.
Un fifone finirà col graffiarti,
se lo stringi in un angolo.
Ma io, io, io sono un codardo.
Coraggio che nasce da disperazione e impotenza.

Coward è una canzone veramente potente. Parliamo anzitutto del testo, scritto da te, Vic. Il coraggio del vigliacco, più grande di tutti gli altri. E' una citazione. Dicci da dove proviene e quale significato ha per te.

E' tratta da McTeague di Frank Norris e me la segnai sul quaderno in cui scrivevo frasi che mi capitava di leggere. Fu una frase rivelatrice perché stavo cominciando a vedere me stesso come un codardo, fu davvero illuminante nella mia storia personale.
 
Perché stavi cominciando a considerarti un codardo?

Beh, l'ho già detto altre volte, è come quando realizzi di essere un alcolizzato. Ci vuole un po' per arrivare a questa consapevolezza, e stavo arrivandoci, stavo realizzando di essere chiaramente codardo.

In che senso pensi te stesso come un vigliacco?

Nelle relazioni interpersonali, per esempio. Non amo confrontarmi con i miei nemici e cose del genere. Preferisco scriverti una mail, piuttosto che dirti le cose in faccia. Questo tipo di cose. Capisci cosa intendo?  Quando lessi quella frase, la sentii reale e vera. Me la segnai e, tempo dopo, quando mi capitò di scrivere la canzone, diventò parte della canzone stessa.

C'è un'altra citazione che usi nel testo, un coraggio nato dalla disperazione e dall'impotenza.  Ci dici qualcosa a riguardo e cosa significa per te?

Proviene dalla Marcia di Radetzky di Joseph Roth.  E' un'altra frase che sentivo vera.  Sai, era un po' il rovescio della medaglia di questo vile - il coraggio del vigliacco. Le due frasi stavano bene insieme e hanno contribuito a illuminare questa idea che avevo di me: ciao, mi chiamo Vic Chesnutt e sono un vigliacco.

Guy, l'arrangiamento che avete fatto per la canzone è molto forte. La canzone parla di vigliaccheria, ma la strumentazione è potente e forte. Ha un inizio rilassato, ma continua a crescere fino a trasformarsi in un urlo, e la musica si trasforma in qualcosa che non so descrivere. Prova a raccontarci cosa  hai cercato di fare e perché.

(Guy) Beh, sinceramente non posso dire di essere responsabile dell'arrangiamento di questa canzone. Voglio dire, penso che Vic avesse la canzone ben formulata nella sua testa e credo che l'arrangiamento, il modo in cui suona, sia dovuto solo alla dimensione della band e alla strumentazione diversa che ognuno aveva. Riguardo al tipo di arrangiamento - e questo vale per ogni canzone che abbiamo fatto con Vic - beh, non ricordo che sia stato mai discusso nessun tipo di arrangiamento. Ognuno ha suonato la propria parte, e il tutto suona in questo modo.

La cosa divertente, riguardo a questa canzone, è che noi tutti eravamo convinti che non fosse abbastanza potente o urlata o pazza, perché, vedi, l'avevamo eseguita così tante volte dal vivo che eravamo… beh dal vivo, lo sai, suona come il più grande monolitico uragano di tutti i tempi. Così mentre la registravamo dovevamo combattere contro il fatto che noi pensavamo che suonasse ridotta, mentre nessun altro sembrava pensare che fosse così. Sono davvero contento. Credo che ci fossimo solo abituati a stare davanti agli amplificatori e ad ascoltare quanto massiccia suonasse e che stessimo perdendo traccia delle reali dimensioni della canzone.

E l'arrangiamento è tutto di Vic. Voglio dire, ha scritto lui le linee melodiche e gli accordi maggiori. Considera il fatto che ognuno di noi suona un tipo di strumento diverso ad intervalli diversi: se combini il tutto, se lo metti assieme, diventa una sorta di… montagna.

 



Vic come hai imparato a scrivere per accordi? Quali studi ti hanno introdotto agli accordi?

(Vic) Beh, mio nonno mi ha insegnato a suonare la chitarra alla fine degli anni Settanta, e ho imparato gli accordi maggiori e i minori. Questo è praticamente tutto quanto. Lo sai, sono un folkie, posso suonarti Blowin' in the wind in qualunque chiave.

(risate)

(Guy) Mi inserisco. Ho conosciuto molti chitarristi nella mia vita, ma nessuno che sappia muoversi sulla tastiera di una chitarra nel modo in cui si muove Vic. Quando si parla di chiavi di interpretazione di una canzone su una tastiera, la maggior parte dei chitarristi, io in particolare, si deve mettere  lì e spremersele nella testa. Vic lo sa già, sa già come fare - non ho mai incontrato nessuno come lui. Penso che davvero suo nonno gli abbia instillato il significato del suonare una canzone. Qual era quella canzone che tuo nonno ti faceva suonare più e più volte, sempre cambiandone la chiave?

(Vic)
Sì, questo è il modo in cui mi ha insegnato a suonare la chitarra. Mio nonno, mi mostrava gli accordi di Sweet Georgia Brown in SOL, e poi suonavamo quella canzone per un'ora senza fermarci, mentre lui ogni tanto eseguiva qualche assolo.

Avrei suonato gli accordi, e questa sarebbe stata tutta la lezione. E una settimana dopo, ci saremmo rivisti e avremmo fatto Sweet Georgia Brown in LA, l'avremmo fatta in questo modo e poi via via avremmo proseguito sino a suonarla in tutte le undici chiavi.

Ti piaceva questo modo di procedere?

Lo amavo. E' divertentissimo. Mio nonno era un grande chitarrista ed era divertente starlo ad ascoltare, mentre improvvisava quegli assolo.
Era divertente starlo a guardare. E lui si divertiva a farlo. Non mi diceva nulla, niente cose come ben fatto, buon lavoro, nulla. Ci sedevamo soltanto lì. Era un esercizio silenzioso, ed è una delle grandi gioie della mia vita, se ci ripenso.

Guy, hai detto che tutti sapevano ciò che volevano suonare, dopo aver ascoltato la canzone. In questo modo, non c'era un accordo di per sé. Come facevate a sapere cosa volevate suonare?

(Guy) E 'stato abbastanza semplice perché in realtà tutte le chitarre seguivano la linea principale, mentre alcuni altri musicisti avevano il compito di deviare. Avevamo un violino, e avevamo un'altra chitarra accordata in modo diverso. Avevamo un contrabbasso, un organo - tutti questi diversi strumenti. E in qualche modo tutti hanno trovato il loro posto.

Ma sapevamo che quando sarebbero entrati gli accordi pesanti, sarebbe stato un vero e proprio pugno nello stomaco. Le canzoni di Vic sono ingannevoli, perché quando le suona da solo sono così belle che una parte di te non desidera in alcun modo toccarle, modificarle. Un sacco di dischi di Vic sono in realtà suonati e cantati da lui, e in modo magistrale.

Ma c'è così tanto negli accordi di Vic e c'è così tanto nelle sue melodie che ci si può tranquillamente costruire sopra. È possibile costruire queste strutture che sono molto elaborate. Il suo materiale, la sua musica costituisce le fondamenta e può sostenere un sacco di architettura. E' questo il caso, con una canzone come Coward.

Ascoltiamo un'altra canzone da "At the cut", intitolata "Flirted with you all my life", ed è un canzone che parla del flirt con il suicidio. Ascoltiamola, e poi parleremo della musica e del testo.

 

 


Sono un uomo.
Sono consapevole di me stesso e ovunque vada,
tu sei sempre lì con me.
Ho flirtato con te per tutta la mia vita,
ti ho persino baciato, una o due volte,
e fino ad ora giuro che è stato bello,
ma evidentemente non ero pronto.

Quando hai toccato un mio amico,
ho pensato di perdere la testa
ma ho scoperto con il tempo
che in realtà non ero pronto,
no, no, morte fredda, morte fredda,
oh morte, davvero, io non sono pronto.

Prima di parlare del significato del testo, Guy, vorrei chiederti del profilo musicale. E' una canzone che parla di flirtare con il suicidio, flirtare con la morte. Cosa pensi dovrebbe accadere, dal punto di vista musicale? Lasciatemi dire una cosa, il lento rullo di tamburo in sottofondo suona come una marcia funebre.

(Guy) Sì, questa canzone è interessante. L'ho ascoltata per la prima volta eseguita da Vic in solitaria a Vienna. Facevo trio con Vic, suonavamo con lui mentre si esibiva a Vienna, e avevamo fatto un concerto con un buon gruppo di canzoni; per il bis, se ne è uscito da solo e ha suonato questa canzone. Era la prima volta che la sentivo, è una delle canzoni che possono far crollare una stanza. Voglio dire, era come se potessi sentire il cuore di ciascuno spezzarsi, eravamo tutti storditi, inclusi i ragazzi che gestiscono la casa discografica che ha prodotto il disco, tutti assolutamente sconcertati.

Così, mentre stavamo cominciando a registrare At the cut, tutti quanti eravamo convinti che la canzone dovesse essere assolutamente inclusa nel disco. E ancora, ci chiedevamo se fosse una di quelle canzoni che avremmo dovuto lasciar suonare a Vic, da solo. Ma poi sono accadute un paio di cose.
La prima cosa fu che uno degli altri chitarristi, Chad, si mise a suonare un fraseggio in contrasto con la linea che stava tenendo Vic; è stato quasi perverso, aveva un tipo di cadenza che contrastava la linea di Vic. La canzone ha un testo bello peso, e la combinazione di quel fraseggio di chitarra e poi ancora un errore involontario commesso quando il batterista stava tenendo un tipo ritmo e il bassista se ne è uscito con un altro del tutto diverso, ecco, tutto questo.

Ha finito con l'essere questo tipo di canzone, con questo groove particolare, che prima non aveva. Come se una serie di casualità, di idee, di persone che aggiungono qualcosa, avesse composto uno strano LEGO che piano piano si è andato montando, è andato componendosi.

 

 

 
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