Creato da: syd_curtis il 11/10/2010
dance dance dance to the radio

Area personale

 

Archivio messaggi

 
 << Giugno 2024 >> 
 
LuMaMeGiVeSaDo
 
          1 2
3 4 5 6 7 8 9
10 11 12 13 14 15 16
17 18 19 20 21 22 23
24 25 26 27 28 29 30
 
 

 

Cerca in questo Blog

  Trova
 

Ultimi commenti

Che bello se i post me li commentasse Gesù
Inviato da: Gesu
il 28/07/2022 alle 01:24
 
Capolavoro
Inviato da: Gesu
il 28/07/2022 alle 01:22
 
Giusto
Inviato da: Gesu
il 28/07/2022 alle 01:20
 
Giusto
Inviato da: Gesu
il 28/07/2022 alle 01:19
 
Uh
Inviato da: Gesu
il 28/07/2022 alle 01:06
 
 

Ultime visite al Blog

syd_curtissydcurtisalessio.salacassetta2ennio.nieromazzucco.riccardorosadiferroviabonardi.rosangelajacopo.ferrazzutomarziatudiscoLaDonnaCamelraso_terraJako53SoloDaisy
 

Chi può scrivere sul blog

Solo i membri di questo Blog possono pubblicare messaggi e tutti possono pubblicare commenti.
 
RSS (Really simple syndication) Feed Atom
 
 

 

 
« Broken Bells - (2010)Joe »

Sesso, cibo, morte e insetti. Intervista con Robyn Hitchcock.

Post n°19 pubblicato il 16 Dicembre 2010 da syd_curtis
 

 

La gente che suona la musica pop(olare) che preferisco, comunemente chiamata underground o indipendente (indie) o semplicemente musica pop non banale, è gente interessante, con un sacco di cose da dire e punti di vista che vale la pena conoscere. La musica, come le altre forme di espressione artistica, ha a che fare col reale, quale che sia la nostra percezione di esso, e con la sua rappresentazione. Ciò che cerco nell’ascoltare musica è ciò che cerco nel leggere un testo di narrativa: uno dei molteplici strati di pasta sfoglia di cui è composta la realtà, uno strato che non conosco o che percepisco in modo diverso dall’autore del disco o del libro.

Per dare corpo e sostanza a ciò che sta dietro (e davanti) i suoni di un disco di musica pop, propongo questa traduzione di una lunga intervista con Robyn Hitchcock, riportata sul suo sito, nella quale Robyn parla della composizione di Propellor Time (di cui ho scritto qualche post fa) e di molte altre cose, tra cui Barrett, la Baia dei Porci, l’amore, eccetera.
Mi è sembrato opportuno tradurla, in modo da renderla fruibile al maggior numero possibile di persone. Spero che i legittimi proprietari non si offendano. In ogni caso, sono pronto a rimuoverla.

(On the Robyn Hitchcock's website is given this long and interesting interview in which Robyn talks about writing "Propellor Time" and many other things, including Barrett, the Bay of Pigs, Love and so on. It seemed to me appropriate to translate it to make it accessible to as many people as possible. I hope the owners do not take offense. In any case, I am ready to remove it).

L’intervista è di Jelisa Castrodale e potete trovarla qui. Questa è la prima parte.

 

---

 

 

Sette canzoni di Propellor Time sono state composte tra Ole Tarantula! e Goodnight Oslo. Cosa ti ha indotto a metterle da parte sino a ora e cosa ti ha fatto decidere di pubblicarle?

Tutte le canzoni di PT sono state registrate in una settimana, durante l'estate del 2006. Lo sviluppo di alcune di loro è raccontato nel documentario di John Edginton (si tratta di Sex, Food, Death and… Insects, un documentario che ha per oggetto RH stesso). Le abbiamo registrate in una settimana, ma c'è voluto un sacco di tempo per metterle a punto. Forse è proprio questa la natura dei progetti di registrazione live: facili da iniziare, ma difficili da portare a termine. Let it be* avrebbe goduto di uno sviluppo leggendario, se fosse rimasto inedito, come i Basement Tapes lo sono stati, per alcuni anni.

Abbiamo fatto una festa, alla fine delle sessioni di registrazione, e suonato le nuove canzoni, in mezzo ad alcune vecchie cover, per pochi amici. Potrete ascoltarne alcune di volta in volta sull'Audio Bus, sul mio sito, insieme ad altra musica dal vivo.


* (Nota mia: Credo che Hitchcock intenda riferirsi al peso che ebbero i Basement Tapes negli album successivi della Band e di Dylan, negli anni che intercorrono tra loro incisione (1967) e la loro pubblicazione (1975): bozzoli di canzoni sviluppate poi nella loro forma -smagliante- definitiva. E credo si riferisca anche alle sovraincisioni operate sulle basi originarie.
Let it be, l'ultimo disco dei Beatles, fu registrato praticamente in presa diretta, senza alternate takes o sovrapposizioni successive (la vicenda è molto ben documentata su wikipedia). Probabilmente Hitchcock pensa che se fosse stato lasciato a macerare per un po', se fosse stato ripreso e modificato (e se i Beatles nel frattempo non si fossero dissolti), Let it be sarebbe cresciuto oltremisura: ma anche così, va detto, è un bel sentire. :-))

Durante la nostra ultima intervista, hai detto: il modo migliore per essere obiettivo verso una canzone è lasciarla riposare per un po'. Cosa hai pensato delle canzoni di PT quando hai cominciato a rivisitarle per l'album? Le sentivi ancora legate a te?

Hmmm... non è che le ho proprio rivisitate... non se ne sono rimaste a cuocere per conto loro troppo a lungo. Diciamo che bollivano nella stanza sul retro, mentre Charlie (Francis, musicista nell’album e co-produttore) e io ogni tanto davamo loro un'occhiata. Poi le avremmo inviate negli States a Scott e ai ragazzi perché le controllassero. Erano canzoni solide, ma lunghe e midtempo, e richiedevano un sacco di potature e alcuni innesti.

Le consideravo come un pasto che non avevo finito di preparare o una tazza di the che non avevo finito di bere. E' uno dei miei superpoteri: sono in grado di percepire quando ho lasciato da qualche parte una tazza che non ho terminato di svuotare.

Alcuni brani sono stati mostrati in "Sex, Food, Death and… Insects" in varie fasi della loro gestazione, mentre tu lavoravi su parole e ritornelli. Come fai a sapere quando una canzone è finita?

Quando cattura la tua attenzione per tutta la sua durata.

Le canzoni che non erano state incise precedentemente (Primitive, Ordinary Millionaire, Propellor Time), sono state scritte con gli altri musicisti del gruppo?

Ordinary Millionaire era in origine una linea melodica che Johnny Marr mi aveva trasmesso; Peter (Buck) stava suonando gli accordi di Propellor Time: hanno magnetizzato le mie orecchie in tal modo, che ho finito per cantarvi sopra i testi; Primitive e pochi altri ritagli esclusi dall'album sono stati tutti registrati in un caldissimo pomeriggio. Chris Ballew è rimasto con noi per i giorni iniziali, ma ci ha dovuto lasciare prima dell'ultima sessione, purtroppo.

Scrivi (canzoni) con regolarità oppure trovi che la tua ispirazione cresca e cali come una marea?

Marea è la parola giusta per spiegare tanto di ciò che siamo. Le mie canzoni sembrano bagnare la terra proprio in quel modo, benché non sia governato dalla luna. Sembra che più canzoni scrivo, più ne possa scrivere: e viceversa, meno ne scrivo, più difficile diventa farlo. Alle canzoni piace apparire quando sanno che tu sei richiesto da qualche altra parte: sono sconsiderate.

La morte fa certamente comparsa in PT, ma in canzoni come "Luckiness" ci sono pure un certo numero di affermazioni di vita. Dato lo stato del mondo - dalle guerre ai disastri causati dalla difficile congiuntura economica- è una sfida scrivere una canzone pop ottimista?

Come si fa a coniugare la riflessione con l'energia? Pensi a cose che ti possono deprimere e dovresti schiocchiare le dita, tutto effervescente: viene da chiedersi se sei certo di essere qualcosa di più di un pazzo. Uh, è dura. Non sono sicuro di aver mai scritto una pop-song ottimista: le mie canzoni sono secchi di sventura, anche quando sono scattanti. Non come Walking On Sunshine, di cui si dovrebbe ottenere la prescrizione medica. La mia generazione è cresciuta con l'assistenza sanitaria gratuita. Ecco perché siamo così pieni di brio.

Possono essere secchi, ma non vasti oceani di sventura. Come dicevi nel documentario di Edginton, cerchi di fare in modo che le tue canzoni non diventino troppo scure e di trovare una maniera per alleggerirle un po', così che il risultato finale possa sembrare -ahem- sinistro, ma felice. Perché scegli questo approccio piuttosto che suonare alla Morrissey e sguazzare nella tristezza?

Morrissey viene da un mondo al cui interno sembra piovere, ma in un modo che a lui piace; è molto probabile che si gusti il proprio malessere. Del resto, ti deve piacer cantare le canzoni che scrivi, mentre a un giornalista non è richiesto piacciano le notizie che legge.
Il futuro è incerto e la fine è sempre vicina, come diceva Jim Morrison: anche lui si divertiva. Non siamo responsabili per la condizione umana, benché ognuno di noi arrivi a decorarne un angoletto. La fine del gioco è la morte – ma non ci è mai dato di superarla, ci dissolviamo immediatamente. Non è così?

Pensi che le tue canzoni tendano a riflettere l'attitudine sociale prevalente (correntemente fissata su "disperazione", pare) oppure a sfidarla?

La disperazione è sempre stata la mia posizione di default: questo è solo l'ultimo episodio. Crescendo con la bomba atomica, sapevi che la vita sulla terra era precaria, e che ogni mese passato senza che si scatenasse un olocausto radioattivo era un mese fortunato. Abbiamo avuto un sacco di mesi fortunati.

Il mio primo ricordo del mondo politico è stato lo scontro alla Baia dei Porci tra Kennedy e Kruscev nel 1962, quando avevo nove anni. Mi ricordo che stavo cercando di infilarmi attraverso due ringhiere di ferro ritorte, in un parco, e mi chiedevo se saremmo riusciti a infilarci anche nel 1963. Ci riuscimmo, e poi arrivarono i Beatles. Poi Kennedy fu assassinato. Vent'anni dopo, la Russia e gli Stati Uniti erano ancora l'una contro gli altri, e ancora c'era la sensazione di "quando, non se",  riguardo allo scoppio della guerra nucleare. In seguito è stato ucciso John Lennon... tutto pessimo.

Attualmente, però, sento che mio compito sta diventando rassicurare la gente, mentre prima ero solito destabilizzarla. Tutti moriamo una volta sola, e moriamo qualunque cosa accada. Ogni nascita significa un'altra bara. La vita umana nasce da un serbatoio di lacrime, ed evapora nel dolore.  Non siamo un prodotto finito - il nostro progetto ha bisogno di raffinazione. Se sopravviviamo, ci evolviamo;  e abbiamo bisogno di evolverci per sopravvivere. In questo momento il nostro più grande difetto è che le persone peggiori raggiungono  la cima. La feccia aumenta. Cresce la nostra feccia interiore. Il mondo non è governato da buddisti e suonatori di sitar, purtroppo.

Forse la dinastia felina prossimamente prenderà il sopravvento… o forse qualcosa che discende da noi farà una buona riuscita. La vita non è cominciata con l'umanità e non finirà con noi. Quanto meno la nostra lunga durata ci ha consentito di capirlo. Ma abbiamo bisogno di trovare un certo ordine, prima di uscir fuori nel cosmo. Siamo parcheggiati lontano dalla strada principale, e sicuramente ci dev’essere una buona ragione.

Il sesso è un tema che frequentemente si fa strada nel tuo lavoro, ma su PT (e Goodnight Oslo) pare tu lo abbia scambiato con l’amore e l’impegno, dall'invecchiare assieme (Intricate Thing) al morire l’uno nelle braccia dell’altro (Star of Venus). Che cosa può aver contribuito al tuo cambiamento di percezione?

Lo shock dell’esistenza ha colorato le mie canzone per lungo tempo. “Sono davvero una di queste… creature?  Che schifo!” La risposta è sì, lo sei: e allo stesso modo lo sono tutti gli umani, tuoi compagni. Il sesso è uno shock, per un bambino: davvero gli adulti fanno tutte queste cose? Sì, le facciamo veramente… Così, perché non accettarlo e non lasciare che ti avvicini a qualcuno? Detto tutto questo, credo di avere canzoni d’amore persino in Black Snake Diamond Role (il primo album di RH).

Certo, BSDR ha canzoni d’amore e ha pure una canzone intitolata “Love”. Tuttavia mi pare che le canzoni recenti descrivano un tipo d’amore diverso… o forse è la mia esperienza personale che riempie lo spazio tra le tue parole. Non ti è mai capitato? Oppure – al contrario – ti capita di non provare emozioni di fronte alle tue vecchie canzoni?

Potresti avere ragione, non canto più per cose che non posso raggiungere. Alcune delle mie canzoni non mi si adattano più, come fossero vecchi pantaloni. Altre sembrano più sagge di quanto non fossi quando le ho scritte, come se stessero cercando di farmi vedere cose che non volevo vedere, in quel momento: "Beh, sei qui, figliolo... ed ecco perché”.

 

 
Condividi e segnala Condividi e segnala - permalink - Segnala abuso
 
 
Vai alla Home Page del blog

© Italiaonline S.p.A. 2024Direzione e coordinamento di Libero Acquisition S.á r.l.P. IVA 03970540963